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Suppongo che la mente, quando non è impegnata a contar soldi o ad elaborare effimere strategie di guerra domestica, non faccia che questo: meditare astrattamente il tempo. Vedrei bene questa meditazione come colonna musicale della vita: il tempo come parametro del reale, condizione esistenziale dalla quale non si può prescindere. Non si ha nozione dell’infinito se non per sottrazione: infinito, la dimensione senza tempo.
Tempo come movimento fluido o come segmentazione contigua, fotogrammi in progressione. Bello il rompicapo dello scoprire le differenze tra fotogramma e fotogramma, ci hanno inventato un gioco, un intrattenimento da rotocalco, si può banalizzare tutto giocando alla rovescia con le metafore, ma è consuetudine dell’anima cogliere i trapassi di tono fino ai mutamenti di sostanza.
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