Sono al Flamingo, oggi sono venuto anche prima del solito, sono solo le 20,30. A quest’ora la gente è tutta all’interno della grande sala del ristorante e dove sono io, all’esterno, non c’è anima viva e c’è un silenzio che non conoscevo in questo posto.
Dietro ai vetri ci sarà il solito brusio, anzi il vero e proprio chiasso che possono fare trecento persone a tavola, ma non mi riguarda: dalla mia postazione li osservo in vetrina, come in un film.
Ma il tempo passa e quest’incantesimo s’interrompe. Anche questa sera è di scena Manuel, il pirata, che in attesa del pubblico del dopocena, accende le sue basi musicali che fanno da preambolo alla sua performance.
Mi ha chiesto ”vuoi venire a pesca con me?”. Ogni tanto qualcuno mi cerca, sulle prime faccio una certa simpatia, poi, quando apro bocca ….
Si è comprato una barca, credo abbastanza grande, e quando non riposa per recuperare il sonno che perde di notte, esce in mare come faccio io.
”Pescare” penso, mi piacerebbe, ma non ho esperienza e provo avversione per i risvolti crudi della cosa, come l’indifferenza per l’agonia di un essere vivente e per quelli schifosi come lo sbudellamento. Per il resto mi piace, cioè, se allo stare in mare posso aggiungere uno scopo, questo mi fa piacere: sono nello spirito giusto? credo di no, e allora declino l’invito per non trovarmi a disagio. Considero anche che mi imbarazza trattenermi per più di mezzora con chiunque al mondo: o mi sposo il partner o lo evito, non conosco vie di mezzo.
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