“Si tratta – spiega Hillman - di un fuoco sacro per quello che si sta facendo – di una concentrazione intensiva, che ad alcuni, soprattutto a coloro che sono posseduti dai “valori della famiglia”, appare come un’ossessione, tanto da parlare dell’artista come di uno che non può fare a meno di lavorare, uno che è posseduto dal suo lavoro.
Diventiamo artisti soltanto quando proviamo altrettanta gioia nell’esercitarci che nell’eseguire…
Non è il vernissage nella galleria cha fa il pittore (anche se può essere determinante per la sua carriera): sono, piuttosto, le azioni ripetitive nello studio. Nel lavoro artigianale artistico c’è l’ultima traccia di una idea di disinteressata ripetitività che è anche una delle aspirazioni più alte dello Zen, della contemplazione mistica e della pratica religiosa, così come della pratica dell’arte e dello sport…
L’idea della ripetizione come essenza del mestiere...