Se ne stava così, in quello stato indolente ed ipnotico di chi, sveglio da un po’, tuttavia non vuole prendere coscienza d’alcunché ed oppone una volontà ottusa a ritardare quanto più possibile il pensiero.
Spostava lo sguardo dal soffitto alla finestra di fronte e a quella alla sua destra che si apriva su un terrazzo inondato dalla luce pomeridiana. Una vecchia e logora tenda da sole, che aveva sopportato già molte stagioni, filtrava il riverbero disegnando luminose mobili geometrie astratte nella penombra della camera che, ad ogni alito di vento, accendevano d’incandescenza aranciata il legno dell’imposta socchiusa.
Luca, sdraiato nel letto, stava immobile ad ascoltare il sommesso frusciare dell’aria del ventilatore che esplorava monotono la stanza con il ronzio di un lontano aeroplano ad elica, remoto nel tempo e nello spazio.
Remoto nel tempo: un’infanzia ormai lontana.
Remoto nello spazio: oltre quel confine cui giunge lo sguardo perso nell’azzurro profondo di un cielo.
….La LONTANANZA…. Vento che viene da lontano, memorie antiche, voci dal passato, emozioni alla deriva, contemplazione astratta, poesia del nulla… luce che filtra dalle persiane accostate, colori sul soffitto, ombre e luci di una vita che abita altrove, fuori da quella stanza dove una penombra dorata faceva giusta cornice, mediazione, introito come uno sguardo socchiuso, controluce, oltre la soglia, per un risveglio e… una consapevolezza: la vita ha luogo altrove.
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