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A N T O L O G I A
martedì 13 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 7a domanda
7
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
1. Esiste un racconto nelle tue opere oppure si tratta solo di frammenti?
Beh, c’è l’uno e l’altro. Il racconto è più evidente nel mio primo periodo figurativo, mentre per il nuovo linguaggio, che getta un ponte tra il passato e l’attualità, calza meglio la definizione di frammenti.
Ma c’è un taglio diverso per definire l’intenzione della mia poetica che guarda più alla sostanza che alla forma, più al risultato che alla tecnica, più all’esperienza che trasmette che al metodo o al linguaggio usato.
Do un nome a tutto questo: “SUBLIMAZIONE”. Attraverso questa alchimia vedo superate tutte le etichette che si vogliono apporre ai miei quadri per collocarli in scaffali non fatti a loro misura.
Sia che si tratti di una narrazione fatta di rimandi attraverso l’uso della metafora, sia che si tratti di cifre ed equilibri matematici applicati al colore, quello che il quadro nella sua interezza e specifica natura vuole essere è pura emozione da contemplare. Il bello e il brutto, il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, il calcolo o l’intuizione, il racconto o la visione, sono tutte forme possibili, ma usate per significare altro, tutte hanno lo sguardo rivolto su un orizzonte spirituale e invisibile e contemplano tutte un identico sole.
Stanno lì per dirci una cosa soltanto: “guardate dove guardiamo”.
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