Primo giorno.
Metto i piedi nell’acqua, è calda, è un invito a tuffarsi. Ma questo non si può fare, ci si sfonda il cranio... è la barriera, l’acqua è bassa ed il fondo è un intrico di scogli taglienti: è pericoloso anche deambulare a piedi nudi. Ci si fa male, poi si perde l’equilibrio, si cade e ci si ferisce. Meglio saperlo prima...e infatti Linda ci ha avvertito fin dal nostro arrivo all’areoporto “se volete farvi il bagno e nuotare” ha detto “dovete andare al pontile e li dovete stare attenti alla corrente e all’onda che si frange”.
Il pontile, nell’area del Sea Club che è l’hotel accanto al Sea Life, parte dalla spiaggia e attraversa tutta la barriera fino al salto finale col quale dall’acqua bassa poco più di cinquanta centimetri si passa ad una profondità imprecisata di trenta-quaranta metri. In questo limitare, a perpendicolo sull’abisso azzurro si allarga la piattaforma sempre gremita di gente che aspetta il proprio turno per scendere o per risalire le due scalette d’accesso al mare. Chi ha fretta si tuffa. Tutti comunque vanno in acqua a loro rischio perchè non è previsto alcun intervento di salvataggio tranne quello di un bagnino che, con un fischio, avverte del pericolo. I pericoli sono due: il più evidente è costituito dal vortice dell’onda che trascina tra gli scogli ed il più subdolo è la corrente che allontana dal pontile, unico punto di risalita. Si sentono fischi in continuazione. Quando parte un fischio tutti si interrogano tranne il destinatario. Deve partire un secondo e un terzo fischio: coglione è per te!
Comunque fischiare questi rigori è divertente, il bagnino pare lo faccia di buona voglia.
Effettivamente questo mare è abitato da pesci bellissimi che si concedono alla vista come primedonne, nuotano pigramente a pelo d’acqua, proprio dove si rovescia l’onda: loro possono. Ho visto pesci col muso appuntito come pescispada, pesci multicolori dalle pinne gialle e pesci di un elettrico, intenso color smeraldo semplicemente guardando dal pontile. Dev’essere bello esplorare sott’acqua con la maschera , ma è troppo complicato per me che ho la barba, bianca. Comunque non ho tempo. Se mi avanzerà del tempo preferirò prendere il sole e fare ginnastica perchè sono deciso a rimettere in sesto questa mia vecchia carcassa che ha perso un po’ di smalto dopo l’incidente di quest’inverno.
Continuo la perlustrazione per individuare la mia base operativa. Qui c’è troppo vento, là ce n’è troppo poco, li è lontano, là non mi vede nessuno e non va, qui c’è troppo chiasso... giro, giro, su e giù per i vialetti, tra la gente, attraverso il ponte sulla piscina, risalgo l’altra sponda, mi fermo a guardare una cascatella sormontata da una pagoda, le giro intorno, salgo delle scale tagliate nella roccia (finta roccia) ed entro al suo interno. Mi piace, domina dall’alto la grande piscina ed è visibile da ogni punto offrendo al tempo stesso privacy. È protetta dal sole da un tettuccio di legno ed è ventilata nelle ore più calde. Vedo che è anche facile installare un piccolo riflettore collegandolo all’impianto esistente... Decido che è mia: “hic manebimus optime”.
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