tutte le immagini dei quadri, delle sculture ed i testi tratti dai libri dell’artista sono © di Max Loy


..."Il raggio verde è una luce visibile per brevi secondi nelle chiare serate estive, subito dopo il tramonto del sole.

In metafora è qualcos’altro di più significante, una luce interiore che va cercata lì dove ha dimora: nel silenzio.



raccolta di immagini, testi e pensieri di Max Loy ...

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In these paintings of mine there are two different elements: colour and shape, casualty and organization, intuition and recognition. Two different types of music combining melody and a countermelody evoking the marvel of a stereophonic listening.


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Esposizione virtuale delle opere di Max Loy.

“E’ così: ogni azione e ancor più manifestamente quelle dettate dal sentimento, affondano le radici in una regione misteriosa dalla quale ogni gesto assume un significato trascendente che è caratteristico della figura dell’uomo: egli trascende se stesso, così le sue azioni sono allegorie, immanenza e trascendenza insieme.

Questo è un mistero grande, l’unico.”

data inizio blog: 8 ottobre 2009


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sabato 25 maggio 2013

La disciplina e l'arte


L’idea di disciplina dentro un quadro di vita artistica non è immediatamente associata alla regola. L’idea di disciplina è legata al discepolato (discepolato vuol dire che c’è un discepolo e c’è un maestro); e questo discepolato non necessariamente dice una subordinazione ed una inclinazione di soggezione. Infatti secondo l’etimologia della parola disciplina c’è appunto la parola discepolo, discipulus in latino, e la cosa più interessante è che dentro questa parola c’è una radice straordinaria. E’ la radice dic. Questa radice è una di quelle che contemplano in sé l’idea di luminosità, di divino, il manifestare, il vedere, l’indicare. 


Dunque la disciplina prima di essere un complesso di regole è un tentativo di chiarificazione, un desiderio di semplificazione che in qualche modo aspira ad una chiarezza che ha un percorso, una pista. Per questo il discepolo si affida ad un maestro; così come il maestro ha nella propria responsabilità la chiarificazione dell’anima del discepolo.
Così avviene nell’ambito della vocazione artistica. Essa non è uno sforzo per raggiungere o conquistare qualche abilità o conoscenza. E’ invece qualcosa che appartiene all’ordine del fascino, ed il fascino è qualcosa che si avverte, si subisce. Semmai occorre una “ripulitura” dell’anima perché questo fascino sia sempre più intensamente avvertito.


A tal riguardo il rapporto che c’è tra il discepolo ed il maestro è un rapporto di grande importanza, un rapporto di rispecchiamento reciproco e di fiducia, nel quale il compimento del tragitto (il percorso, la pista individuati) va verso l’interiorità. Se il maestro è tale perchè riesce a rendere il discepolo simile a sé, lo deve portare alla propria medesima profondità. E’ un atteggiamento di introspezione. Il maestro prepara la strada per poter far emergere quella velata maestria che ha intuito essere  nel discepolo. Ed il discepolo deve sentire l’omogeneità di chiamata rispetto al maestro.
Se si pensa alla disciplina come ad una regola, ad un ritmo, dimenticando il “materiale” di questo ritmo, si trascura la profondità dell’idea di disciplina come chiarificazione interiore. La disciplina quindi non va intesa soprattutto come regola, ma come ritmo vitale, vitalità.  
E’ significativo, a tal proposito, che quando si conosce un grande maestro la riconoscenza è il sentirsi partecipi della medesima maestria trasmessa “per contagio” , attraverso il suo metodo, la sua disciplina.
Questo è poi il senso che si deve avere quando si parla di disciplina nell’ambito artistico. La disciplina non è un complesso di regole rispetto alle quali bisogna obbedire; ma viceversa è il “contagio” del fascino dello spirito, entrare nel ritmo vitale che permette la chiarificazione interiore.  


Per contro, l’opposto della disciplina si realizza quando si confonde la regola con il fine. Quando si celebra la regola, anziché passare attraverso la regola per raggiungere il fine. La regola deve essere sempre in funzione del fine. Un esempio: l’artista studia e quindi si applica con disciplina per maturare e rendere vitale la propria comprensione; ma se studiasse unicamente per essere riconosciuto abile, celebrerebbe la regola, e questo sarebbe davvero una disfatta! 

L’idea del compimento 
è quella che serve per declinare la disciplina. 


Liberamente tratto da una conversazione di Padre Giuseppe Barzaghi.

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