Riprendo in mano la tela già fissata sul telaio e la bordo con il nastro da carroziere per non sporcarla sui lati. Preparo un colore con acqua e legante e traccio le solite linee preliminari che per quanto mi sforzi di variare, si somigliano tutte. Sono così stufo di emozionarmi a comando e di essere sempre creativo che la mia mente fa sciopero ad oltranza.
Mentre scarabocchio quattro sgorbi sulla tela ho alle mie spalle Nino che, per non rimanere nel suo negozio sempre vuoto a farsi due palle così, viene a farmi compagnia cercando di farsi una cultura artistica approfittando del
grande incontro della sua vita: Max Loy.
Mi sento caricato di una nuova, scomoda responsabilità e per quanto assicuri che non mi da alcun fastidio essere osservato, non posso negare a me stesso che è proprio una rottura di scatole. Specialmente quando mi fa la domanda:
che cos’è? e vuole proprio capire che cos’è.
E così, siccome si fa di necessità virtù, son diventato più bravo a dare le
Così in serata, all’ennesima domanda sulla falsa riga, questa volta di Hany che, a differenza di Nino, capisce bene l’italiano e ha una certa predisposizione filosofica d’impostazione salesiana, mi effondo in una spiegazione così bella, dotta e commuovente sulla tecnica, il linguaggio e la finalità dell’arte che, se non spuntassero lacrime sul suo volto refrattario di commerciante dalla faccia appagata e sazia come una luna piena, piangerebbero le pietre.
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