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percorso professionale
A N T O L O G I A
martedì 28 aprile 2015
La possible unificazione interiore delle civiltà
Ci si domanda se la fase finale di tutte le civiltà determini, in qualsiasi forma, un allontanamento dall'idea umana, assenza di anima, come inselvatichimento, come irrozzimento. Ciò che è avvenuto nei secoli diciannovesimo e ventesimo sarebbe allora soltanto la forma specifica con la quale la civiltà "faustiana" dell'occidente muore? Ci sarebbe da domandarsi se tutte le civiltà muoiono allo stesso modo; se accanto alla morte naturale dovuta all'esaurimento delle forze vitali e alla morte violenta causata da irruzioni di una civiltà straniera dall'esterno, non esista anche la morte per malattia fisica e morale; se non esista anche la follia di tutta una civiltà.
Una civiltà concentrata in metropoli è sempre una civiltà avviata verso la fine, dovunque essa si manifesti: questo è un criterio assolutamente obiettivo.
Un confronto con la civiltà antica mostra tuttavia che questa, anche nel suo decadimento e nella sua degenerazione, rimane legata all'uomo. Infatti non è certo che una civiltà invecchiata non possa rinnovarsi, sia biologicamente mediante la trasfusione di sangue nuovo, sia col riattivarne le forze spirituali, cioè con un rinnovamento religioso, sia - più verosimilmente - nell'uno e nell'altro modo. Infatti, come l'uomo portatore della civiltà, così anche la civiltà stessa è una creazione che appartiene al mondo naturale ma, nel medesimo tempo, a quello spirituale.
Le condizioni simboleggiate dall'arte del nostro tempo sono solamente un temporaneo passaggio, pressappoco come quando alla situazione di crisi della civiltà antica — che sempre più si esteriorizzava, si induriva e si imbastardiva — segui la civiltà dell'impero cristiano, cui l'impero romano creò la cornice per la prima diffusione del cristianesimo.
All’attuale unificazione del mondo, dapprima esteriormente tecnica, potrebbe seguirne una interiore, con basi spirituali, che poggiasse su di una reintegrazione dell'uomo, sul ritorno di esso al proprio centro.
Infatti non la sola teoria bensì tutto l'uomo decide, mediante la conoscenza e l'azione, se debba entrare nel mondo ciò che è sperato o ciò che è temuto.
“Il massimo compito morale [tanto nella vita individuale quanto in quella collettiva] consiste nel costruirsi la vita al di là della prospettiva del tempo e delle preoccupazioni del futuro” (W. Solowiow), avendo di mira soltanto l'eternità dell'uomo e la sua origine, non già nel tempo ma fuori del tempo.
Liberamente tratto da L'ARTE: SINTOMO E SIMBOLO di Hans Sedlmayr
lunedì 27 aprile 2015
Come una promessa
Cantore del colore
di antichi e sacri teatri
persisti sulla misura
Porta da cui entrare
perché il sogno affidato alla luce
occupi gli spazi tra cielo e terra
(come sopra cosi sotto)
Campo colmo di silenzio
forme d'argilla
e vegetazioni di pietra
quando il sole si leva
tutto comincia a brillare
come una promessa.
Mariella Murgia
martedì 21 aprile 2015
Chiave di lettura: il tema e la direzione.
"Perché il tema altro non è se non la vita che cerca una
forma"
(H. Schrade).
Ogni tema è un sintomo. La loro successione
indica un indirizzo.
Nonostante
i vari e cangianti movimenti che lo turbano, questo indirizzo si manifesta
con maggiore evidenza nei temi dominanti piuttosto che in altre trasfigurazioni
artistiche.
Lo studio di questi temi ci porge quindi il filo più sicuro per
poterci inoltrare nel labirinto della filosofia e della psicologia dell’autore.
Ma, in che senso si può parlare di temi
dominanti? Dominanti
essi sono per i seguenti motivi:
1. Perché la fantasia creatrice si rivolge ad
essi con speciale predilezione.
2. Perché nel loro aspetto si notano quelle
caratteristiche che determinano spesso il sorgere di un tipo ben definito.
3. Perché da essi si irradia - e ciò è
significativo - sia pure limitatamente, una forza capace di creare quasi uno
stile; inoltre perché a questi temi vengono assimilati e subordinati altri.
4. Perché consapevolmente o inconsapevolmente
essi pretendono di creare un loro proprio centro, uno stile peculiare e ben
definito, che traduca e renda esperibile la propria visione della realtà.
IL SOGNO ED IL TEMPO: un commento
Un video bergmaniano nella sua ispirazione in quanto surreale nell'analisi introspettiva... Direi che potrebbe intitolarsi anche "Ripercorrendo le dimensioni della coscienza". Coscienza non nel senso morale, ma nel significato base, quello della percezione. Credo che sia il tema centrale del lavoro di ogni artista: quanti modi di avvicinarci alla realtà? Attraverso il ricordo, il sogno, il presagio, il vetro di un acquario, lo spazio deserto, il ticchettio continuo di un orologio.... Ogni dimensione è fondamentale in quanto approdo preliminare di un unico viaggio alla volta del metafisico, al mistero dei misteri, all'interrogativo senza risposta. Seguendo questo video e ripensando alle tue tele, mi è venuto in mente che le tue opere mi hanno spesso trasmesso l'impressione di soggetti osservati e ritratti attraverso la purezza di un cristallo o attraverso la nebbia del ricordo, della rarefazione onirica. C'è come un filtro, o meglio, la coscienza dell'inesorabilità di un filtro, quello della propria percezione soggettiva, che non nascondi, anzi sottolinei, come cifra propria del tuo stile, con l'umiltà di chi sa che possiamo solo avvicinarci al senso del reale. L'intero, come hai ben chiarito, è nella totalità delineata da apporti diversi: il ricordo, il presagio, lo spazio, il sogno, il tempo che ci avvolge come "luci sospese tra un abisso e l'altro".... Molto bello.
martedì 7 aprile 2015
Innamorato
…Pensavo alla meraviglia dell’abbandonarsi al sonno: è formidabile!
Una risorsa strepitosa.
Ci provo di continuo quando sono al cavalletto, davanti ad un quadro da organizzare, cerco quello stato dove hanno luogo le libere associazioni mentali, quella sorta di chiaroveggenza dei sonnambuli che rende possibili equilibri inesplicabili.
L’intelligenza annaspa in cerca di un impossibile riconoscimento nella dimensione dell’ovvio. Eh no! Non ci riuscirà.
Questi quadri me li sono giocati in dormiveglia e in modo tale che non si lasciano ingabbiare, scivolano dalle mani come anguille, sono orizzonte che si sposta, polvere di sogno, miraggio d’Itaca rifratto nell’aria, fantasma di ciò che ha luogo altrove:
come non innamorarsene?
><>><><><><><
Vorrei entrare
nel viaggio di questi colori
percependo le
atmosfere
di queste
prese di pennello
ora lievi ora
più dense
che danno
dimensione di passione
Ti vedo nel
tuo studio
far l'amore
col colore e
le sue
infinite sfumature
È quell'ombra
che non pensavi di volere
che
rappresenta tutto al meglio
dove l'artista
preso alla sprovvista
s'è piegato al
suo volere
Ora che tutto è finito
osservi svuotato ciò con cui
hai amoreggiato
Io viaggiando in questi colori
mi sono persa
sbagliando forse significato
Tu poeta del colore
non dirmi nulla
e lasciami sognare
questo dipinto
del resto
non ha bisogno
di parole
Maria Angela Mascia
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