Sto aspettando che lo spettacolo di cabaret finisca per fare la mia comparsa sul palco e quando si aspetta, si sa, il tempo non passa mai. Ma ecco che a tenermi sveglio ci pensa quel tale di “Vincenza” di nuovo qui a farmi compagnia. Si vede che gli ho fatto simpatia. Mi gratifica di altri sbellicati complimenti, mi dice che ha grandissima considerazione del lavoro di un artista. Io convengo che è un impegno difficile perchè il mondo è diventato più sordo e indifferente all’arte. Lui mi conforta con l’argomento che i riconoscimenti verranno perchè la vita ha un ciclo, “forse” aggiunge “noi non ci saremo”. Al che osservo che questo è un problema.
Non è un problema invece questa conversazione che porto avanti col motore al minimo, pensando ad altro.
Ma a questo punto il discorso si fa impegnato perchè lui mi ricorda che questa vita non è che una fase della grande Vita. Io gli faccio si con la testa e il movimento mi sveglia. Gli chiedo da quanto tempo lavora qui: “quattro giorni.” “È difficile il periodo d’ambientamento” commento e gli chiedo se sua moglie è con lui. Ma vado a toccare una ferita: la moglie è morta sei mesi fa. Lui lascia trasparire su quella faccia strana una commozione trattenuta e con forza espressiva mi dice che non la dimenticherà mai, che il loro amore è per sempre.
Resto sorpreso dall’intensità del suo sentimento e quasi mi vergogno senza una evidente ragione. Lo ascolto con rispetto e partecipazione, usando il riguardo di non interrompere il suo sfogo e la pazienza di ascoltare tutto quello che mi deve dire.
Alla fine, riconoscente, mi fa certo che per qualsiasi cosa abbia bisogno potrò contare su di lui. Io che avrei una lista lunga così di “desiderata” sorrido, poi, alzandomi per salutarlo e posandogli una mano sulla spalla, gli rispondo:
- lei questa sera mi ha già fatto due regali:
mi ha confidato un dolore e mi ha confidato una speranza.
Non credo d’aver bisogno di nient’altro. -
Nessun commento:
Posta un commento
Esprimi il tuo commento, grazie.