Devi andare dai ricchi.
Ma che bella scoperta, penso - e dove stanno i ricchi?- chiedo, con tono scettico mentre penso “rieccoci con la solita solfa che da trent’anni ripete il ritornello: non qui, ma più in là”
- devi andare all’hotel Four Seasons a Sharm, dieci minuti da quà, è il quarto hotel del mondo, ospita gente importante, ci va in vacanza anche il presidente Mubarac. Un artista italiano ha credito qui in Egitto -
Io non so cosa pensare... come mi potrei proporre?... e poi...ammesso che.. ... poi vorranno sicuramente soldi e tanti... e se fosse davvero il posto giusto? Ma poi come mi muovo, non so neanche comprarmi una scheda telefonica... e poi perchè proprio qui in Egitto e no, che so, a Milano o a Firenze, che è dietro casa?
Mi gratto la testa: questo mi pare proprio un bel grattacapo, sento in agguato la crisi depressiva, posso prevedere tutte le fasi che attraverserò: non mi risparmierò niente, mi getterò a capofitto nell’esplorazione di questa astratta possibilità e la mia mente girerà a vuoto fino al surriscaldamento ed al corto circuito, mi verrà il mal di testa, il torcicollo e avrò la luna di traverso e sarò di un pessimismo nero per due giorni, il terzo giorno mi guarderò allo specchio e mi dirò - ma sei stronzo?- e allora sarò guarito. Però non avrò concluso niente.
E così è, parlando entriamo nei dettagli, io gli faccio un sacco di domande e lui mi risponde con pazienza facendomi uno spaccato dello standard di vita a Sharm, indicandomi le opporunità commerciali che potrei considerare fino a farmi intendere d’essere disponibile all’idea d’una collaborazione.
Ascoltandolo parlare calmo e con cognizione di causa le cose non sembrano tutto sommato tanto difficili. Lui insiste nel sottolineare che io, come italiano ho un credito da spendermi e mi porta vari esempi di italiani che hanno fatto fortuna quaggiù.
Quando mi alzo per andare a cenare ho la consapevolezza d’aver dato un fatale morso alla mela proibita, la mia mente è stata catturata.
A tavola rimugino, non so neanche cos’ho nel piatto. Chissà quale specialità mi son perso. Rivedo Amghed, mi passa accanto senza notarmi, va ad un tavolo in fondo alla sala e si unisce alla compagnia dei suoi collaboratori. “Il business...” penso, l’hotel Four Seasons... Moudy, il Cairo, la Sardegna, la Svizzera.... dove si sono nascosti questi diavoli di ricchi?... e Orler? che fine ha fatto Orler?
Ritorno verso il mio studio per vedere se c’è gente e ritrovo Hany che fa nottata nel suo negozio per accelerare le operazioni d’allestimento. M’informa che poco fa c’erano degli inglesi che guardavano i miei lavori. Gli dico - ma se riuscissi a metter base in questo benedetto hotel delle quattro stagioni tu potresti gestire la cosa per i periodi della mia assenza?-
- Stai pensando ad una società?- mi domanda con naturalezza.
La parola “società” mi fa un brutto effetto, mi vengono in mente i notai, le frodi, la bancarotta e i tribunali. E poi io sono un anti-sociale. Però, in effetti, ha espresso bene il concetto: stavo pensando ad una società.
Ci devo riflettere un po’ su, molto più di un po’:
- la notte porta consiglio - rispondo
- anche noi diciamo così - commenta di rimando lui
- ok, buona notte Hany -.
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