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percorso professionale
A N T O L O G I A
lunedì 3 dicembre 2012
Perchè comprare un quadro
"L'opera d'arte è un’esplorazione della propria intimità, delle proprie riflessioni, un passaggio dell’anima in cui si condensano tutti i sentimenti, le passioni momentanee e quelle passate. Ma anche la rappresentazione più evidente e nascosta del mondo in cui viviamo.
Tra le tante motivazioni che possono indurre una persona all’acquisto di un’opera d’arte vi è spesso in maniera palese o sottintesa la necessità, al pari dell’artista, di rendere oggettiva un’emozione, di rendere concreto ciò che concreto non è, di renderlo riproducibile, sperimentabile, intelligibile, di rendere il sentimento in essa espresso eterno e perciò trascendente, liberato dagli angusti limiti di spazio e di tempo. Il nascosto desiderio illusorio di possedere la facoltà di essere padroni delle proprie emozioni e quindi, enfatizzando, di considerarci signori della propria esistenza.
Un’altra motivazione potrebbe essere munirsi di una finestra sull’ignoto, sulla sensazione strana del dejà vu, un’immagine, un soggetto che ci interpella, ci interroga introducendosi attraverso il linguaggio dell’inconscio. Un richiamo all’essenziale, al compiuto, alla “terra promessa”; oppure al possibile, al mai immaginato, all’inquietante mistero del diverso da sé. Una porta d’ingresso della realtà capovolta ma inspiegabilmente uguale a quella già conosciuta, uno spiraglio nell’identico a te eppure estraneo. Un’esperienza di conoscenza.
Una diversa spinta all’acquisto di una creazione artistica può essere data semplicemente dal richiamo estetico: l’amore per il bello. E’ il volersi circondare, fin dove si può, di bellezza, di armonia, di ordine per rendere la propria quotidianità più rasserenante e soddisfacente perché somigliante al nostro bisogno intimo di accoglienza e meraviglia. Questo approccio è istintivo, non mediato dall’intelletto. Qui le sensazioni, i sentimenti che le forme e i colori suscitano raggiungono istantaneamente, come la freccia di Cupido, il centro, il cuore. Qui l’opera artistica innamora di sé, intriga, seduce. Nell’acquistarla e volerla per sé si prova la gioia di poterla fruire gelosamente, di godere in esclusiva delle promesse segrete che solo chi la possiede può avere. Qui è il dialogo silenzioso della contemplazione che s’impone.
Ancora: si può acquistare l’opera d’arte per collezionismo, per amore della propria cultura, per il gusto di essere presenti nel mondo delle più alte espressioni umane del pensiero. Magari per filantropia, con la nascosta intenzione di poter essere benemeriti nel rendere poi disponibili ai più la propria preziosa e singolare collezione, confidando in segreto di non cadere così nell’oblio.
Oppure, più venalmente, per voler investire il proprio denaro, attribuendo perciò al capolavoro principalmente la funzione di bene rifugio, intuendo, con la propria sensibilità critica, il futuro apprezzamento sul mercato dello stesso. In questo caso, pur essendo necessariamente presente una profonda conoscenza ed apprezzamento per l’arte, l’oggetto acquistato si “cosifica”, viene preso in considerazione principalmente come raffinata “merce di scambio”; il capolavoro qui non ha una essenza propria assoluta, ma acquista valore solo in relazione al mercato, e tale misurazione è quantificata numericamente, aridamente con il prezzo. La quotazione diventa il metro per la valutazione sintetica del valore di un’opera. Individua il prezzo presumibile di scambio sul mercato, secondo le condizioni vigenti in quel momento.
Tale motivazione all’acquisto, benché oggi assai diffusa, è forse la più lontana dalle intenzioni del creatore dell’opera e per questo può tradire il messaggio originario, che è parola di libertà e diritto di legittimità assoluta.
m.f.
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