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A N T O L O G I A
lunedì 24 settembre 2012
Raggiungere la cosa più vicina
L’uomo non può comprendere sé a partire da sé stesso. Agl’interrogativi
dove compaiono la parola “perché” e la parola “io”: perché io sono come sono? Perché
posso avere solo ciò che ho, perché semplicemente sono anziché non essere?, non
si può dar risposta prendendo le mosse dall’uomo.
La risposta a questi
fondamentali interrogativi la dà solo
ciò che mi trascende.
Egli può insegnarmi a comprendere quella verità che nessuno può
insegnarmi, cioè quella di me stesso. Ma come può farlo? Non mediante scienza, né
filosofia, bensì attraverso un prendere coscienza.Ch’io misuri la distanza,
sottilissima eppur tanto profondamente separatrice, che sta tra me e me-stesso;
che io giunga alla pace con me. Perché è chiaro che in me non c’è pace. Tutti
quegli interrogativi, che contengono “perché” e “io”, sono espressione d’un
profondo dissidio interiore.
I primi uomini non accettarono se stessi nell’ora in cui furono
messi alla prova, vollero invece essere
ciò che eternamente non potevano essere. L’effetto fu che entrarono in
disaccordo con la loro essenza, perdendo attraverso ciò la conoscenza di se
stessi.
Solo prendendo coscienza di essere dati a noi stessi, e perciò
di non esserci creati, c’è la consapevolezza del limite e della finitezza. L’accettazione
dello stato di creatura e l’amore consente la conoscenza di sé e della propria
verità.
liberamente tratto da "Accettare se stessi" di Romano Guardini
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