(...) ...mi limito ad assumere un’espressione partecipe, faccio qualche sorriso più del dovuto, passo l’acqua e il pane, poi penso a mangiare. Firmo il cedolino al cameriere, saluto e complimentosamente me ne vado.
Sono un solitario, le persone in gruppo mi stressano.
Ho dei pensieri, sono preoccupato circa l’uso di questi colori in polvere che mi son portato ed anche della risposta di questo pubblico che sto incominciando a conoscere.
Non è che si capisce gran chè dalla faccia della gente, non si può mai sapere se in quello li con tutta la schiena tatuata, tre pirsing all’orecchio e una cresta di gallo al posto dei capelli non si celi l’animus del migliore dei collezionisti d’arte, non si può sapere.... però è difficile crederlo...
Più rimuggino pensieri molesti e più il mio passo rallenta: se il futuro riserva brutte sorprese perchè corrergli incontro? Così, lento pede, ridiscendo verso il mare guardandomi intorno e distribuendo saluti e sorrisi a tutti quelli che incrocio sullo stretto vialetto perchè è vero che sono un solitario, ma sono anche educato e benevolo.
Ad ogni modo in questi posti di vacanza e specialmente qui, in Egitto, usa così: ci si saluta tutte le volte che ci s’incontra. Foss’anche centotrentasei volte in una mattina, per centotrentasei volte ci si dice “salute, come va, amico?”
Ora, se un tale ti chiede di continuo come va ti viene da pensare che abbia scoperto i problemi che fai di tutto per tenere nascosti. Allora lo devi depistare rispondendo che “va bene”, così puoi conservare la tua privacy.
- Come stai, amico?-
- Bene! -
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