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A N T O L O G I A
lunedì 9 settembre 2013
L'arte della fuga
http://www.youtube.com/watch?v=Uht4AGFErlE
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La fuga per noi è sempre incorniciata dentro un senso di
sottrazione. Fuggire, sfuggire, allontanarsi, viene sempre concepito come una
perdita di responsabilità. Non importa dove andare, l’importante è sottrarsi.
Questo è l’aspetto negativo che si dà comunemente alla parola FUGA. Ma per qual
motivo si dà questo significato negativo? Perché molto probabilmente il termine
“fuga”, “sfuggire”, “fuggire”è legato alla nostra passionalità, la passionalità
è una reazione spontanea e può essere rispetto al bene o rispetto al male.
Si può scappare dal bene? Diremmo un’assurdità ... Il bene lo
desideriamo.... E il male? Nessuno desidera il male, per cui se si vede la
prossimità del male si scappa, si fugge. Quindi noi intendiamo “la fuga” nel
senso emotivo del termine. Non è importante dove fuggire, è importante
allontanarsi DAL male. Per questo il termine “fuga” non va per la maggiore, e
se una persona lo usa viene subito inquadrato nella situazione ignobile di
colui che non vuole assumersi delle responsabilità.
Ma gli atleti quando vanno in “fuga” scappano dal male? Allora vediamo che c’è un nuovo significato
del termine “fuga” che evidentemente dice la nobiltà di questa idea. Non è
tanto “fuggire” o “sfuggire” quanto inquadrare una meta. L’atleta va in “fuga” perché
sta inquadrando una meta. “Inquadrare una meta” significa che la meta non c’è
ancora, ma se la si mette nel “quadro visivo”, quella meta si chiama “traguardo”.
Dunque la fuga è dal male o verso il traguardo? Se la “fuga” è
verso il “traguardo” non si ha più timore di affermare di essere in “fuga”, perché
si è diretti verso “un bene”.
La fuga, se è intendere
il raggiungimento di un traguardo che è considerato “un bene”; in questa
accezione la fuga è un trascinamento. Tale
è desideroso colui che è in fuga che nella sua mente, nel suo cuore ritiene il
traguardo, il bene già prossimo, raggiungibile, anzi già raggiunto. Infatti la
parola “traguardo” deriva da trans
guardare, guardare attraverso, guardare oltre. Cosicchè, entrare in fuga
non ha niente a che vedere con una situazione di pura temporalità di movimento
... inteso come ...ci si muove per
raggiungere un bene che allo stato attuale è assente ... no! La fuga ci porta
inesorabilmente nel presente. Colui che è in fuga, lo è con l’anima. E’ vero
che c’è la propria fisicità, il proprio corpo, ma la fuga è nella mente. E se
la fuga è nella mente, e la fuga è verso il traguardo, il traguardo è lontano o
nella mente? Il traguardo è nella mente! E’ tutto dentro questo “scenario”
rappresentato nella mente.
Dunque, qui l’idea di fuga non è l’idea di dover scappare da un
male, né l’idea di dover raggiungere qualcosa che è assente. L’idea di fuga è
saper inquadrare tutte le cose che nella realtà accadono dentro una stabilità
che è uno sguardo di colui che sa inquadrare le cose.
Infatti il termine “fuga” ha anche un suo significato in pittura.
Il “punto di fuga” è il punto dal quale vengono tracciate le linee che
costruiscono la prospettiva. Questo punto di fuga non è il punto verso cui
stiamo andando o verso cui ci allontaniamo; ma è il punto che stiamo fissando
per inquadrare la realtà. Una volta che si è inquadrata la realtà si può avere
una chiave di lettura della stessa. Si può intendere la realtà in quanto si
vedono le cose nella loro posizione corretta, le si vede prospetticamente. Il
punto di fuga viene fissato per determinare la prospettiva. Prospettiva discende da perspicere:
vedere attraverso. Vedere la realtà attraverso un punto di vista prospettico. A
seconda di come ci collochiamo noi definiamo il punto di fuga, perché da lì
nasce la prospettiva. Infatti pur essendo la realtà unica, il punto di fuga (e
perciò la prospettiva) viene determinata dallo sguardo che la osserva.
Saper inquadrare le cose è sapere andare in fuga. E bisogna inquadrarle, perché se si guarda la
realtà in modo magmatico essa appare
confusa. Se non si focalizza, ossia se non si pone un punto prospettico, non si
comprende. Questo punto lo può individuare l’osservatore, senza il suo punto si
più dire che non esiste nulla. Non c’è nulla. Ossia, la realtà esiste sempre,
ma non ha senso per lui. Ecco perché deve
esistere un punto prospettico, altrimenti regna la confusione. Ma siccome tutto
dipende dallo sguardo che fissa, allora la sensatezza delle cose emerge e si fa
vedere soltanto dentro uno sguardo che è capace di osservare. Ob servare (ob = avanti, sopra, attorno;
servare = custodire, salvare, guardare).
L’osservatore salva la realtà, la sottrae dalla degenerazione,
dall’annullamento, dalla distruzione. Osservare significa conservare. Quindi l’attenzione
che si da nello sguardo di fuga è l’attenzione che vuole salvaguardare il
quadro delle cose in esse presenti. Tanto che una volta che si è stabilito
questo punto prospettico, qualsiasi cosa si guardi, assume una sua nobiltà.
Infatti se la si toglie dal quadro, non è più lo stesso quadro. Cambia il senso
complessivo.
Ecco che se non si è capaci di avere uno sguardo di prospettiva,
davvero non si è più capaci di intendere la nobiltà, la valenza delle cose nel
quadro e pertanto allora davvero la fuga ha il significato di allontanarsi da
qualcosa, perché non si è stati capaci di ob
servare la realtà.
Se non si impara ad osservare si perdono molte cose. Nella
realtà accadono un sacco di cose, solo che siccome sono in una situazione di
accadimento a volte lo sguardo prospettico della fuga ha bisogno di “caderci” dentro. Così, per capire gli
accadimenti bisogna cadere. Cadendo ... si impara ad inquadrare le cose.
Si impara cos’è la fuga:
fissare utopie guardando altrove.
Dove
utopia è da intendersi non-luogo (dal greco non -luogo ossia
l'altrove) Ma andare "altrove" non è inteso come movimento continuo,
errare senza posa, ma, viceversa, è il massimo della staticità, della
osservazione, della contemplazione. Infatti la contemplazione non ha
bisogno di ritagliarsi un luogo. Perchè la contemplazione è perennemente
in ogni luogo.
Altrove, altrove, altrove ... è tutto dentro lo scenario.
Quando
si matura questa visione di scenario di fuga, è impossibile non
immaginare che la capacità che possiede la nostra anima effettivamente
riesca a prendere il passato riferendolo al futuro e pronosticare il
futuro come fosse una cosa già passata. E' tutto dentro lo scenario, non
c'è niente da raggiungere, non c'è niente da cui fuggire: è tutto
dentro la considerazione.
La visione di fuga non è una visione temporale, è una visione di eternità.
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