tutte le immagini dei quadri, delle sculture ed i testi tratti dai libri dell’artista sono © di Max Loy


..."Il raggio verde è una luce visibile per brevi secondi nelle chiare serate estive, subito dopo il tramonto del sole.

In metafora è qualcos’altro di più significante, una luce interiore che va cercata lì dove ha dimora: nel silenzio.



raccolta di immagini, testi e pensieri di Max Loy ...

e di quant'altro attinente alla sua arte

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In these paintings of mine there are two different elements: colour and shape, casualty and organization, intuition and recognition. Two different types of music combining melody and a countermelody evoking the marvel of a stereophonic listening.


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Introduzione alla Sua arte

Esposizione virtuale delle opere di Max Loy.

“E’ così: ogni azione e ancor più manifestamente quelle dettate dal sentimento, affondano le radici in una regione misteriosa dalla quale ogni gesto assume un significato trascendente che è caratteristico della figura dell’uomo: egli trascende se stesso, così le sue azioni sono allegorie, immanenza e trascendenza insieme.

Questo è un mistero grande, l’unico.”

data inizio blog: 8 ottobre 2009


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domenica 21 luglio 2013

Mnemosyne* e la bellezza.


Il linguaggio dell’arte è essenzialmente omogeneo a quello dell’anima, alla sua tensione verso la forma .
Il corpo dell’arte occidentale è gravemente sofferente per la perdita del senso della bellezza, e quindi della funzione simbolica: uno stato di sofferenza non diverso da quello che troviamo nell’anima individuale. Entrambe, infatti, sono state sottomesse, dall’idealismo immanentista della coscienza “moderna”, al generale dominio del Padre Tempo, Crono, il padre che divora i propri figli e imprigiona nel tempo ogni opera che vi è nata; ed entrambe sono state allontanate dall’originario culto di Mnemosyne, madre delle Muse, la memoria che ha il compito di connettere i fenomeni del tempo alla loro fonte archetipica. Persa quella fonte, e perfino la memoria di essa, anche la bellezza ha perduto il suo vero valore, di simbolizzare tempo ed eterno attraverso il farsi visibile dell’invisibile nell’immagine. Ridotta da quell’immanentismo a un attributo accidentale delle cose, la bellezza ha lasciato anima ed arte smarrite nell’esilio di una terra ridotta a un’unica dimensione.

Bellezza si rivela, diceva a sua volta Plotino, a chi ha un cuore di amante: risveglia lo slancio ardente di Eros, ma soltanto in chi ad Eros si arrende. Ed Eros è nell’anima l’anelito all’eterno che prende forma nella visione di bellezza; e che è sostituito da un dèmone affine, Pothos, “nostalgia”, quando della visione di bellezza rimane soltanto il ricordo. Per questo, gli antichi affidarono a Mnemosyne – la memoria, madre delle Muse – le arti che consentono all’uomo di risvegliare, e insieme di placare, la nostalgia della bellezza, ricordando le molteplici forme in cui la bellezza si è rivelata all’anima. Mnemosyne ci conduce fuori del tempo cronico – il tempo di Crono che divora i suoi figli, che annienta ogni evento dell’essere – per approdare in un tempo senza tempo, in un luogo senza luogo, nel mondo immaginale dove tempo ed eterno s’intessono, in immagini che non sono del tempo e non appartengono all’eterno.

Liberamente tratto dalla Relazione letta al XV Congresso Internazionale di Psicologia Analitica, tenuto a Cambridge nell’agosto 2001.
 
*Mnemosyne è una figura della mitologia greca, la personificazione della memoria e la creatrice delle parole. Figlia di Urano (il Cielo) e Gea (la Terra) è una delle Titanidi, e perciò sorella di Rea, Temi, Febe, Dione, Teti e Teia, e dei Titani, Crono, Ceo, Oceano, Iperione e Crio.

Mnemosine fu amata da Zeus, il quale le si presentò sotto forma di pastore. Giacquero insieme per nove notti sui monti della Pieria e dopo un anno, Mnemosine partorì nove figlie: le Muse, patrone delle arti.