La scultura è un divenire, un prendere forma, un viaggio.
E’ ordinare e animare la materia a un senso, un significato.
Nelle sculture del Loy, che nasce pittore, si sperimenta la ricerca volumetrica delle figure femminili dei suoi dipinti. Nell’esplorazione del linguaggio scultoreo le forme scolpite riproducono lo spazio in profondità. Tanto da dare la sensazione di poter possedere la realtà creata.
Attenzione accurata dell’artista, infatti, viene posta nel pathos che le figure vogliono suscitare nello spettatore. In esse lo scultore ha inteso imprimere una sensazione di movimento, di sobrio e intimo posare, di espressione della profondità dell’essere specchiato nella forma. Rotonda, gentile, sensuale, accogliente. Sintesi tra saldezza monumentale e timidezza dell’anima, quest’ultima intesa come condensato delle caratteristiche femminili coesistenti nell’intimo di ogni uomo.
Queste sculture sono capaci di rapire il nostro immaginario. Parlano al nostro profondo perché riproducono i nostri sogni nel silenzio e nel rispetto delle più personali suggestioni.
Questi legni, così sapientemente incisi, rimandano alla forza della loro materia: il legno appunto, materiale che simboleggia la spiritualità e l’energia vitale.
Le figure di donne in esso scolpite sono dee dal corpo sacro,
guide celesti della passione al servizio dell’arte.
Così rimangono, presenze misteriose, a testimoniare il legame fecondo e indissolubile con la nostra doppia realtà, sostanza ed essenza: il fondamento del nostro essere.
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