tutte le immagini dei quadri, delle sculture ed i testi tratti dai libri dell’artista sono © di Max Loy


..."Il raggio verde è una luce visibile per brevi secondi nelle chiare serate estive, subito dopo il tramonto del sole.

In metafora è qualcos’altro di più significante, una luce interiore che va cercata lì dove ha dimora: nel silenzio.



raccolta di immagini, testi e pensieri di Max Loy ...

e di quant'altro attinente alla sua arte

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Studio: via Abbi Pazienza 14 – C.A.P. 51100 Pistoia cell. 3389200157 mail - info@maxloy.com

In these paintings of mine there are two different elements: colour and shape, casualty and organization, intuition and recognition. Two different types of music combining melody and a countermelody evoking the marvel of a stereophonic listening.


ACCOMODATI, SEI IL BENVENUTO !

Introduzione alla Sua arte

Esposizione virtuale delle opere di Max Loy.

“E’ così: ogni azione e ancor più manifestamente quelle dettate dal sentimento, affondano le radici in una regione misteriosa dalla quale ogni gesto assume un significato trascendente che è caratteristico della figura dell’uomo: egli trascende se stesso, così le sue azioni sono allegorie, immanenza e trascendenza insieme.

Questo è un mistero grande, l’unico.”

data inizio blog: 8 ottobre 2009


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martedì 31 maggio 2011

L'alimento dell'uomo

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Metafore, nient’altro che metafore piuttosto astratte anche,
inesprimibili come l’essenza di un profumo,
come il sapore di un frutto,
luoghi appartati della sua intimità,
stati d’animo incarnati,
polvere di vita.

Difficile però immaginare l’improbabile posizione precaria di un uomo in carne ed ossa appollaiato a mezz’aria e in bilico sopra simili effimere, iridescenti metafore per un’intera esistenza.

Curioso, incredibile e problematico.
Su questo conveniva lui stesso, ma al pari controbatteva che codesta era spiritualità e che, non vivendo di solo pane, l’uomo si nutriva maggiormente di attesa, di sogno e di speranza.

Tratto dal libro di Max Loy “Racconto in Bianco e Nero”




lunedì 30 maggio 2011

L'artista

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L’artista è una persona che esprime la sua personalità attraverso un’opera dotata di valore estetico nei campi della cultura. Il suo compito  è quello del ricercatore, quand'anche impegnato in una ricerca poco condivisa o difficilmente compresa, per diventare l'interprete dell’evoluzione culturale. Il suo compito è quello di mediatore delle forze dell’inconscio collettivo, di catalizzatore del processo evolutivo, evidenziatore dei nodi irrisolti ed interprete delle possibili risposte.

Attraverso l’universalità linguistica dell’arte, il suo operare svolge, se maturo nel suo dire, una efficace battaglia al mondo fondato sul brutale materialismo, dando ancora voce alla spiritualità presente in ogni individuo, all’utilizzo delle proprie capacità intellettuali a servizio dell’essere (e non dell’avere).
Così un artista contribuisce con la sua opera ad aprire la mente ed espandere il nostro stato di coscienza. Partecipa, istintivamente, ad una visione d’insieme che svela tradotta nelle sue opere e rende fruibile e percorribile un sentiero che, per i “profani”, sarebbe impensabile approcciare.


E’ una specie di sciamano moderno .... Colui che, attraverso le sue opere, ci introduce e ci partecipa i misteri della vita: la bellezza, gli universali, la vita, la morte, l’amore, la verità, il buono e l’eterno.
La ricerca dell'artista di oggi, il suo ruolo in una società moderna, può voler dire proprio questo: la capacità di integrare sul piano formale linguaggi specifici di mondi diversi. Creare l’unità fra gli opposti o più semplicemente integrare valorizzando le diversità, ritrovando la dimensione più nobile dell’uomo.

giovedì 26 maggio 2011

La lontananza

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Luca, sdraiato nel letto, stava immobile ad ascoltare il sommesso frusciare dell’aria del ventilatore che  esplorava monotono la stanza con il ronzio di un lontano aeroplano ad elica, remoto nel tempo e nello spazio.

Remoto nel tempo: un’infanzia ormai lontana.
Remoto nello spazio: oltre quel confine cui giunge lo sguardo perso nell’azzurro profondo di un cielo
... La LONTANANZA ...

Vento che viene da lontano, memorie antiche, voci dal passato, emozioni alla deriva, contemplazione astratta, poesia del nulla … luce che filtra dalle persiane accostate, colori sul soffitto, ombre e luci di una vita che abita altrove, fuori da quella stanza dove una penombra dorata faceva giusta cornice, mediazione, introito come uno sguardo socchiuso, controluce, oltre la soglia,  per un risveglio e … una consapevolezza:

la vita ha luogo altrove.

Sempre a quel pensiero era balzato dal letto o da qualunque letargo esistenziale e, infilati frettolosamente i jeans, si era precipitato fuori di casa, finendo di abbottonarsi la camicia per strada. Se c’era un treno da prendere lui non sarebbe rimasto sul marciapiede, solo, in una stazione abbandonata.

Tratto dal libro di Max Loy "La casa del padre"






mercoledì 25 maggio 2011

Ritrovare lo stupore davanti al fascino della bellezza

 http://www.youtube.com/watch?v=-MaR9RbXywQ&feature=related 
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Il compito dell'arte è arricchire il mistero dell'uomo, 
dare forma e figura all'insondabile, rendendo sensibile il mondo invisibile.


Non si tratta di addolcire con immagini tonificanti il cammino aspro dell'uomo, 
ma di offrirgli la possibilità di fare fin d'ora 
una qualche esperienza di Eterno e di Infinito, 
un'esperienza di tutto ciò che è buono, bello, vero.

Un lampo di immensa Consolazione e Unità.


giovedì 19 maggio 2011

Mollare gli ormeggi

“Se non sai mollare gli ormeggi al crepuscolo
e gettare le ancore in acque sconosciute, 
se non impari a sentire familiari tutti i venti, 
anche quelli più selvaggi
che fanno tremare gli infissi della finestra 
e scoperchiano i vecchi camini, 
non hai alcuna idea della vita. 

Ferruccio Masini


Il quadro astratto, metafora e pedagogia della relazione



Cosa è difficile nell’approccio con un quadro astratto? Il dover mettere in discussione le proprie mappe mentali; l’interrogarsi coraggiosamente sulla gestione della propria ed altrui libertà; la considerazione del rispetto e dello stimolo dell’alterità.
Il lasciare che le cose si mostrino così come sono implica modificare lo sguardo ed agire la volontà di non opporre resistenza a questo introdursi. Implica la sospensione del giudizio ed è questo che ci conduce nell’esperienza dell’altro, riducendo l’io, arginando il desiderio di invadenza e così agendo e pensando da un altro luogo. 
È una pratica questa, un esercizio non facile, anche perché ogni dato che emerge è già inscritto in una nostra cornice interpretativa ed operativa.
Va fatta una rinuncia in questo atto del Vedere e la rinuncia sta in un dire "questo vuol dire quello" in assoluto, e non piuttosto “questo vuol dire quello” per me.  Questa pratica non ci appartiene naturalmente, perché siamo propensi a collocare gli accadimenti (interni ed esterni) dentro una catena di rimandi.


Ed allora come fare? Il guardare ha bisogno di spegnere l’invadenza della luce attraverso un ascolto silenzioso: come stare in una domanda rinunciando a dare la risposta. Perciò ascoltare le parole che i quadri astratti ci rivolgono, liberate da uno sguardo (il nostro) richiede un allontanamento, una distanza da sé, distanza che dobbiamo presupporre perché ci sia relazione.
Se è vero, come è vero, che la coscienza della propria identità-unicità si realizza attraverso la comprensione (osservazione-conoscenza-accettazione) della diversità altrui (perché solo nel riconoscere l’altro da me posso riconoscere me), il quadro astratto diventa senza dubbio metafora e pedagogia della relazione.


domenica 15 maggio 2011

Il rifugio: risposta all’impermanenza?



Qui sto da dio.
Coriandoli di alghe secche volano in alto, alla mia sinistra, dove tengo fisso lo sguardo a mezza altezza, tra me e l’orizzonte. Contemplo l’incandescente riverbero del sole sull’acqua, nebuloso agglomerato di stelle che brillano come flash di paparazzi alla visita di un capo di stato.
Il mare è calmo, chiazzato di verde, di blu, d’azzurro e di grigio in risposta al cielo, dove viaggiano nuvole cariche d’acqua.

Ma ho parlato troppo presto, ecco, già sento le prime gocce e devo interrompere alla svelta di scrivere. Sollevo il quaderno e lo dispongo di taglio per non farlo bagnare. Io invece non ci riesco (a mettermi di taglio), mi ripara, per quanto è possibile, la falda del cappello di paglia e lo stillicidio sulla pelle nuda e calda di sole mi procura brividi di freddo.
Stavo benissimo solo un secondo fa, mi ero trovato questo angolo di paradiso riparato dal vento, protetto dalla montagna d’alghe accumulate dalle mareggiate in tante stagioni, ma ora devo rassegnarmi ad andare via: il cielo s’è fatto più scuro, piove e pioverà ed io, dopotutto, non ho motivi esagerati per intestardirmi a restare.
Mi alzo con rammarico, incalzato da una pioggerellina più fitta che è solo l’avanguardia di una nube nera in rapido avvicinamento.

Peccato! Il mare m’ispirava, questo posto m’ispirava ed anche questo tempo instabile, vento fresco, sole caldo, nuvole, luce, ombra avevano una splendida consonanza col mio spirito ed era scoccata la scintilla: chissà quali poesie avrei scritto, chissà cosa s’è perso il mondo.


Mi rifugio nella mia capanna come quando ero bambino, quando speravo che piovesse per provare la tenuta del tetto, felice d’essere stato l’accorto ingegnere di quella intimità protetta.

tratto dal libro di Max Loy "Costa dei fiori"

venerdì 13 maggio 2011

schegge: bellezza e gratuità



Il comun denominatore della bellezza e dell’amore è la gratuità.

La bellezza  si presenta sempre come luce emergente da una profondità misteriosamente insondabile.

L’elemento visibile occulta e, al tempo stesso, rivela questa dimensione interiore della bellezza.

La bellezza è gratuità e la gratuità è  la caratteristica fondamentale dell'esistenza che
è assoluta contingenza  immotivata;
conseguentemente è caratteristica degli atti esistenziali, come la scelta, che risulta così
senza motivi,
assolutamente libera.

Sia la bellezza artistica che la bellezza naturale sono un valore capace di indurre
comportamenti collettivi rilevanti e di generare dinamiche importanti di stili di vita.

Nei secoli proprio la bellezza è stata una delle principali forze propulsive dei
meravigliosi mutamenti.

Condividere il dono della bellezza significa inoltre vivere la gratuità dell'amore.


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lunedì 9 maggio 2011

Il segreto

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Se si desidera stabilire un rapporto, vivere il rapporto con un determinato oggetto, con una determinata cosa, con una determinata persona, è necessario superare le resistenze, la superficialità,  che tendono a opporsi al percorso di conoscenza, di avvicinamento.

Chi cerca di vivere questo scopo, coerentemente superando il pantano dell’usuale, del comodo, del conosciuto, del senso comune, nonostante tutte le difficoltà di comprensione, di adattamento, costui si incamminerà, paradossalmente, sulla strada della gioia. Perché la gioia è incontrare l’altro, espandere la propria essenza al plurale rimanendo unità, la gioia è profezia della felicità, la gioia è l'anticipo dell'eterno.

Il giorno, disse Arethusa, non potrà morire,
non ebbe mai tanta soavità
ed era il suo parlare come il vento d'estate,
quando ti disseta a sorsi
e nella pausa tu ripensi
ai segreti giardini ove egli errò......

L'uomo infatti è colui che conosce, e conosce quando il riconoscimento di una realtà gli porta un affectus (sensibilità, desiderio, amicizia, amore).
La comprensione del rapporto, la sua conoscenza dipende dal nostro giudizio; e il giudizio è il paragone che si fa tra quello che ci viene offerto e il nostro cuore, le nostre esigenze originali, il nostro destino.
Solo se riconosciamo quello che noi siamo, quello che abbiamo, quello in cui ci imbattiamo - ci  muoviamo per aderirvi. Così ci educhiamo perché impariamo a misurarci, a darci una misura, a impegnarci nella relazione e nella vita che è movimento e amore.


mercoledì 4 maggio 2011

Un vegliardo dalla barba bianca

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Una curiosa sensazione mi invade,
a forza di guardare e guardare mi sento sempre più estraneo al quadro,
acquisto quel distacco di chi partecipa soltanto in spirito,
poiché vive in un’altra realtà.

È una strana sensazione di distanza dal mondo,
ho quasi il sospetto d’essere morto.


Altre volte invece mi sento un sopravissuto,
un vecchio centenario che ha visto alternarsi le generazioni.


Ogni settimana qui all’Hotel si rinnova “il ciclo della vita”,
assisto agli arrivi e alle partenze ed io rimango,
eterno come una quercia millenaria al confronto,
come un vegliardo dalla barba bianca.


tratto dal libro di Max Loy "Costa dei fiori"



Il silenzio che amo

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Ore 16 di un pomeriggio splendido, qui nel parco c’è il silenzio che amo.
La luce filtra dagli alberi come oro e c’è una brezza leggera che è la certa presenza di Dio.
Giù, in fondo al prato, oltre i pini, vedo il mare.

(...) Questo giardino mi accoglie sempre con un sorriso
e rappresenta un conforto ed una gioia ineffabile.
Che posso dire … si respira eternità
e l’anima intona il suo canto di lode
e l’intelligenza diviene contemplativa
e il respiro si fa leggero
e il pensiero vuoto.

Lo sguardo fissa un punto
e non lo vede perché la visione trascende le cose
e l’udito ode musica, finalmente,
e riposa.

Ombra e sole intrecciati a bande larghe o sottili,
 macchie di luce,
incroci di rami,
pulviscolo verde delle mimose,
frange vibratili delle palme,
ombre azzurre e viola,
oro dell’erba al sole,
oro in grappolo dei datteri ...
tutto corrisponde ….

tratto dal libro di Max Loy "Costa dei Fiori"