tutte le immagini dei quadri, delle sculture ed i testi tratti dai libri dell’artista sono © di Max Loy


..."Il raggio verde è una luce visibile per brevi secondi nelle chiare serate estive, subito dopo il tramonto del sole.

In metafora è qualcos’altro di più significante, una luce interiore che va cercata lì dove ha dimora: nel silenzio.



raccolta di immagini, testi e pensieri di Max Loy ...

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In these paintings of mine there are two different elements: colour and shape, casualty and organization, intuition and recognition. Two different types of music combining melody and a countermelody evoking the marvel of a stereophonic listening.


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Introduzione alla Sua arte

Esposizione virtuale delle opere di Max Loy.

“E’ così: ogni azione e ancor più manifestamente quelle dettate dal sentimento, affondano le radici in una regione misteriosa dalla quale ogni gesto assume un significato trascendente che è caratteristico della figura dell’uomo: egli trascende se stesso, così le sue azioni sono allegorie, immanenza e trascendenza insieme.

Questo è un mistero grande, l’unico.”

data inizio blog: 8 ottobre 2009


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domenica 4 marzo 2012

Il Vascello

Immaginate se un giorno, in un tardo pomeriggio estivo, completamente rilassati sulla spiaggia, improvvisamente e con incredulità crescente, vi pare di intravedere nel lontano orizzonte un vascello con tutte le vele a brandelli che, nonostante la completa assenza di venti, sembra procedere rapidamente verso una sconosciuta destinazione!


Il porto sconosciuto
Il mio veliero naviga in un mare 
che conduce ad un porto sconosciuto 
dove a ciascuno tocca d’approdare 
dopo che il grande giro avrà compiuto. 

Quasi improvviso il porto in fondo appare 
allo sguardo impaurito o compiaciuto 
del nocchiero che niente ci può fare 
se di fermarsi il tempo è ormai venuto. 

Stanche le membra al navigare sento, 
del mio veliero l’ancora allor poso 
in quelle acque calme e senza vento 

dove per tutti il male ed il tormento 
si placano nel cuore ormai corroso. 
Quivi il veliero troverà riposo …


modello realizzato da Max loy

S. Felipe - Vascello di I° rango Spagonolo - 1693
Quando, nel febbraio del 1693, dai cantieri spagnoli di La Coruna scese in mare il San Felipe, la potenza navale iberica non era più quella che aveva trionfalmente solcato i mari di tutto il mondo.

Costruito senza economia di materiali, con un fasciame esterno ed uno interno, il San Felipe aveva uno scafo possente e massiccio. Il rivestimento che copriva lo scheletro della nave esterna era formato da tavole di quercia per i “torelli”, cioè per le prime due tavole che andavano ad incastrarsi nella massiccia trave della chiglia, per i “ corsi del bagnasciuga” e cioè per la zona centrale dello scafo, e per i "cinti", le tavole più vicine al ponte di coperta.


La lunghezza di tali tavole, i “corsi” in linguaggio tecnico, era di 8 m, con uno spessore di 25 cm. Gli altri elementi del fasciame erano realizzati in olmo, quercia e pino. I lembi dei vari corsi, per effetto della dilatazione del legno e delle sollecitazioni alle quali era sottoposta la nave, tendevano inevitabilmente ad allargarsi o a restringersi, pregiudicando cosi l’impermeabilità dell’intera struttura. Per ovviare a tale inconveniente, lo scafo del San Felipe venne calafatato introducendo fra una tavola e l’altra stoppa imbevuta di pece o catrame. L’intero scafo, inoltre, venne foderato con una mistura formata da catrame vegetale e resina estratta dalle conifere; si sovrappose poi a tale strato uno spessore di "borra" , formato da pelli di animali mescolato a vecchio cordame incatramato e infine, furono inchiodate sul tutto tavole di rovere dello spessore di 2 cm. La chiodatura di tali tavole venne eseguita con chiodi a testa larga, disposti molto vicini l’ uno all’ altro in modo da coprire quasi interamente la carena e difendere quindi il legno dagli attacchi degli agenti marini.


Il San Felipe era armato con cannoni in bronzo, preferibili a quelli in ferro per la loro maggiore resistenza e maneggevolezza. Interessante, per avere una piu’ esatta visione del San Felipe , è osservare le dimensioni dei cavi delle ancore , dette “gomene” o “gomone”: le due ancore da 80 quintali erano collegate con gomene del diametro di 60 cm, mentre le due ancore minori, di 40 quintali, erano manovrate da gomene di 34 cm di diametro. Le gomene di maggior diametro erano dette gomene “maestre” , quelle minori “seconda gomena” o di “afforco”. Per salpare le ancore, il San Felipe disponeva di due argani; quello maggiore era costituito da due campane, una sul primo ponte e una sul secondo . Si poteva cosi manovrare l’ argano su due piani contemporaneamente e raddoppiare la forza applicata.


Il San Felipe non partecipò ad alcuna azione bellica e venne demolito nel 1736.

Tipo: Vascello a 3 ponti di 1 classe
Varo: 1693
Lunghezza : m 62.80
Larghezza : m 16.40
Immersione : , m 6.50
Dislocamento : t 1.890
Armamento : Prima batteria : 50 cannoni da 32 libbre ; Seconda batteria : 30 cannoni da 24 libbre ; Terza batteria : 22 cannoni da 18 libbre ; 8 colubrine da 9 libbre
Equipaggio : 846 uomini

tratto da: www.modellismo navale.it

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