Link di Max Loy
·http://www.youtube.com/user/maxloy1950
·http://blog.libero.it/ecodimaxloy/
·http://www.gigarte.com/maxloy
·http://twitter.com/maxloy1950
. https://www.gruppoalbatros.com/prodotti/mettimi-come-sigillo-sul-tuo-cuore-max-loy/
percorso professionale
A N T O L O G I A
martedì 24 novembre 2015
Sostanze e trasparenze
Quando ci si
incomincia a porre il problema di rappresentare la realtà e di come comunicare
le sensazioni connesse, ci si accorge che si pensa per astrazioni: le cose si
possono toccare, ma il loro nome no. I nomi delle cose hanno nature trasparenti
che lasciano intravedere le inafferrabili sostanze di cui sono i simulacri.
Il linguaggio
astratto lambisce le sponde della coscienza introducendoci in una quieta
contemplazione visionaria intraducibile, ma appagante
Così come
abbiamo un corpo e un'anima, ugualmente la nostra arte è linguaggio di forma e
contenuto: senza un contenitore non esiste contenuto, ma il contenitore è in
funzione del contenuto, è figura, forma visibile di ciò che contiene. Più un
contenitore è trasparente, meglio rivela il contenuto.
Tra i due
linguaggi, figurativo e astratto, non esiste differenza di natura, ma di
trasparenza.
Max Loy
La genesi dell'arte
L’arte è un processo
rappresentativo che nasce dalla consapevolezza di voler comunicare un’idea o in
informazione complessa attraverso un codice.
La mente struttura e codifica il pensiero simbolico e dà luogo a
rappresentazioni.
L’arte rappresenta, quindi, un processo di selezione
culturale: serve ad incrementare l’apprendimento e a gerarchizzare
l’informazione. Questo genera maggiore complessità e quindi migliora la qualità
dell’informazione e la sua propagazione culturale.
L’arte si caratterizza come un fenomeno compulsorio determinato
dalla necessità di codifica esterna di immagini mentali e proiezioni
simboliche, un linguaggio necessario alla selezione naturale dell’informazione
da trasmettere e da condensare. In questo atto creativo, l’artista diventa il
tramite, la figura necessaria alla mediazione culturale.
La genesi dell’arte inizia dalla necessità di codificare un
segnale complesso in una rappresentazione leggibile. L’arte diventa quindi tecnologia della
conoscenza.
Da questa analisi ricaviamo che la trasmissione
dell’informazione culturale avviene attraverso un processo di selezione
naturale, parte conscio e parte inconscio. L’arte rappresenta il momento della
coscienza, della mente cognitivamente flessibile in cui la mappa mentale si
configura all’esterno attraverso un complesso elitario e selettivo di
socializzazione culturale, di costruzione di un alfabeto che, all’inizio era accessibile a pochi.
L’arte è la causa e non l’effetto della trasmissione della
conoscenza, molto prima della scrittura, ed assieme al linguaggio.
lunedì 16 novembre 2015
Le voci del silenzio
Al linguaggio delle parole, alla comunicazione che si svolge lungo il cammino delle parole, si intreccia quello enigmatico del silenzio.
Le parole del silenzio nelle loro diverse articolazioni tematiche: il silenzio dello stupore nel cuore, il silenzio della gioia e della speranza, il silenzio ardente del mare e delle stelle, il silenzio del dolore e dell'angoscia, della tristezza e della disperazione, il silenzio delle cattedrali, il silenzio che è premessa di esperienza mistica.
Il silenzio ha un suo linguaggio: c'è il silenzio che nasce dal desiderio, il silenzio che dice la nostra malinconia, o la nostra angoscia, ma ancora le nostre speranze inespresse e i nostri timori.
Ci sono nel silenzio molteplici dimensioni semantiche, mentre una sola è quella del mutismo, l'assenza di significati; e in forma di comunicazione, quella parlata, e in quella letta, non è possibile fare a meno del silenzio che modula le scansioni e gli andamenti del discorso, e che dilata le indicibili risonanze emozionali delle parole; rendendole ancora più arcane nelle loro suggestioni.
tratto da Parlarsi - La comunicazione perduta di Eugenio Borgna.
martedì 3 novembre 2015
Emozioni dicibili
Ci sono momenti della vita in cui, andando alla ricerca di una forma di comunicazione che porti alla luce le nostre emozioni più profonde e più arcane, sentiamo come questa non possa se non essere la comunicazione mediata dalla parola poetica, dall'arte. Solo rileggendo, e tenendo nel cuore, alcuni frammenti poetici, le nostre indistinte emozioni si chiariscono in noi, e si fanno riconoscibili nella loro concretezza, e nella loro comunicabilità.
Cosa sia la poesia (il linguaggio poetico e l'arte) come essa smuova i ghiacciai delle nostre distrazioni e della nostra impossibilità a dare voce alle nostre emozioni, è tema sconfinato.
"Per un attimo il nostro essere viene centrato, rinchiuso; come sempre accade sotto il colpo violento dell'emozione personale. E' vero che, dopo, la sensazione comincia a espandersi, in cerchi sempre più larghi, attraverso la nostra mente; raggiunge sensi più remoti; e questi cominciano a risuonare e a commentare, e prendiamo atto degli echi e dei riflessi." (V. Wolf)
"Perchè poesia è veggente attesa nella penombra, poesia è abisso che sa della penombra, è attesa sulla soglia, è comunione e insieme solitudine, è promiscuità e paura della promiscuità, casta nella promiscuità, così casta come il sogno del gregge dormiente, e tuttavia paura dell'impudicizia: oh, poesia è attesa, non è ancora partenza, ma perenne congedo" (H. Broch)
Tratto da Parlarsi di Eugenio Borgna
martedì 13 ottobre 2015
Arte: comunicazione come condivisione ed interpretazione
musica
Trovo che nell'ermetismo semantico delle opere
astratte, siano la tecnica e la struttura compositiva ad offrire una chiave di
lettura di un certo interesse piuttosto che il racconto in sè, apparentemente
privo del consueto sviluppo sequenziale. Potrebbe essere l'imbarcazione che
finisce in mille pezzi o qualsivoglia altra figura a frantumarsi sotto i colpi
impietosi di un presente che procede privo di nocchiero, di timone e di
direzione.
L'arte interpreta il presente o è il presente
ad irrompere violentemente nella sfera creativa e a ferire come un dardo di
fuoco? Rabbia o denuncia? L'azzurro non è ceruleo e l'arancio è spento,
annacquato, invaso dal nero che prelude al principio distruttivo. La ferita non
apre uno squarcio nè sulla luce nè sullo sfondo. E l'attimo forte e doloroso
della distruzione, della fine, fermata per sempre sulla tela e pronta a
rinnovarsi ormai per sempre.
E' il potere dell'Arte, che aggiunge al
realismo fotografico l'urlo muto dell'artista e la sua lettura del mondo.
Elettra
Bianchi
Le parole a commento, quelle giuste, sono il valore
aggiunto di un'opera e non intendo le parole che spiegano, ma quelle che si
accordano per fare eco e controcanto. Tu sai entrare in risonanza con le
mie vibrazioni e le tue parole sono perfettamente adeguate al mio passo. Max Loy
L'opera d'arte è messaggio, Il messaggio è comunicazione
Nel rapporto comunicativo non ha importanza solo ciò che viene detto, ma anche
(e talvolta soprattutto) il “non detto”, anzi il “non dicibile”, che accompagna
e contestualizza il messaggio all’interno della situazione comunicativa. Quindi, proprio perché si tratta di leggere
il messaggio all’interno di un contesto, questo concetto di comunicazione
assume una valenza ermeneutica.
Bisogna interpretare.
E l’interpretazione
implica un coinvolgimento dell’interprete.
Ci si accosta al
messaggio stesso sempre già sulla base di una propria aspettativa, che viene
poi modificata dall’incontro con esso e si trasforma in una nuova aspettativa,
che deve a sua volta confrontarsi con l’oggetto, e così via.
In questo senso
si attribuisce un gran valore al ruolo del ricevente, che non è solo quello,
meramente passivo, di immagazzinare i dati che vengono trasmessi, bensì di
contribuire attivamente alla determinazione del senso del dato stesso.
Qui la
regola è la convergenza e la compenetrazione:
esperienze che caratterizzano l’umano.
mercoledì 7 ottobre 2015
IO HO IL MIO SOGNO
L'Arte è sempre stato il mezzo privilegiato per comunicare contenuti complessi in modo subliminale. Io ne faccio uso con intento pedagogico e con responsabilità, consapevole di svolgere un'importante missione etica: sollevare gli sguardi da terra per portarli lontano, nel blu oltremare, sulla sottile linea dell'orizzonte che separa la terra dal cielo, la materia dallo spirito, l'effimero dall'eterno.
Lo faccio giocosamente, con stravaganze colorate che catturano l'occhio e arredano le pareti delle case, ma che sono il distillato di sofisticate alchimie e il punto d'arrivo di una lunga ricerca.
Il mondo è immenso, è indispensabile farne sintesi, altrimenti ci si perde, non bastano i tre passi di distanza dal cavalletto, che nomino spesso, serve un vero e proprio distacco: ne sono capace?
Me lo chiedo in tutta onestà, lasciando la domanda sospesa, come promemoria, perché credo sia l'unica domanda preliminare utile.
Tutti gli altri discorsi, ”il dettaglio”, rendono conto di sé nelle cose che pubblico senza pretesa né voglia di porsi a paradigma, sono stazioni, a volte pietre miliari che ricapitolano il mio pensiero in appunti, per far ordine nella mia vita.
Pubblico i miei itinerari esistenziali attingendo al lavoro svolto negli anni passati, ne curo l'editing sposandoli all'attualità, alternando vita e opere per tenere sott'occhio la sfericità di un panorama stratificato e complesso, ponendo attenzione ad elidere gli argomenti in palese conflitto tra loro, come ho imparato a fare, a suo tempo, dall'algebra.
“Il mondo segue la sua stella livida e caduca... " ho detto in un video, “…ma io ho il mio sogno.”
Non ho messo giù parole a caso.martedì 28 aprile 2015
La possible unificazione interiore delle civiltà
Ci si domanda se la fase finale di tutte le civiltà determini, in qualsiasi forma, un allontanamento dall'idea umana, assenza di anima, come inselvatichimento, come irrozzimento. Ciò che è avvenuto nei secoli diciannovesimo e ventesimo sarebbe allora soltanto la forma specifica con la quale la civiltà "faustiana" dell'occidente muore? Ci sarebbe da domandarsi se tutte le civiltà muoiono allo stesso modo; se accanto alla morte naturale dovuta all'esaurimento delle forze vitali e alla morte violenta causata da irruzioni di una civiltà straniera dall'esterno, non esista anche la morte per malattia fisica e morale; se non esista anche la follia di tutta una civiltà.
Una civiltà concentrata in metropoli è sempre una civiltà avviata verso la fine, dovunque essa si manifesti: questo è un criterio assolutamente obiettivo.
Un confronto con la civiltà antica mostra tuttavia che questa, anche nel suo decadimento e nella sua degenerazione, rimane legata all'uomo. Infatti non è certo che una civiltà invecchiata non possa rinnovarsi, sia biologicamente mediante la trasfusione di sangue nuovo, sia col riattivarne le forze spirituali, cioè con un rinnovamento religioso, sia - più verosimilmente - nell'uno e nell'altro modo. Infatti, come l'uomo portatore della civiltà, così anche la civiltà stessa è una creazione che appartiene al mondo naturale ma, nel medesimo tempo, a quello spirituale.
Le condizioni simboleggiate dall'arte del nostro tempo sono solamente un temporaneo passaggio, pressappoco come quando alla situazione di crisi della civiltà antica — che sempre più si esteriorizzava, si induriva e si imbastardiva — segui la civiltà dell'impero cristiano, cui l'impero romano creò la cornice per la prima diffusione del cristianesimo.
All’attuale unificazione del mondo, dapprima esteriormente tecnica, potrebbe seguirne una interiore, con basi spirituali, che poggiasse su di una reintegrazione dell'uomo, sul ritorno di esso al proprio centro.
Infatti non la sola teoria bensì tutto l'uomo decide, mediante la conoscenza e l'azione, se debba entrare nel mondo ciò che è sperato o ciò che è temuto.
“Il massimo compito morale [tanto nella vita individuale quanto in quella collettiva] consiste nel costruirsi la vita al di là della prospettiva del tempo e delle preoccupazioni del futuro” (W. Solowiow), avendo di mira soltanto l'eternità dell'uomo e la sua origine, non già nel tempo ma fuori del tempo.
Liberamente tratto da L'ARTE: SINTOMO E SIMBOLO di Hans Sedlmayr
lunedì 27 aprile 2015
Come una promessa
Cantore del colore
di antichi e sacri teatri
persisti sulla misura
Porta da cui entrare
perché il sogno affidato alla luce
occupi gli spazi tra cielo e terra
(come sopra cosi sotto)
Campo colmo di silenzio
forme d'argilla
e vegetazioni di pietra
quando il sole si leva
tutto comincia a brillare
come una promessa.
Mariella Murgia
martedì 21 aprile 2015
Chiave di lettura: il tema e la direzione.
"Perché il tema altro non è se non la vita che cerca una
forma"
(H. Schrade).
Ogni tema è un sintomo. La loro successione
indica un indirizzo.
Nonostante
i vari e cangianti movimenti che lo turbano, questo indirizzo si manifesta
con maggiore evidenza nei temi dominanti piuttosto che in altre trasfigurazioni
artistiche.
Lo studio di questi temi ci porge quindi il filo più sicuro per
poterci inoltrare nel labirinto della filosofia e della psicologia dell’autore.
Ma, in che senso si può parlare di temi
dominanti? Dominanti
essi sono per i seguenti motivi:
1. Perché la fantasia creatrice si rivolge ad
essi con speciale predilezione.
2. Perché nel loro aspetto si notano quelle
caratteristiche che determinano spesso il sorgere di un tipo ben definito.
3. Perché da essi si irradia - e ciò è
significativo - sia pure limitatamente, una forza capace di creare quasi uno
stile; inoltre perché a questi temi vengono assimilati e subordinati altri.
4. Perché consapevolmente o inconsapevolmente
essi pretendono di creare un loro proprio centro, uno stile peculiare e ben
definito, che traduca e renda esperibile la propria visione della realtà.
IL SOGNO ED IL TEMPO: un commento
Un video bergmaniano nella sua ispirazione in quanto surreale nell'analisi introspettiva... Direi che potrebbe intitolarsi anche "Ripercorrendo le dimensioni della coscienza". Coscienza non nel senso morale, ma nel significato base, quello della percezione. Credo che sia il tema centrale del lavoro di ogni artista: quanti modi di avvicinarci alla realtà? Attraverso il ricordo, il sogno, il presagio, il vetro di un acquario, lo spazio deserto, il ticchettio continuo di un orologio.... Ogni dimensione è fondamentale in quanto approdo preliminare di un unico viaggio alla volta del metafisico, al mistero dei misteri, all'interrogativo senza risposta. Seguendo questo video e ripensando alle tue tele, mi è venuto in mente che le tue opere mi hanno spesso trasmesso l'impressione di soggetti osservati e ritratti attraverso la purezza di un cristallo o attraverso la nebbia del ricordo, della rarefazione onirica. C'è come un filtro, o meglio, la coscienza dell'inesorabilità di un filtro, quello della propria percezione soggettiva, che non nascondi, anzi sottolinei, come cifra propria del tuo stile, con l'umiltà di chi sa che possiamo solo avvicinarci al senso del reale. L'intero, come hai ben chiarito, è nella totalità delineata da apporti diversi: il ricordo, il presagio, lo spazio, il sogno, il tempo che ci avvolge come "luci sospese tra un abisso e l'altro".... Molto bello.
martedì 7 aprile 2015
Innamorato
…Pensavo alla meraviglia dell’abbandonarsi al sonno: è formidabile!
Una risorsa strepitosa.
Ci provo di continuo quando sono al cavalletto, davanti ad un quadro da organizzare, cerco quello stato dove hanno luogo le libere associazioni mentali, quella sorta di chiaroveggenza dei sonnambuli che rende possibili equilibri inesplicabili.
L’intelligenza annaspa in cerca di un impossibile riconoscimento nella dimensione dell’ovvio. Eh no! Non ci riuscirà.
Questi quadri me li sono giocati in dormiveglia e in modo tale che non si lasciano ingabbiare, scivolano dalle mani come anguille, sono orizzonte che si sposta, polvere di sogno, miraggio d’Itaca rifratto nell’aria, fantasma di ciò che ha luogo altrove:
come non innamorarsene?
><>><><><><><
Vorrei entrare
nel viaggio di questi colori
percependo le
atmosfere
di queste
prese di pennello
ora lievi ora
più dense
che danno
dimensione di passione
Ti vedo nel
tuo studio
far l'amore
col colore e
le sue
infinite sfumature
È quell'ombra
che non pensavi di volere
che
rappresenta tutto al meglio
dove l'artista
preso alla sprovvista
s'è piegato al
suo volere
Ora che tutto è finito
osservi svuotato ciò con cui
hai amoreggiato
Io viaggiando in questi colori
mi sono persa
sbagliando forse significato
Tu poeta del colore
non dirmi nulla
e lasciami sognare
questo dipinto
del resto
non ha bisogno
di parole
Maria Angela Mascia
sabato 10 gennaio 2015
Azzurro
Spesso completo i miei quadri con una sottile linea posta a mezza altezza, come un orizzonte: una sottile linea azzurra.
È tutto il mare che sento.
Il mare come vicenda esistenziale, fluidità, divenire;
orizzonte come attesa messianica senza fine.
Scrutare un orizzonte è necessità e comandamento:
“vegliate” è scritto.
L’attesa davanti al mare è serena ed anche confortante: che può mai venire di male dal colore azzurro? E l’azzurro è il colore che ormai fa da padrone nei miei quadri.
Ho atteso a lungo anche la grazia dell’uso di questo colore, l’ho desiderato dalla metà della mia strada percorsa in poi, ancor prima che ne fossi capace e dall’orizzonte è arrivato fino a me con la marea, al cambio del secolo, passati i cinquant’anni.
Il tempo ha diluito la mia tavolozza sanguigna, ha illuminato le zone d’ombra e schiarito le patine antiche, corrose ed ossidate.
La densità notturna, l’aggrovigliarsi delle passioni, il languore del sentimento sono rimasti indietro, nel secolo lasciato alle spalle.
Dal diario di bordo "DESTINAZIONE ITACA"
Invento una novità, una passeggiata inedita, come un segno tracciato a caso sulla tela.
Seguo il sentiero, non c’è nessuno, solo movimento d’aria, vento che agita le alte fronde degli alberi.
È effetto strano allontanarsi dal rumore del mondo ed inoltrarsi nella terra di nessuno, affiorano sentimenti ambivalenti… buoni stimoli per pensare. Materia prima, quel che serve.
Vado avanti. Nei viottoli deserti di questo villaggio fantasma ritrovo luoghi remoti nella memoria e di nuovo mi sento a casa, nuovamente calcando la sabbia di Ostia dei miei diciott’anni, guardando il mare da dietro un cancello arrugginito dalla salsedine, seduto sul legno di un pattino, tratto in secco e buttato a ridosso d’una siepe selvatica, getto l’ancora nel porto di Itaca.
Iscriviti a:
Post (Atom)