Infatti non potremmo iniziare nessun lavoro, non potremmo concepire un bel niente di significante se non avessimo portato a maturazione quell'enorme e sempre misterioso processo di crescita che consiste nell'accorgerci che stiamo vivendo.
Non è esatto nemmeno dire che l'artista crea qualcosa. l'artista non crea nulla dal nulla.
Questo lo ha fatto solo Dio..e superbamente, da Dio.
L'artista rielabora la creazione, e non tutta la creazione, solo quel po' che entra nel suo piccolo orizzonte culturale, coniugando il retaggio del sangue e della civiltà alle esperienze della sua particolare e privata esistenza.
Comprendere questo dispone l'animo in un'atteggiamento molto simile all'umiltà che, d'altra parte è segno d'ogni umana grandezza.
Curiosamente l'artista, nell'investigare la vita, si troverà impegnato in un compito contraddittorio: testimoniare l'unità divisa, convivere col paradosso.
La cifra dell'Arte è infatti ambivalente e paradossale così com'è la vita, mentre la vocazione , il compito ed il fine d'entrambe è di ricondurre ogni antitesi ad un centro di gravità soprannaturale in cui converga l'intera realtà.
Questa vocazione viene da un altro mondo ed è sentita dall'artista come "tensione" e vissuta come "ricerca" che si affaccia sul Mistero, ma che si ferma sul ciglio di un abisso: la morte.
La vita e la morte, questo insondabile mistero, cassa di risonanza imprescindibile d'ogni opera d'arte.
Il Mistero è un tempio dove Dio e l'uomo abitano insieme.
L'Arte parla il linguaggio dell'anima con parole fatte di terra.
Veramente bello. Grazie.
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