poi torna a meditare sulla direzione dei passi, sull'asperità del terreno, sulla strada da prendere, sulle soste, sulla polvere. Nell'incertezza, nel dubbio che sempre ci accompagna ci è amico un cartello stradale ed ogni scritta che voglia comunicarci qualcosa che sia ponte tra noi e l’ambiente, presenza, ologramma di altri passaggi, di altre storie, di altri passi.
Link di Max Loy
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percorso professionale
A N T O L O G I A
lunedì 24 novembre 2014
LA DIREZIONE DEI PASSI
Accade poi che con lo sguardo ci si volga intorno distratti dal nostro pensiero latente. L’occhio guarda lontano, evita le evidenze opprimenti, indaga le cose minime che increspano la superficie, in distanza,
poi torna a meditare sulla direzione dei passi, sull'asperità del terreno, sulla strada da prendere, sulle soste, sulla polvere. Nell'incertezza, nel dubbio che sempre ci accompagna ci è amico un cartello stradale ed ogni scritta che voglia comunicarci qualcosa che sia ponte tra noi e l’ambiente, presenza, ologramma di altri passaggi, di altre storie, di altri passi.
poi torna a meditare sulla direzione dei passi, sull'asperità del terreno, sulla strada da prendere, sulle soste, sulla polvere. Nell'incertezza, nel dubbio che sempre ci accompagna ci è amico un cartello stradale ed ogni scritta che voglia comunicarci qualcosa che sia ponte tra noi e l’ambiente, presenza, ologramma di altri passaggi, di altre storie, di altri passi.
Ci attrae il movimento, ciò che cambia abitudine e dimora: ci si volta per un suono, siamo attenti ai rumori lontani, da decifrare, alle voci. Altre ne sentiamo dentro, indecifrabili.
Cerchiamo fuori la risposta alla domanda che ci urge dentro, mentre viaggiamo sulla rotta per Itaca.
LA MEMORIA
Dal romanzo "IL VIAGGIO" seconda edizione, anno 1993
La documentazione cronologica dei fatti finisce qui, con le evocative parole che Malùa pronunziò in un giorno ormai lontano.
Molti anni sono passati da allora e nel frattempo tante cose sono accadute. Tanto per non sembrare vago dirò che ora ho una figlia di sedici anni, un figlio di dieci ed un gatto di tre. E può bastare come accenno al tempo che passa.
Molte situazioni, diventate senza spessore nel ricordo, sono state messe in soffitta, altre invece hanno subito una dilatazione nella fantasia, altre ancora hanno mutato il loro significato per nuovi accostamenti e nuove riletture. Questo è sempre l’effetto della distanza, sono i famosi tre passi dalla tela che ogni pittore fa quando cerca una sintesi e un equilibrio, ad imitazione della vita.
Niente di strano dunque che da questo momento in poi la visione d’insieme vada a discapito del ricordo di dettaglio, la memoria ha dei vuoti, non ricordo i pensieri e le cose accadute in quel passato ormai distante.
Di un periodo forse lungo, certamente intenso, non mi restano che frammenti d’immagini e qualche sensazione evocata, non so, da un profumo colto distrattamente nell'aria, o da una frase espunta da un contesto, o da una parola, da un accento.
martedì 4 novembre 2014
Auguri MAX
..... inseguendo iL raggio verde ....
(video liberamente tratto da http://vimeo.com/81265853?from=outro-embed)
Tanti auguri, caro Max!
Con affetto e stima ti auguriamo ancora tanta energia e tanta ispirazione perchè tu possa continuare a trarre gioia da ciò che vivi e che rappresenti.
La tua lettura del mondo, la tua espressione e la tua parola scritta ci emozionano e ci trasmettono il valore immenso di una cultura profonda e di una spiritualità sentita.
Con te, l'Arte è senso e tensione continua, pronta a rinnovarsi nella trasfigurazione di ogni stagione o paesaggio. Noi continueremo a interpretare e a concettualizzare le tue figure e tu ad esprimerti nei modi più svariati e misteriosi perchè ci distinguono sensibilità diverse, ma l'importante è ritrovarsi sempre al cospetto di un orizzonte che non chiude ma apre alla volta di significati dal forte e imprescindibile richiamo soprattutto per quelli come te che intuiscono chiaramente la presenza dell' "altrove".. .
ringrazio tutti del pensiero affettuoso che ha addobbato a festa questo giorno da incorniciare. La constatazione più evidente è che tutti noi, uomini e donne del terzo millennio, noi afflitti da incomprensioni e ideologie a contrasto, noi provenienti da luoghi distanti, isolati dietro le porte blindate delle nostre solitudini, tutti noi siamo ancora capaci di aprirci all’incontro e di regalarci un sorriso.
In questo gesto assaporo le primizie di una nuova stagione, quella che contemplo controluce, mentre dipingo, l’Altrove cui alludo sempre quando scrivo, tocco con mano la concretezza del sentimento condiviso di quell’attesa e sperata età felice che è sogno universale dai tempi dei tempi, patrimonio dell’umanità.
Il vostro augurio lo spenderò lavorando per la giusta causa di chi sogna in grande, innamorato della Bellezza, alla ricerca del volto dell’Amore.
Max Loy
martedì 28 ottobre 2014
I SOGNI
Il sogno: processo errabondo senza una precisa finalità? Il sogno a ben guardare ci offre la possibilità di entrare in contatto con qualcosa di valore, la nostra interiorità nascosta e intima.
Nel sogno le immagini che sognamo e le esperienze, seppure apparentemente illogiche,vengono percepite come reali, possibili. I sogni lavorano in noi e svelano, cosciamente e/o inconsciamente, i nostri più reconditi bisogni e aspirazioni.
La capacità dello spazio infinito e della vita senza tempo. Questa esperienza rinvigorisce, stimola e rassicura. Esprime la possibilità concreta di ipotizzare la realtà non necessariamente così come si presenta e la vita può anche non seguire gli schemi stereotipati di comportamento vigenti.
Immaginare e prefigurare alternative significa credere che ci sia una realtà diversa alla quale si può aspirare. La fiducia in questa possibilità è l’alimento di quella tensione che può sfociare in seri viaggi verso le nostre “stelle”.
“La verità non sta in un sogno, ma in molti sogni”.
Pier Paolo Pasolini
FOTO D'EPOCA
https://www.jamendo.com/it/list/a89175/so-ando-con-la-luna
Meriggio… è parola del tempo passato… il tempo passato è il mio tempo, carico di ricordi e di luce. Tutti i capitoli custoditi dalla memoria sono illuminati dall'avvolgente e morbida luce di un meriggio astratto, luce ferma nella fissità di una foto, momento sospeso in cui le palpebre si abbassano, lasciando filtrare tra le ciglia, l'azzurra luce di un orizzonte marino che già è sogno.
La vita è sogno e il sogno è l'estate, in quest'ora del giorno, in questa mia età matura che sfuma i contorni dell'ovvio, come in una foto d'arte.
lunedì 27 ottobre 2014
COSA CERCO IN UN'OPERA?
Cosa cerco in un’opera d’arte? Cerco un’emozione che mi metta in contatto con il mio profondo, che mi risvegli, mi restituisca la meraviglia e tutti i sentimenti allo stato nascente, mi riporti indietro nel tempo, nell’età giovane della scoperta del mondo e mi rimetta in cammino, alla ricerca dell’ineffabile armonia della dimensione trascendente, percorso obbligato sia in arte che nella vita.
Cerco questo. Io sono un ladro...gli artisti rubano il mestiere a Dio, dunque… partirò dalla materia, dal fango, da un contenitore, da un corpo.
Fatto questo, resterò a valutare il peso, la misura e la necessità d’ogni intervento, affinché ogni parte sia ben connessa al tutto e in funzione del tutto, senza appesantimenti decorativi o fuorvianti complicazioni intellettuali.
Questo sarà l’essenziale, la struttura portante delle emozioni infuse e incarnate come anime nei corpi.
STARE IN FAMIGLIA
dal racconto "IL PRESENTE"
La casa era satura di storia, storia di secoli e storia contemporanea, della sua vita. Sulle pareti di tre rampe di scale erano allineati i ritratti di quattro generazioni, dai bisnonni ai figli dei figli. Salì con lentezza cinque scalini e di nuovo sì voltò svagato a considerare l’insolita prospettiva, pensando a quanto cambiasse il mondo per ogni scalino salito o disceso. I ritratti procedevano appaiati in ordine cronologico. Osservò il volto del padre poi quello di sua madre, chiedendosi di quanta compagnia fossero capaci le immagini. Le aveva dipinte lui, allo scopo, con amore e pazienza e da allora, ogni giorno, girando per casa traeva il piacere di stare in famiglia, facendo memoria di tutti.
*************
A TRE PASSI DAL MISTERO
da "IL VIAGGIO" 1993
Il suo volto delicato ispirava innocenza e sensualità, il corpo era molto ben modellato, composto e gentile nell’atteggiamento, i capelli neri e soffici, il naso piccolino e impertinente, la bocca dal bel taglio era dischiusa in un atteggiamento come di stupore e lasciava intravedere il bianco dei denti che immaginavo perfetti.
"Cosa potrò dirle?" cominciavo a chiedermi.
Che si può dire mai a una ragazza così bella, senza essere sciocchi?
"Lasciati guardare... lascia solo che ti guardi..."
Senza far rumore mi avvicinai un poco e mi sedetti sull’asfalto del marciapiede a tre passi da lei: tre passi di rispetto.
La ragazza sembrava non essersi accorta di me, pareva caduta in un sonno ipnotico, misterioso, sembrava la principessa addormentata delle favole.
Cominciavo a provare uno strano disagio, un’impazienza e un’inquietudine...: tre passi, ero a tre passi dall’amore, a tre passi dal mistero e da un destino
IL BISOGNO SPIRITUALE DI BELLEZZA
da "IL VIAGGIO" 1993
Questa donna quindi doveva essere l’incarnazione di un bisogno spirituale di bellezza.
E perché una donna?
...E perché Dio creò la donna?
Già ... perché Dio fece questo?
Presi in mano la Bibbia e lessi là dove sta scritto:
"Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile..."
E in un’altra versione:
"Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò."
...La donna dunque quale imprescindibile interlocutore dell’uomo per realizzare, per incarnare l’immagine di Dio nell’unità ...
In che modo?
“Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre.
Insieme, quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
Insieme nella silenziosa memoria di Dio.Vi sia spazio nella vostra unità, E tra voi danzino i venti dei cieli
Amatevi l’un l’altra, ma non fatene una prigione d’amore:
piuttosto vi sia tra le rive delle vostre anime un moto di mare, riempitevi a vicenda le coppe, ma non bevete da una coppa sola.
Datevi cibo a vicenda, ma non mangiate dello stesso pane, cantate e danzate insieme e siate giocondi, ma ognuno di voi sia solo, come sole sono le corde del liuto, sebbene vibrino di una musica uguale.
Datevi il cuore, ma l’uno non sia rifugio all’altro.
Poiché soltanto la mano della vita può contenere i vostri cuori.
Ergetevi insieme, ma non troppo vicini: poiché il tempio ha colonne distanti, e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.”
Rimisi i libri al loro posto: la Bibbia sul leggio d’olmo ed il Profeta nel suo spazio riservato, nella piccola libreria, accanto alla luce della finestra.
LA FAVOLA
Dal romanzo "IL VIAGGIO" seconda edizione, anno 1993
“Lei era già entrata nell’acqua che, incredibilmente, era tiepida e piacevolissima.
Anch’io subito l’imitai tuffandomi nella limpida piscina naturale prossima alla cascata. In quell’acqua calda e protettiva, mi sembrava di rinascere purificato.
Il rumore sordo e profondo della cascata ci giungeva costante, svuotandoci la mente dai pensieri e dalle preoccupazioni. Nuotavamo sereni in quell’acqua pura, mentre lentamente si faceva sera.
Lei si era seduta su un fondale basso e, immersa fino alla vita, giocava indolentemente con l’acqua: la raccoglieva nelle palme delle mani e la faceva scivolare lungo le braccia e sul collo. Io mi ero spostato al centro della pozza, dove non si toccava e l’acqua era scura, e mi divertivo ad immergermi profondamente, per poi lasciarmi risalire lentamente a galla.”“Era ormai buio fitto ed il bagliore del falò lo rendeva assolutamente impenetrabile ai nostri occhi.
La notte era limpida, senza luna, solo le stelle, ragguppate in costellazioni sconosciute, brillavano a migliaia sopra noi: piccole luci della notte a cui volgevamo gli occhi ed i pensieri.
Giacevamo su delle fascine, poste come giaciglio, silenziosi, stretti l’uno all’altra, mettendo in comune paure e desideri, progetti e sogni.”
FRAMMENTI
Dal romanzo "IL VIAGGIO" seconda edizione, anno 1993
Ora segue uno spazio vuoto, mancano molte pagine ormai perse per sempre e la memoria non aiuta.
Cosa accadde in questo spazio vuoto, lo sa solo Dio.
Dio passeggia nelle nostre profondità e ricorda per intero il percorso della nostra vita, ma noi no, noi discendiamo la notte in misteriose regioni, ma di giorno non ricordiamo e nulla sappiamo di ciò che è stato, perché anche il presente ci sfugge, insieme alla nostra vita. Se comprendessimo il senso della vita, certamente ricorderemmo... ma il senso ci sfugge.
...Ho qui, sotto gli occhi dei frammenti, poche righe raccolte qua e là da quel che resta di un libro, di un diario andato perso.
In questi passi l’atmosfera è cambiata, è molto serena e ovattata. Sembra quasi la continuazione dei momenti del nostro primo incontro. Cosa è successo? ...Non lo ricordo... Come cambiano i sentimenti nell’animo umano?C’è stabilità nel nostro cuore?
E non c’è più l’angelo con la spada fiammeggiante a difesa della porta dell’Eden?
Non siamo più nel vecchio testamento?
Ora si può entrare, uscire e rientrare a piacimento nel Paradiso?
Inutile cercare ancora, la mente non penetra quel buio profondo.
Inutile è chiedersi dove sono i morti ed inutile è cercarli sottoterra.
Non restano che questi frammenti che non so neanche a quale periodo o a quale situazione attribuire; strana questa nebbia, ma ormai ai fatti strani sono abituato, e non ci faccio più troppo caso.
Ecco, riporto qui di seguito qualche cara immagine di pace, di luce e di bellezza, una breve sequenza sulla quale getta la sua ombra il resto di questa storia ed un ricordo, questo sì, fissato in modo indelebile nella mia memoria e nel mio spirito. E’ il ricordo di un tempio e di un sacrificio...
Molti giorni sono sprofondati nell’oblio, ma un ricordo no. E’ inciso nella memoria per sempre, ceduto al sogno dal sogno, di notte in notte, da duemila anni almeno.
Oltre questa vicenda si apre un’altra storia, ma questo è un fatto che capirò invecchiando.
Ora desidero solo radunare i pochi frammenti rimasti le poche reliquie di una storia d’amore consumata.
Certo non voglio giudicare, né riesco a capire fino in fondo la verità. Ho l’obbligo però di non (voler) dimenticare.
Nonostante siano passati molti anni, nonostante la vita mi abbia trascinato con sé oltre quell’amore, io conservo ancora uno spazio per quella fanciulla nel mio cuore, lo spazio dei ricordi che ci hanno aiutato a crescere.
Torno quindi a sollevare, forse per l’ultima volta, l’arrugginito coperchio dello scrigno dove ho custodito, tardivamente, poche pagine sfuse, per ritrovare il suo nome, la sua vita... e la mia.
LADY O.
“Bimba bruna e agile, il sole che fa la frutta,
quello che rassoda il grano, quello che piega le alghe,
ha fatto il tuo corpo allegro,
i tuoi occhi luminosi e la tua bocca che ha il sorriso dell’acqua.
Un sole nero e ansioso ti si arrotola nei fili della nera capigliatura,
quando stendi le braccia.
Tu giochi col sole come un ruscello e lui ti lascia negli occhi due pozze oscure.
Bimba bruna e agile, nulla a te mi avvicina.
Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno.
Sei la delirante gioventù dell’ape,
l’ebbrezza dell’onda, la forza della spiga.
Il mio cuore cupo ti cerca, tuttavia,
e amo il tuo corpo allegro, la tua voce sciolta e sottile.
Farfalla bruna dolce e definitiva
come il campo di frumento e il sole, il papavero e l’acqua.”
Pablo Neruda
*******************************
Poesia d'amore: ritratto di donna. Brani tratti dal film "Lady O"
"K.Gibran/Sandrino Aquilani-L'amore"
Musica
"Il Postino - guitar and bandoneon version" di Luis Bacalov ( • • )
LA COSCIENZA E LA PROFEZIA
Dal romanzo "IL VIAGGIO" seconda edizione, anno 1993
Quella notte qualcuno accusò: - Tu hai crocifisso! - Era la voce del demonio, che ora mi tentava con la disperazione di Giuda.
Ma un’altra voce ricordò: - Tutti hanno crocifisso - Era la voce dell’Amore, che aveva affogato nel suo sangue innocente questo delitto.
Quella notte rimasi sveglio per ore a pensare. La luce misteriosa della luna si rifletteva nello specchio, a lato del mio letto e rischiarava il cuscino e stilizzava in nero il mio profilo sul muro.
Era notte fonda. Inutile alzarsi.
Per andare dove? Quale ombra poteva nascondermi dallo sguardo dell’amore crocifisso? Quale luogo?
Era notte fonda, ed io ero condannato all’immobilità, a giacere desto e a contemplare nello specchio la distanza dalla luna, come distanza da un ideale.
Era il mio purgatorio.
L’indomani, sarebbero iniziati gli esami di maturità.
L’amore aveva reso la sua testimonianza e detto la sua definitiva parola e dimostrato la verità e attestato la sua fedeltà.Ora non era più possibile il dubbio.
ora era preclusa qualsiasi alternativa.
Oltre l’amore, ora, era evidente, c’era solo il vuoto, il non senso, la morte.
Oltre l’amore non esisteva verità, né giustificazione.
Per quanto mi fossi adoperato per cercare un alibi, la docilità e la mitezza dell’amore, avevano reso vano qualsiasi pretesto, anche il più inquietante e il più tragico di questi: che cioè io avrei ucciso l’amore per amore.
Perché non riuscivo a raggiungerlo, perché mi sfuggiva e non potevo trattenerlo tra le mie braccia, non potevo vivere della sua vita, non potevo imprigionare i suoi pensieri, penetrare il suo mistero, vivere dentro il suo cuore, respirare il suo respiro... essere una cosa sola.
Avevo ucciso, dunque, per pazza disperazione, poiché avevo sperato fino all’ultimo di poterla legare a me, ma più aggiungevo catene alle catene più la sentivo distante, più la rinchiudevo, più la sentivo persa ed infine avevo sperato di poterle rubare il cuore, cercandolo attraverso il suo sesso, dentro il suo corpo, con una lancia... e l’avevo uccisa... e per sempre l’avevo persa !
Così inutilmente e follemente mi ero macchiato del suo sangue con un orrendo e premeditato delitto !
E cosa potevo dire ora? Quale pietà invocare? Quale avvocato avrebbe difeso la mia causa, la causa di un delitto efferato, premeditato e senza movente?
Si, del tutto ingiustificato, perché lei mi amava fino a lasciarsi uccidere per amore, lei mi amava ed era sempre accanto a me e rallegrava i miei giorni e mai un attimo mi aveva dimenticato.
“Anche se una madre potesse dimenticarsi della sua creatura... io mai mi dimenticherò di te” , mi aveva giurato, ed io le credevo.
Dunque io cercavo quello che avevo già, e non ero inconsapevole, ma capivo che stavo tentando l’impossibile.
Io avevo concepito l’assurdo, l’impronunciabile essenza del peccato antico, volevo inventare un nuovo codice, volevo prosciugare il “moto di mare che separava le nostre rive...” e volevo contestare a Dio il furto della donna dal mio costato. Ma se avessi potuto fare questo, se Dio mi avesse assolto e lasciato libero di andarmene dalla sua mano che mi teneva stretto in un amore tenero, io sarei stato nuovamente solo, come l’Adamo antico, in un Eden vuoto e triste... e sarei stato incapace di amare, perché non avrei avuto chi amare. Senza la donna, “l’aiuto che mi era simile”, senza la misteriosa, sconosciuta compagna, nata dalla mia tristezza, nel sonno, “carne della mia carne e ossa delle mie ossa” , ma separata, persona, carattere, destino, senza la mia Eva, non avrei potuto mai conoscere l’amore, sarei vissuto eternamente confinato nell’inferno della solitudine.
Se era questo che avevo concepito, allora certamente ero pazzo. Avevo concepito ed inseguito l’assurdo, avevo cercato l’amore su una strada “deserta, strada sterrata, non percorsa, dimenticata...”
Ero impazzito: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno!”
Ciò nonostante non ero giustificato perché il risultato dei miei pensieri e delle mie azioni era stato sempre davanti ai miei occhi e l’amore sempre mi chiedeva ragione delle mie scelte.
In conclusione, io avevo peccato deliberatamente, con pieno consenso ed ingiustificatamente: questo era un peccato mortale.
...Ma “forte come la morte è l’amore...”
Si... io non avevo ucciso l’Amore, perché l’Amore non può morire... io avevo ucciso me stesso ed ora ardevo avvolto dalla fiamma infernale del rimorso che mostrava, con evidenza sconcertante, il nodo dell’inganno sciolto: il peccato era gratuito perché gratuito era l’Amore, l’Amore era pienezza, il possesso era vuoto, l’Amore verità, l’odio menzogna, l’amore era vita, l’egoismo era morte.
Io avevo fatto cattivo uso della libertà ed ora ero legato, avevo fatto cattivo uso della ragione ed ero impazzito, avevo fatto cattivo uso della vita ed ero morto.
Ed essendo morto, non potevo più fare nulla per me. Più nulla per farmi perdonare, più nulla per riscattarmi.
L’Amore mi aveva sempre avvertito: “Non ti è lecito!” ; “Non ne mangiare, altrimenti morrai!” ma ha rispettato la mia libertà, perché l’Amore è libertà e ha lasciato crescere insieme il grano e la zizzania fino alla mietitura...
E qual era il mio grano ?
Il mio grano era lei...
...e lei mi venne restituita...
L’Amore predisse: "Quando sarò innalzato (sulla croce) attirerò tutti a me...” Si, ora io capivo fino in fondo la profezia.
Nessuno, nemmeno l’Amore poteva spingersi oltre quel segno:
“Non avrete altro segno...”
Io ero pentito... ma non ancora salvato, rimesso in cammino, ma non ancora giunto.
Avevo imparato: nello specchio si rifletteva una realtà capovolta.
Chi mai c’era dietro quello specchio degli incantesimi?
Che fosse veramente il diavolo ?
IL TEMPO
tecnica mista su pannello 100x70 anno 1978
Dal romanzo "IL VIAGGIO" seconda edizione, anno 1993
Il vecchio sospese una pentola di rame sul fuoco, agganciandola ad una catena che scendeva dalla volta, e vi pose in ammollo alcune foglie aromatiche che affondò con un mestolo nell’acqua già calda.
Io allungai una mano e presi a caso un libro, lo aprii a caso e ne lessi qualche riga in silenzio:
“Tra i miei scritti il mio Zarathustra è parte a sé. Con esso ho fatto all’umanità il dono più grande che finora le sia stato fatto. Questo libro, la cui voce porta oltre i millenni, non è solo il libro più alto che esista, il vero libro delle altitudini - l’intero fenomeno uomo si trova a grande distanza sotto di esso - è anche il più profondo che sia mai nato dalla ricchezza più segreta della verità. Qui non parla un “profeta”, uno di quegli orribili ibridi di malattia e di volontà di potenza, che son chiamati “fondatori di religioni”. Qui non parla un fanatico, qui non si “predica”, qui non si pretende la fede: da un’infinita pienezza di luce e profondità di gioia cade, goccia a goccia, parola su parola - una tenera lentezza è il ritmo di questi discorsi. Tali cose toccano solo ai più eletti; è un privilegio senza pari essere uditori: non è per tutti avere orecchie per Zarathustra... Con tutto ciò Zarathustra non sarà un seduttore?”
Richiusi il libro e riposi Nietzsche al suo posto, nel suo spazio, e da uno spazio accanto trassi un volumetto di Hesse.
“Una volta lei mi ha detto che ama la musica perché non è morale. Sia pure, ma il fatto è che lei non deve essere un moralista. Certe volte lei si considera originale e si rimprovera di camminare per vie diverse da quelle degli altri. Bisogna che la smetta. Guardi il fuoco, guardi le nuvole, e non appena le vengono i presentimenti e nel suo cuore ode parlare le voci, le segua con abbandono e non chieda se ciò piaccia o non piaccia al signor maestro o al babbo o a qualche buon Dio.
Così non si fa che rovinarsi, si finisce sul marciapiede e si diventa fossili. Caro Sinclair, il nostro Dio si chiama Abraxas ed è Dio e Satana e abbraccia in sé il mondo chiaro e il mondo scuro.
Abraxas non ha nulla da obiettare contro i suoi pensieri o i suoi sogni. Non se ne dimentichi. Ma se lei diventa normale e senza pecca, egli l’abbandonerà e si cercherà un’altra pentola per cuocervi i suoi pensieri.”
Il vecchio aveva levato il decotto dal fuoco e aveva disposto tre tazze su una lastra di granito.
Offrendomene una, fece un gesto ampio con l’altra mano, abbracciando quell’immensa biblioteca:
- Vedi ragazzo, qui è raccolta, ai tuoi piedi, la saggezza e la scellerataggine di tutto il mondo, c’è il pensiero dei più acuti filosofi antichi e moderni, il messaggio di tante e diverse civiltà, la storia delle grandi religioni, ci sono i profeti... Tutti questi libri non sono che una corale meditazione sulla vita fatta dagli uomini di tutti i tempi. Conoscendo tutto questo l’uomo si purifica e si ricongiunge alle proprie origini, a Dio, e vince la morte perché il pensiero è immortale. -
- Vuoi dire che tu non morirai? - chiesi candidamente.
- Voglio dire che conoscere è la vita eterna, è la cosa più importante e, quando, attraverso la conoscenza, io raggiungo l’estasi spirituale, dove tutto è luce, evidenza e pura intelligenza, io sono già morto, completamente dimentico di me stesso e vivo sfolgorante in un’eternità incommensurabile: sono puro pensiero. -
- Ma il tuo pensiero e la tua scienza non ti salveranno, anche tu morirai - disse Malùa, con una ruvidezza che non le conoscevo.
- Non mi importa se il mio corpo morirà... - replicò il vecchio, voltandoci le spalle, curvo accanto al fuoco - quando una vita è spesa bene, la morte diventa il più dolce dei sonni... ed il mio spirito riposerà in Dio. -
- Ma come hai cercato Dio nella tua vita? - continuò Malùa, polemica.
- Non ho cercato certamente Dio fuori di me, ho cercato invece me stesso e nel mio spirito ho finalmente trovato la mia pace e il mio Dio. -
- Quindi conosci Dio? ...Hai visto il suo volto! - esclamai stupefatto.
- Sì, conosco Dio. Dio è sapienza, ed io, ora, possiedo la sapienza perché ho vissuto cercandola sempre. -
- Ma ... - insistetti - anch’io conosco qualcosa della vita e di me stesso... è poco, è vero, ma è sufficiente a farmi capire che, per quanto possa allargare la mia comprensione fino a farla coincidere con i confini dell’universo, questa conoscenza non mi sazierà mai e tanto meno capisco come questa conoscenza perfetta, non debba espandersi all'infinito.-
- Ragazzo mio - rispose bonariamente - parliamo di due cose diverse, molto diverse... Una cosa è la conoscenza degli effetti, dei sintomi... ed un’altra è quella delle cause: la prima è pertinenza della scienza, essendo una conoscenza materiale dei fenomeni, è una conoscenza subordinata, incompleta, deficitaria.La seconda è invece una conoscenza perfetta, completa bastante a se stessa: è una sapienza spirituale e per possederla non basta e non serve solo una vita di studio e di ricerca, ma è necessario il distacco dalle passioni, mantenere fermo il carattere e stabile la contemplazione, ma chi la possiede, vive nella stessa mente di Dio e Dio è completo, nulla è più grande del Suo Nome.-
Mi sentivo avvilito nel confrontare i miei insuccessi e la mia inquietudine con la ieratica sicurezza di quel vegliardo.
- Mah ... - feci pensieroso - fino ad ora sono stato sospinto da un’inestinguibile sete di Assoluto, che non mi ha mai dato riposo. Ho bevuto a tante fontane, ma in nessuna fonte scorreva l’acqua che spegne quella sete e la mia felicità è sempre stata provvisoria, instabile, sfuggente ... -
Tuttavia, anche se in soggezione, qualcosa nel mio intimo mi diceva di guardare più a fondo in quell’uomo e di non lasciarmi troppo suggestionare da ciò che sembrava.
Malùa che, come sempre, era attenta e sensibile ai miei umori e capiva per questo ogni mio nascosto pensiero, mi venne più vicina e con fare clandestino mi sussurrò all’orecchio questa storiella:
“Una volta il diavolo andò a passeggio con un amico. Videro un uomo davanti a loro che si chinava e raccoglieva qualcosa dalla strada.
“Cos’ha trovato quell’uomo?”, chiese l’amico.
“Un pezzo di verità”, disse il diavolo.
“E non ti dispiace?”, chiese l’amico.
“No”, disse il diavolo,
“gli permetterò di farne un credo religioso.”
- Che ne dici? - rise furba - ti è piaciuta? ...Ne conosco una quantità ... -
Poi si fece seria e aggiunse sottovoce - Quest’uomo è pazzo... vorrei proprio chiedergli se è felice... -
UNA NUOVA STAGIONE
olio su tela 100x70 anno 1980
Dal romanzo "IL VIAGGIO" seconda edizione, anno 1993
Giacevo fra l’erba verde e rigogliosa d’un prato, sotto un grande albero ed intorno si estendevano a perdita d’occhio campi di grano, che, già maturo, biondeggiava al sole ed ondeggiava al soffio di un tiepido vento.
“Sono morto” pensai, ma come sempre il prepotente contatto con la realtà non mi permise di crederlo.
Tutto mutava intorno a me ed io, che mi trovavo al centro di questo vortice, ero il solo punto fermo.
Cercai il monte e lo rividi stagliarsi contro un nuovo, lontano cielo, sulla linea di un nuovo orizzonte.
“Perché?” mi chiesi, ma non mi affannai a cercare la risposta che avrei atteso dal futuro, per rivelazione. Se quel monte rappresentava qualcosa, significava che il mio viaggio non era ancora concluso.
Mi avviai allora con il cuore più leggero, carico di alate speranze e dolci emozioni, verso quello sfuggente miraggio. Era una mattina limpida ed il clima era primaverile. Camminavo aprendomi la strada fra il grano dal quale si alzavano, al mio passaggio, stormi di passeri, che cinguettando e rincorrendosi tra loro, si nascondevano nuovamente poco oltre, fra l’erba alta.
“...Il mondo esterno, mutato tutt’intorno, in attesa, allusivo e solenne, per la prima volta concordava perfettamente con quello interiore. In questi casi l’anima mette conto di vivere. Tutto era natura in attesa, pronta ad accogliere devotamente il destino."
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martedì 16 settembre 2014
Sulla rotta di Cristoforo Colombo
Dalla conferenza la libertà nell'arte
La libertà è stata sempre il mio presupposto esistenziale ed il mio ideale filosofico astratto. Avevo vent’anni, non potevo proprio pensarmi dietro la scrivania di un ufficio, che immaginavo senza finestre, né integrato in una delle tante possibili nicchie sociali. Viaggiavo ormai con la mente e con il cuore sulla rotta di Cristoforo Colombo, alla scoperta del Nuovo Mondo, alla ricerca di un’identità e di un destino. Ora posso allungare il braccio nel sacco dei ricordi e ripetere quel gioco, che è metafora, di far scivolare dalla mano la sabbia con lo sguardo perso lontano, sul mare: trent’anni di vita come sabbia. Il mio tempo, la mia libertà, il mio destino che hanno ormai una storia scritta, son qui, presenti nella memoria e l’orizzonte è sempre sfumato d’azzurro, ancora vago di promesse, vuoto, silenzioso, lontano.
La libertà, mi chiedo, qual è stata la mia libertà? Come ho vissuto il mio tempo? Ma in realtà non è una domanda poiché come domanda è impossibile. E’ piuttosto una preghiera inespressa dell’anima: “Che io riposi in pace” ripete, come un mantra.
“Beato te!” sento ancora gridarmi dietro, a motivo della mia libera professione, “tu fai un lavoro che ti piace e sei libero!” ed io rispondo con un gesto impacciato del capo, come a schermirmi e sorrido con stanchezza. E’ proprio così, penso, e solo io so quel che costa.
L’erba del vicino... Noi guardiamo gli altri e gli altri guardano noi e ci invidiamo scambievolmente le sorti, anche se alla fine tutti combattiamo la stessa battaglia. La vita, in età diverse, ci fa passare tutti sotto gli stessi gioghi e noi continuiamo a scambiarci i ruoli ma, perdendo la memoria del nostro passato e non riuscendo mai ad accettare il presente né a configurarci il futuro, continuiamo a sentirci estranei e diversi.
E non ci capiamo.
Ecco, quando invidiate la libertà di un artista dovreste anche sapere che la libertà è consapevolezza e la consapevolezza è responsabilità ineludibile.
martedì 18 marzo 2014
UNA DOMANDA IMPEGNATIVA
- Di che tempo parli? Parli del "TEMPO" o di quest'epoca? Se il riferimento riguarda l'epoca ti posso rispondere che il mio eclettismo è un chiaro esempio della cultura contemporanea, dove le contaminazioni dovute all'enorme diffusione delle informazioni, hanno mischiato le carte nel mazzo ordinato delle accademie e girato pagina col passato anche recente. Parlando invece del Tempo come entità astratta, il discorso diventa sottile e vago. Forse posso dire che nelle mie opere sono rintracciabili i due momenti fondamentali di ciò che definiamo "tempo", uno è il movimento e l'altro è la fissità. Nel fluire dinamico delle mie composizioni, dove è palese il gesto rapido della mano nel guizzare del segno, è altresì presente la sintesi contemplativa che coglie l'attimo e lo eterna: questa dinamica è un esplicita testimonianza del vivere nel tempo.-
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