Luca, facendosi schermo con la mano, spiò all’interno dai vetri satinati dalla salsedine. Nella penombra scorse un vecchio jukebox, cataste di sdraio ed ombrelloni, tavolini e sedie impilati ed il grande bancone del bar con la macchina del caffè: posto di traverso sul ripiano era rimasto un vassoio, con i resti di un’ultima consumazione.
Abbandono: una cena consumata in fretta, con la cintura ai fianchi, i piedi nei calzari, una mensa lasciata da poco, al passar dell’Angelo della Morte, e ancora calda: fuga dall’Egitto.
Pompei dopo l’eruzione: vita congelata. Vita volata altrove, migrazione d’uccelli al cambio di stagione.
Pensò ad un amico della sua giovinezza di cui aveva appreso la recente scomparsa dai giornali. Aveva ritagliato e conservato la foto di lui colto in chissà quale momento della sua vita: berretto a visiera, occhiali da sole, camicia con le maniche rimboccate, sorriso accattivante. Un’istantanea che lo ritraeva in movimento, spensierato e felice, diretto chissà dove….
Dove stava andando?
Comunque era partito. Aveva sciolto le vele facendo rotta a Sud, verso il tropico lontano dell’eterna estate, dissolto nella luce di Eldorado.
….”Noi siamo altrove”….
Pensò agli incontri senza più nome della sua vita. Ricordò i nonni materni che aveva tanto amato da bambino, i parenti, gli amici scomparsi o lontani, o metaforicamente lontani per mancanza di dialogo e di condivisione.
Sono partiti, abitano altrove, si abbronzano al sole di un’altra estate, in un altro tempo, lontano….lontano da qui.
Fiutò il vento dal mare:
Libeccio, al cambio di stagione.
……Vento che giunge da terre lontane nel tempo e nello spazio….
…..Musica antica d’un ventilatore che esplora monotono una stanza in penombra, dalle persiane accostate.
….Tempo d’estate….il tempo passa….fine dell’estate….
”noi siamo altrove”….vento dal mare….
Solo un’ora prima era emerso da un sonno e da un sogno e osservava attonito la stanza. Aveva sognato il mare, ascoltato il vento, contemplato la luce e, da sveglio, con la mente in libertà, aveva lasciato fluire i ricordi fino a quando tutto era sfumato nell’astrazione di un sentimento, capolinea d’ogni suo vagabondaggio intellettuale: fantasie, sogni, ricordi….come canto corale sommesso, pulviscolo dorato al tramonto, in controluce….dolce malinconia.
….Ed ecco il PRESENTE. Il discutibile, filosofico, illusorio presente, gravido di una forza coercitrice speciale, d’una evidenza strana, d’una forma acuta del sentire.
Un’astrazione densa come roccia:
un MISTERO.
Come tutto.
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