Al mio risveglio
c’è sempre il sole alto in un cielo terso. Il vento non si attenua mai e soffia dal mare giorno e notte, cosa che mette un po’ in crisi la mia teoria sul vento termico. È un vento gagliardo che spazza completamente e in quattro e quattr’otto il cielo da qualsiasi nube. Ho fatto l’abitudine al bel tempo, lo do per scontato, tra Sardegna, Calabria, Puglia ed Egitto, vivo da cinque mesi al mare e ho dimenticato che esistono le stagioni e la pioggia. Da qualche giorno però, la mattina presto verso le sei, quando mi sveglio dal sonno profondo per andare in bagno, guardando verso la finestra aperta sulla veranda, noto una luce più smorta, un colore grigio nel cielo. Non sono nuvole, è foschia alta, è come una nebbia che mi fa pensare ad un fine stagione italiano. Ma se qui mancasse il sole sarebbe proprio una tristezza: cosa resta? È il sole che rende felici questi lidi tormentati ed aridi dell’esodo. Ma niente paura, per le otto è tutto a posto, come da contratto, fa il suo ingresso Sua Eccellenza l’Estate.
In questi giorni speravo in un attenuarsi del vento per poter riprovare a lavorare in esterno, invece è rinforzato. Il mare, bellissimo, è gonfio di onde che corrono veloci, parallele alla costa, lambendo la barriera corallina che, come una diga, fa argine all’impeto travolgente dell’ acqua ed è bello guardare in sicurezza queste montagne liquide avanzare dal mare aperto crescendo su se stesse e, quasi sul punto di formare il vortice, acquetarsi sulla linea di quel limite sommerso e scivolare silenziose di lato, come mostri mansueti.
Uno spettacolo che si rinnova di continuo, ipnotico e liberante.
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