Viaggiando sulla panoramica, si aprono alla vista scenari mozzafiato, che sempre emozionano.
I miei vagabondaggi non sono turismo, non mi muove curiosità di passaggio, ma vocazione.
Non viaggio con destinazione, cerco sintonie, lontano dai luoghi comuni, offro occasioni all'inedito, fuori dalle rotte battute, cerco la rarefatta emozione della solitudine illuminata dal sole: quello che sta in cielo e quello che porto dentro.
Amo la natura, mi specchio in essa, vivo in me le sue stagioni, le sue leggi sono le mie leggi, la sua giustizia, la mia giustizia, la sua armonia è il mio canone e, per affinità, amo la terra, l'acqua, la pietra, il legno e, tra le piante, l'erba e, tra le erbe, l'avena, quando secca e diventa leggera e luminosa, sempre mossa dal vento.
Al buio austero delle cattedrali, ai monumenti restaurati preferisco l'abbandono e il silenzio solare delle rovine a cielo aperto, in cui faccio memoria della fionda e della lucertola, al riparo dei muri crollati della mia infanzia.
Nel mio volgermi indietro, nel tempo, vedo un paesaggio vuoto, vasto, un'azzurra striscia di mare all'orizzonte, piccoli fiori di campo, formiche vagabonde, un sasso … isole disabitate, fuori dalle rotte: paesaggi dell'anima.
Max Loy
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