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percorso professionale
A N T O L O G I A
domenica 23 ottobre 2011
La fotografia e il ritratto
La fotografia è sempre stata, oltre che una forma d’arte in sé, anche una tecnica di supporto ai pittori “tradizionali”, per la elaborazione della realtà tramite la propria impronta personale. Attraverso il mezzo fotografico poteva e può essere ritratto il movimento, l’energia in atto, l’intensità vitale delle cose. Può più dettagliatamente e precisamente essere descritta e studiata l’immagine immanente del divenire.
Mezzo di studio e supporto tecnico quindi.
”La capacità di svelare un carattere è l’essenza di un buon ritrattista”, “un buon ritratto coglie un momento di immobilità nei flussi quotidiani delle cose quando l’interiorità di una persona riesce a trapelare”. L’arte del ritratto prende origine dalle basi pittoriche, le quali fissano il significato mediante codici e simboli.
Dal lato tecnico il ritratto è una ripresa ravvicinata del soggetto, ma attenzione a non ridurlo solo a questo, è interessante notare come in un ritratto siano molteplici le implicazioni semiotiche e simboliche che attirano la nostra attenzione.
Un ritratto è sempre più del volto che rappresenta.
sabato 8 ottobre 2011
venerdì 7 ottobre 2011
Intervista a Max Loy - 31a domanda
31
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Qual è il miglior augurio che fai a te stesso e alle tue opere?
Di non aver sbagliato strada e di non aver dato scandalo.
giovedì 6 ottobre 2011
Intervista a Max Loy - 30a domanda
30
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Freud sosteneva che senza illusioni non è possibile vivere. Secondo te in cosa si può ancora credere oggi con ragionevolezza?
Ha detto proprio così, “senza illusioni”? Non ha parlato piuttosto di “speranza”? Perché c’è una profonda differenza. L’illusione è una cosa triste che non contempla un lieto fine… è roba da drogati. La speranza invece è ben altra cosa, è attesa.
Io vivo nella fiduciosa attesa di un compimento e senza questa speranza perderei il lume della ragione, perché non sarei in grado di spiegarmi nulla. Vedrei frustrato l’intimo bisogno di futuro, che è come dire essere già morto.
Mi chiedi in cosa si può credere con ragionevolezza? Mi vuoi far litigare con tre quarti del mondo benpensante?…. Vuoi proprio sapere dove vedo ben riposta la Speranza e dove lo sguardo si perde nella profondità di un futuro sconfinato? In Dio.
mercoledì 5 ottobre 2011
Lettera aperta
Caro professor Caroli,
sono un pittore “di professione” e un indipendente ricercatore della sezione aurea esistenziale. Mi firmo Max Loy, mio punto d’onore è la franchezza e mio fiore all’occhiello la logica, naturalmente, nelle intenzioni.
Ho ascoltato la sua simpatica introduzione all’arte di de Kooning e Pollok che, al di là della piacevolezza con la quale lei propone i personaggi, mi ha disturbato riproponendomi la questione aperta in merito a ciò che s’intende per “Arte”.
Le confesso il mio disagio per l’inveterato atteggiamento della critica contemporanea nel supportare con argomenti improbabili, a mio parere del tutto estranei all’arte, le opere di molti “artisti” diventati famosi, anzi enormemente celebri, per il semplice fatto d’aver creato scandalo nei salotti borghesi.
Non ho qui il tempo per distinguere caso da caso, né la competenza di uno storico dell’arte per porre i miei argomenti al riparo dai dogmi autorevoli, largamente condivisi, cui accennavo, mi limito nel porre una domanda sulla quale ho lavorato molto: quanto è libero un artista? L’Arte ha la libertà del libero arbitrio? L’arte è mero strumento d’indagine o ha finalità etiche e parametri con cui confrontarsi in riferimento ai quali, a sua volta, è giudicata?
Insomma, cosa è giusto attendersi dall’opera e dalla personalità di un artista? Quali sono gli ingredienti del genio artistico? E, per concludere: Cos’è l’Arte?
Io penso che il problema sia enormemente complesso visto ad altezza d’uomo, ma se si sale un gradino il panorama si dispone in prospettiva fino all’orizzonte e da qui a li tutto diventa più chiaro: secondo me è fondamentale il punto d’osservazione.
Sarebbe interessante stabilire e dichiarare da quale altezza si vuole guardare la Storia e, nel caso specifico, l’Arte per archiviare le opinioni con metodo rispettivamente negli scaffali degli universali o del relativo.
Intervista a Max Loy - 29a domanda
29
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Che rapporto c’è tra la tua opera e la musica?
Nella mia anima vibra una nota costante, è il suono del silenzio che è musica di mare e di vento. Da lontananze mi raggiunge, vaga, la sinfonia dei ricordi, sento voci e canti sognati e l’interrotto, sommesso girare di un’elica di un invisibile aeroplano, perso nell’azzurro.
La musica mi accompagna e m’ispira, comprendo il suo linguaggio immediato e astratto, esatto, il suo andare fluido, pieno di incisi, sorretto dal ritmo di un respiro come onda di risacca, il procedere circolare del refrain come ritorno di stagioni, come accettazione di un destino: la mia opera è musica.
martedì 4 ottobre 2011
Intervista a Max Loy - 28a domanda
28
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Esiste ancora, nell'epoca della multimedialità, la distanza tra centro e periferia?
Qual è l’ombelico del mondo?
E come si raggiunge?
È cambiato tutto per non cambiare niente… una frase polemica, ma con una parte di verità. Sono aumentati esponenzialmente i palcoscenici dove mandare in scena la propria opera, ma dalla porta per cui si deve passare, larga quanto un campo sportivo, oggi si accalca il mondo intero. Puoi gridare molto forte dentro un megafono e nessuno sentirà la tua voce, perché tutti gridano dentro lo stesso megafono. Puoi mettere in campo strategie napoleoniche, ma sarai uno dei tanti generali in panchina. Puoi pagare imbonitori in vendita al migliore offerente, ma non sarà mai abbastanza e non fare abbastanza è quasi non aver fatto nulla, la tua voce sarà dimenticata al passare di un giorno.
lunedì 3 ottobre 2011
Intervista a Max Loy - 27a domanda
27
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Che cosa ti ha affascinato di più di questi mondi artificiali?
La possibilità di immergermi più profondamente in me stesso, nella mia immaginazione e al tempo stesso rimanere spettatore, critico e regista dei miei vagabondaggi esplorativi. La possibilità di assemblare tecniche e linguaggi diversi, fonderli insieme in un’opera, abituando il pensiero a governare gli insiemi, operazione propedeutica ad un progetto esistenziale mirato da lontano, in “tempi non sospetti”, per un desiderio d’identità dell’anima.
domenica 2 ottobre 2011
Intervista a Max Loy - 26a domanda
26
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Che cosa ti ha portato verso questo tipo d’indagine?
Mah…le cose non me le vado a cercare, mi stanno intorno e spesso non le noto fino a quando non ne sento il bisogno: allora le vedo e le riconosco. Quando punto gli occhi su qualcosa o qualcuno la mia attenzione fa il vuoto intorno e la mia mente si concentra. I progressi sono rapidi, l’esperienza mette storia dietro di sé perché è nato un amore.
fotogrammi tratti dal video "Vagabondaggi 1"
sabato 1 ottobre 2011
Intervista a Max Loy - 25a domanda
25
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Cosa ne pensi delle tecnologie informatiche in campo artistico?
Ho già detto che non vedo confini nell’arte, ma solo opportunità di scelta di linguaggio in riferimento al tema. La tecnica è sempre stata il mezzo adeguato ed intelligente per la realizzazione di un progetto. Padroneggiare una tecnica significa avere potere di. Quanto più la tecnologia diventa sofisticata, tanto più il potere aumenta. C’è però un rischio ed è sempre il solito: l’abuso, cioè l’uso ingiustificato, improprio, superfluo e insistito del potere. In fin dei conti tutto si riconduce ad una questione etica e razionale. Qui l’arte mostra la sua natura trascendente che la emancipa dall’indulgere in facili opportunità contingenti, da piacevolezze ed eccessi. Impone l’uso appropriato e “virtuoso” (nel senso etimologico) della tecnica e, all’artista, l’esattezza del gesto, la lucidità e la pacatezza del distacco che ha sguardo lungo, su orizzonti fermi.
fotogramma dal video "Perdersi - La nave"
fotogramma dal video "Incanti - 3a parte"
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