Sono le dieci di sera e scrivo seduto nella mia postazione qui su, nella pagoda che affaccia sulla piscina illuminata e sul bar dove ogni sera una manciata di persone si intrattiene in attesa di un’ora più tarda per chiudere il giorno. Ho dipinto fino a poco fa, stagliato contro il buio del deserto che inizia dieci metri da me, oltre il muro di cinta del villaggio. La dimensione surreale ed incantata di questo esser qui, separato e in vetrina, intento a dipingere e a caccia di sogni è veramente quanto di meglio dal punto di vista scenografico ed è per me stesso uno stimolo efficace.
Ma è una ostinazione venire a lavorare quassù, mi piace troppo, però devo ammettere che invece è il posto più sbagliato che potessi trovare: la mattina tira un vento da surf, il pomeriggio è brezza, ma vigorosa e incostante ed è sempre problematico versare in leggeri piatti di plastica i colori in polvere. Volano questi e quelli e corro costantemente il rischio che mi finisca tutto addosso. Poi c’è la tela sul cavalletto, ho provato a legare il cavalletto alla balaustra, ma la tela non sta ferma, sventola proprio quando accosto il pennello e... buonanotte!
Tuttavia, se sono costante, posso anche godere di un’oretta di calma. Accade verso mezzogiorno quando il vento gira e invece che dal mare prende pian piano a soffiare da terra o da altre direzioni imprevedibili. In questo breve spazio di tempo devo essere per forza ispirato e rapido. Cioè ho bisogno della massima concentrazione.
Ma è proprio allora che gli altoparlanti dell’ animazione attaccano ad un volume strepitoso i ritmi più indiavolati ed ossessivi. Parte anche la piccola cascata che ho accanto e che, non parrebbe, ma fa un rumore assordante.
Se riesco a sopportare tutto questo, sotto un sole che picchia a perpendicolo e che fa rimpiangere il vento, devo arrendermi alla folata improvvisa che fa volare tutto di sotto.
Mi fa una rabbia questa congiura di cose che rende vana ogni strategia possibile e che mi nega un’opportunità così bella!
Ho cercato di sistemarmi in tutti i modi, anche in altri posti, ma c’è sempre qualcosa che non va... il sole.. il vento.. il rumore... la scomodità. Così ho finito per dipingere in camera che non è la cosa giusta.
Quando penso ai salti mortali che ho fatto per vivere contro corrente, mi viene da sorridere di simpatia per questa mia vita paradossale che in ogni tempo, come qui in Egitto, mi ha visto sempre impegnato a trarre rape dal deserto.
Nessun commento:
Posta un commento
Esprimi il tuo commento, grazie.