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A N T O L O G I A
lunedì 24 settembre 2012
Raggiungere la cosa più vicina
L’uomo non può comprendere sé a partire da sé stesso. Agl’interrogativi
dove compaiono la parola “perché” e la parola “io”: perché io sono come sono? Perché
posso avere solo ciò che ho, perché semplicemente sono anziché non essere?, non
si può dar risposta prendendo le mosse dall’uomo.
La risposta a questi
fondamentali interrogativi la dà solo
ciò che mi trascende.
Egli può insegnarmi a comprendere quella verità che nessuno può
insegnarmi, cioè quella di me stesso. Ma come può farlo? Non mediante scienza, né
filosofia, bensì attraverso un prendere coscienza.Ch’io misuri la distanza,
sottilissima eppur tanto profondamente separatrice, che sta tra me e me-stesso;
che io giunga alla pace con me. Perché è chiaro che in me non c’è pace. Tutti
quegli interrogativi, che contengono “perché” e “io”, sono espressione d’un
profondo dissidio interiore.
I primi uomini non accettarono se stessi nell’ora in cui furono
messi alla prova, vollero invece essere
ciò che eternamente non potevano essere. L’effetto fu che entrarono in
disaccordo con la loro essenza, perdendo attraverso ciò la conoscenza di se
stessi.
Solo prendendo coscienza di essere dati a noi stessi, e perciò
di non esserci creati, c’è la consapevolezza del limite e della finitezza. L’accettazione
dello stato di creatura e l’amore consente la conoscenza di sé e della propria
verità.
liberamente tratto da "Accettare se stessi" di Romano Guardini
martedì 11 settembre 2012
Piccolo saggio sulla Pittura - PARTE PRIMA - continua (10)
Un itinerario per trasformare le idee in fatti:
premesse e
fasi di costruzione di un quadro
1996
premesse e
fasi di costruzione di un quadro
1996
Il mondo
delle idee
La piattaforma alla quale fa riferimento ogni linguaggio è il
mondo dei concetti, un universo essenzialmente astratto ed elementare dal quale
tuttavia facciamo derivare i connotati dell’intera realtà.
Il concetto è situato al vertice o alla base di una costruzione
logica percorribile nei due sensi. E’ possibile perciò discernere o risalire da
un’astrazione logica all’interno di mille varianti ad essa collegate e da lì
ritornare al concetto unitario.
Queste passeggiate fanno molto bene alla salute mentale,
stimolano l’intuizione e la creatività e sono indispensabili per arrivare alla
valutazione globale di una situazione.
Il concetto è una formidabile sintesi che viene concepita in
termini quasi paradossali: il massimo della semplicità spiega il massimo della
complessità.
I concetti sono il nostro modo di abbracciare tutta la creazione
con uno sguardo e a loro volta derivano da un unico centro metafisico che
chiamiamo l’uno, il tutto, il motore immobile, l’Amore ... Dio.
All’interno di questo schema logico-deduttivo ci si può muovere
con grande libertà ed è possibile intraprendere ogni cosa nel modo opportuno e
direi quasi con competenza.
Intendo dire che se si contempla la regola, l’universale, l’elementare,
ci si può calare con la sicurezza in ogni diversa situazione particolare.
Faccio solo un esempio.
Stabiliamo una sorgente luminosa allineata su un orizzonte dove
disegneremo anche un rettangolo.
Ora, abbiate pazienza ma devo essere pignolo, se la sorgente
luminosa sarà appena più ampia dello spessore del rettangolo, che immaginiamo
di cartone bianco, potremo essere certi che entrambe le facce saranno
illuminate da una fioca ma nitida luce radente che evidenzierà ogni asperità
della superficie, proiettando ombre esageratamente lunghe, così come lo
spessore del cartone allungherà la sua ombra lineare dietro di sé.
Ci sarebbero molte altre osservazioni da fare per descrivere
questo semplice esperimento ed è questo il motivo per cui non ritengo possibile
abbordare gli argomenti da questo versante.
Comunque tentate di visualizzare questo rettangolo posto in
questa posizione e così illuminato. Ora, immaginatelo in rotazione su se stesso
(mi viene già la noia). Vedrete la faccia illuminata nel rettangolo in scorcio
aumentare la sua luminosità, fino a raggiungere la sua massima intensità quando
si venga a determinare l’angolo di rifrazione della sorgente luminosa rispetto
all’osservatore, per poi decrescere insensibilmente fino ad azzerarsi al
comparire della faccia in ombra del rettangolo in rotazione.
E’ noioso, ma è più o meno la verità. Questo esperimento
comunque si avvicina bene all’idea di concetto. Infatti, se memorizzate e
comprendete come incide la luce su di un piano in rotazione, siete in grado di
elaborare matematicamente l’illuminazione e quindi l’aspetto di tutte le
possibili strutture piane o solide che descrivono la realtà.
Questo solo per dire che i concetti servono.
Ma c’è un altro sistema che funziona altrettanto bene e forse è
anche il più semplice ed immediato: l’osservazione diretta o attraverso
documenti fotografici. L’osservazione e la concettualizzazione, l’analisi e la
sintesi, sono le due gambe che vi porteranno lontano.
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