Un nuovo giorno.
Al risveglio non ho voglia di fare il consueto tuffo in piscina. Mi sento un po’ stanco anche se ho dormito bene. Dev’essere questo caldo che fa sudare continuamente, disperdo sali minerali e non li reintegro.
Dovrò doparmi con le bustine, ma chissà dove le trovo. M’informerò.
Quindi oggi riposo, farò una passeggiatina fino al pontile del Sea Club e andrò a vedere i pesci colorati. Ormai li conosco, ci sono due pesciotti verde smeraldo come quello che ho dipinto l’altro giorno, vari pesciottini multicolore dalle pinne arancio, un pescione con una riga gialla sul dorso e una miriade di pesciolini che si muovono in branco. Son sempre li, a casa loro, giocano con le onde che si frangono nuotando dieci centimetri sotto il pelo dell’acqua: un acquario.
Per strada mi fermo a guardare delle minuscole formiche e m’incanto nell’osservare i loro frenetici movimenti. Si spostano a scatti fulminei in tutte le direzioni e, fatte le debite proporzioni, è come se io potessi spostarmi pressochè istantaneamente, quasi emulando il dono dell’ubiquità, ovunque lo voglia nel raggio di cento metri con due salti: accelerazione da zero a cento in un secondo netto.
Lascio le isteriche formiche facendo attenzione a non schiacciarne nessuna e imbocco l’evocativa passerella in legno del pontile, metafora d’una strada nel mare che è metafora della vita. Cammino più piano che posso per allungarla di più (la passerella o la vita?) e intanto sogno la felicità.
Alla fine mi siedo su uno dei tre scalini che danno accesso alla piattaforma dalla quale si scende in mare e rimango li smemorato, a fare amicizia con le creature grassottelle che mi guizzano intorno, cuocendomi al sole.
Guardo le onde, la spuma dell’acqua crea arcobaleni di luce, la trasparenza del mare è cristallina, ci sono tutte le tonalità dal blu-verde al bianco:
è ben altro che la mia tavolozza.
Nessun commento:
Posta un commento
Esprimi il tuo commento, grazie.