Raggiungevo l'estremo limite di un pontile e, affacciato al parapetto, balaustra di nave, restavo in contemplazione immaginando di salpare seguendo quel miraggio di luce.
Mentre il cielo lentamente imbruniva ed emblematica alle mie spalle si addensava la notte, i miei occhi non vedevano che luce.
Avvertivo nell'anima la seduzione di una domanda: cos'era mai questo pormi di fronte al mare, questo spingere lo sguardo lontano, questa attesa...?
Annotavo dentro me: "l'uomo che guarda il sole... l'uomo di fronte al mare ..."
Il resto della vita l'ho spesa rivedendo ed analizzando appunti come questi.
Mi sono servito dell'arte come via e strumento di esperienza ed ho navigato quarant'anni su quell'acqua che sognavo d'attraversare.
Un moto di risacca batte e ribatte dalla profondità del tempo sulla spiaggia della mia coscienza con i battiti del mio cuore.
E' voce che conosco e che rassicura come suono di ninnananna.
La mia attesa è fiduciosa, provata, quieta: so che tutto viene e tutto passa. C'è ritmo nella mia vita, il disegno del tempo disegna orbite ascendenti, conversioni al centro, velocità in aumento prossima alla caduta libera e liberatoria.
Ho conosciuto felicità, nella mia vita, che sono rimaste intatte nel tempo perchè non avevano corpo e, come profumo, le sento ancora nell'aria all'improvviso, inesplicabili e volatili mi svegliano al ricordo di Itaca e mi dischiudono visioni che mi fanno testimone.
Di tanto fare faccio salva l'attualità, quella che "tace" e che prega "con gemiti inesprimibili", come avevo visto e mirato da molto lontano, curiosando tra le ultime pagine del libro.
Max Loy
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