Ad intervalli, dal sonno risalgo alla percezione cosciente, respiro l’aria che entra scostando la tenda, profumata dell’erba aspra ed amara di Sardegna e resto quieto ad ascoltare i familiari rumori della notte, non altro che vento e un modulato stormire di fronde.
Qualche cane abbaia in lontananza.
Senza accorgermene mi riaddormento e continuo il sogno interrotto, come il secondo tempo di un film.
Di giorno non ricordo più nulla, ma appena poso la testa sul cuscino riprendo il contatto con il profondo, ricollegandomi alle atmosfere vissute la notte precedente. S’è stabilito questo automatismo, però tutto deve accadere spontaneamente, non posso anticipare o ritardare nulla.
Così anche di notte continuo a vivere esperienze che mi traghettano al di là dell’ovvio e che trascendono la realtà, rivelandone la dubbia consistenza.
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