tutte le immagini dei quadri, delle sculture ed i testi tratti dai libri dell’artista sono © di Max Loy


..."Il raggio verde è una luce visibile per brevi secondi nelle chiare serate estive, subito dopo il tramonto del sole.

In metafora è qualcos’altro di più significante, una luce interiore che va cercata lì dove ha dimora: nel silenzio.



raccolta di immagini, testi e pensieri di Max Loy ...

e di quant'altro attinente alla sua arte

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In these paintings of mine there are two different elements: colour and shape, casualty and organization, intuition and recognition. Two different types of music combining melody and a countermelody evoking the marvel of a stereophonic listening.


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Introduzione alla Sua arte

Esposizione virtuale delle opere di Max Loy.

“E’ così: ogni azione e ancor più manifestamente quelle dettate dal sentimento, affondano le radici in una regione misteriosa dalla quale ogni gesto assume un significato trascendente che è caratteristico della figura dell’uomo: egli trascende se stesso, così le sue azioni sono allegorie, immanenza e trascendenza insieme.

Questo è un mistero grande, l’unico.”

data inizio blog: 8 ottobre 2009


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martedì 19 gennaio 2010

Svuotati che ti riempio - da "Costa dei fiori"



Allora, visto che ero in alto mare, in tutti i sensi possibili ed immaginabili, e mi sentivo alquanto frustrato, poiché non c’era nei paragi nessuno con cui prendermela, ho gettato la spugna, mi sono sdraiato e mi son dato per morto per vedere se Dio si spaventava. Attendendo di vedere l’effetto del mio gesto intanto mi domandavo dove avevo sbagliato, senza però venire a capo di nulla e alla fine, stanco di fare il cadavere e preso dalla rabbia per l’indifferenza di Dio, ho dato sfogo al malumore pigliandomela direttamente con Lui: ”senti” ho detto ” ho fatto quello che potevo, l’ho fatto per un senso del dovere, per compiacerti e mi sono spremuto le meningi e ho faticato tutti i giorni per non lasciare le cose a metà, ma se la mia minestra non ti piace (mi sono ricordato questa cosa della minestra) allora cucina tu, io mi arrendo perché mi chiedi sempre troppo.” E mi son messo a sonnecchiare con ostentazione.
A cento metri da me è passata una grande vela e se n’è andata, poi in senso contrario ne è passata un’altra, poi è arrivato un elicottero che ha fatto un cerchio su di me che non ho capito e poi non è passato più nessuno e c’è stato un grande silenzio in cui non è successo niente che io sappia.
Solo a tratti, trattenendo il respiro, riuscivo a percepire voci rapite dalla brezza alla lontanissima riva o a qualche natante invisibile, voci così flebili da poter essere confuse con altre voci alla deriva, strappate alle rive ancor più lontane della memoria.
Sono rimasto così, cullato dolcemente dal mare e mi sono lasciato portare dal vento, andando alla deriva per un’ora con la mente sempre più vuota. Poi ho aperto gli occhi, ho sollevato la testa, mi sono messo a sedere, non troppo sveglio, e ho preso a rimirare la simmetria dei piedi nel loro alloggio a prua, i peli imbionditi delle gambe e le mie mani scure contro il giallo della canoa. Tutt’intorno acqua, acqua, acqua, acqua…. Poi ho visto qualcosa galleggiare, con due colpi di remo mi sono avvicinato e ho raccolto una canna. L’ho sollevata svuotandola dell’acqua che la riempiva, invadendo tutti i suoi scomparti come camere stagne di un relitto e, dal foro in testa ho sentito il lieve risucchio dell’aria che prendeva il posto del mare, l’ho immersa ed è uscita l’aria, e poi ancora e ancora, su, giù, dentro, fuori, meravigliato di questo prodigio della fisica ed altrettanto della mia idiozia, ho continuato a trastullarmi con l’insegnamento più esplicito che mi stava impartendo Dio:

”svuotati, che ti riempio”

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