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percorso professionale
A N T O L O G I A
venerdì 30 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 24a domanda
24
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Qual è la differenza tra l'immagine fotografica e l'immagine video?
Salta agli occhi, è il movimento.
Ma cosa comporta il movimento? Cambiamento, andare verso. Crea aspettativa. Il film è il mezzo più specifico per una narrazione. Quando il ritmo della narrazione rallenta, quando la storia esaurisce lo slancio e tocca il punto più alto e lo stallo in quota, quando non è più immaginabile un divenire, ecco che il video recupera la fotografia, seleziona il fermo immagine, quello che coglie l’attimo perfetto, la sintesi, l’icona. Direi quindi che al film spetta investigare la realtà analiticamente, seguire gli eventi passo dopo passo, mentre la fotografia è preposta alla fase di sintesi. Rispettivamente i due tempi complementari del pensiero: ragionamento e contemplazione, parola e silenzio, movimento e quiete, divenire e presente, osservazione e visione …come sempre ad imitazione della cifra dell’uomo, in viaggio verso l’eterno.
fotogrammi dal video
giovedì 29 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 23a domanda
23
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Che ruolo gioca la fotografia nel tuo lavoro di pittore?
mercoledì 28 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 22a domanda
22
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Che cosa hai abbandonato e che cosa hai incontrato o cercato misurandoti con la scultura e la ceramica?
Non mi piace molto il termine “misurarsi” perché pone l’accento su un aspetto marginale della mia ricerca che non è mossa dal desiderio di esibire una muscolatura artistica, ma dal bisogno di trovare il linguaggio più adeguato all’ispirazione.
Penso che nella vita si facciano incontri che arricchiscono o sviano, ma che non si abbandona niente. L’arte, la cultura, il pensiero, lo spirito non hanno confini, sono universi complessi e in espansione. Viaggiare tra i mondi è un destino fino a quando il molteplice non si fonderà con l’Assoluto. In una sinfonia molti strumenti, molte voci si accordano per eseguire un’unica musica.
martedì 27 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 21a domanda
21
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Quanta importanza dai alla manualità, al fare e quanta all'idea, al progetto?
Non voglio rispondere in modo banale dicendo che prima si pensa e poi si fa e che ogni fase è importante e necessaria, perché è ovvio.
La domanda offre l’opportunità di dire altro.
Io l’intendo così: qual è il rapporto tra la materia e lo spirito.
Suona diversa, ma è consonante.
Questo è un tema capitale.
S. Paolo dice “mostrami la tua fede con le parole ed io ti mostrerò la mia con le opere”.
A questa citazione vorrei accostare l’enorme mistero dell’Incarnazione e porre la domanda: che necessità c’era? Perché travasare l’enorme ricchezza dello spirito in un contenitore inadeguato e condizionante? Perché la fatica? Perché la via crucis?
Per parte mia confesso che il mio bel pensare se non s’incarna o s’impasta sporcandosi le mani con la materia “sorda” rimane, come diceva mio padre, “aria fritta”.
Penso anche all’esito finale, alla Resurrezione, dove si fa esplicito riferimento alla “resurrezione della carne”, del corpo, dell’involucro, del medium inscindibile dallo spirito. Ci penso, sì, ma senza la presunzione di capire. Rifletto sul dato di fatto e sulla necessità del fare e fare bene, lasciando alla benevolenza di Dio le mie “immateriali buone intenzioni”, le idee che pure avranno un peso, ma che nessuno è in grado di stabilire.
Per saperne di più, chiedete direttamente a Dio.
lunedì 26 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 20a domanda
20
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Lo spazio è così determinante? Influenza l’opera e la sua interpretazione?
Beh.. certo, lo spazio interagisce con l’opera.
Tutti hanno provato l’intimo bisogno di personalizzare l’arredamento dell’ambiente in cui vivono. Ci si accorge allora del rapporto che intercorre tra lo spazio, la luce, noi e gli oggetti. Ordinare uno spazio è intuitivo, ma non è facile, perché chiede una coltivata capacità di sintesi, quel processo mentale capace d’individuare il soggetto e il baricentro di situazioni articolate e complesse.
Se osserviamo l’universo, la natura, ci accorgiamo dell’esattezza delle proporzioni che regolano gli equilibri di tutto ciò che esiste: in piccoli mondi, piccole montagne, piccoli animali. La sproporzione è affaticante, è contro natura e oltre a risultare “brutta”, perché non funzionale, genera in noi stress e lo stress compromette la nostra capacità d’attenzione ed anche lo stato d'animo.
Dunque anche la possibilità di un’osservazione meditata e serena di un’opera d’arte risulta viziata da pregiudizio se collocata in spazi sproporzionati.
domenica 25 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 19a domanda
19
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Hai bisogno di spazio per dipingere?
Eh!… mi piacerebbe avere un casale con uno stanzone largo e lungo e, forse, non mi basterebbe. Un ambiente vuoto sarebbe uno stimolo per riempirlo. Avere spazio fa respirare meglio, snebbia la mente, consente scelte libere e valutazioni obiettive. Invece mi devo arrangiare nei venticinque metri quadrati di una stanza, più alta che larga e, si sa, si fa di necessità virtù. Tuttavia l’organizzazione di questa piccola stanza è così ben ripartita che riesce a contenere settecento quadri di tutte le dimensioni, tutte le idee che ingombrano la mia mente, una bicicletta, un forno per cuocere la creta, una quantità non inventariata di utensili di falegnameria, legni e cavalletti assortiti senza privarmi del mio spazio di manovra, uno spazio ergonomico, multifunzionale ed assolutamente irrinunciabile.
Come si dice: “poco, ma buono”.
sabato 24 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 18a domanda
18
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Qual è il criterio con il quale scegli la tecnica da utilizzare?
Basta entrare in un’officina per capire che per ogni operazione è adatto uno strumento specifico. Allo stesso modo argomenti diversi chiedono linguaggi e tecniche differenti.
venerdì 23 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 17a domanda
17
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Pittura, scrittura, scultura, fotografia: i tuoi lavori mostrano una certa disinvoltura nell’impiego di linguaggi diversi. Che ruolo ha in particolare la pittura per te?
È stata il primo amore che non si scorda mai. Forse è così, è stata la possibilità a portata di mano, il mezzo immediato per fermare le emozioni e per elaborare il pensiero, un linguaggio universale, antico, intuitivo, modulabile, avventuroso, svelto e divertente. Ha perfezionato la mia naturale inclinazione contemplativa rendendomi contemporaneamente più attento al dettaglio e alle interrelazioni di scenari complessi. Ancora oggi è la strada di casa che mi riconduce a sera nell’intimità di abitudini familiari, il porto franco in cui potrò gettare l’ancora quando sarò sazio di vagabondaggi.
giovedì 22 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 16a domanda
16
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
Qual è il rapporto che hai con la gente? Come prediligi rapportarti?
Credo che le persone mi riconoscano una carica umana, un’estroversione cordiale che, sulle prime, facilita l’incontro suscitando simpatia. Ma a raffreddare gli entusiasmi poi ci si accorge che servo nello stesso piatto argomenti che fanno da filtro ad un’immediata spontaneità, perché coesiste in me uno spirito selvatico che fugge quello che rincorre. Mio destino è incontrare gli altri nelle mie opere, dove posso toccare il cuore di sconosciuti mantenendo quella distanza che non mi è dato di eludere.
mercoledì 21 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 15a domanda
15
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
Senti di avere dei maestri?
Certo, mi guardo intorno, studio il mondo, colleziono esempi, indago tecniche e metodi, attingo da tutti i contesti e le epoche e… metabolizzo.
martedì 20 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 14a domanda
14
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
Meglio il figurativo o l'astratto?
Approdo di un lungo viaggio esistenziale, interprete dell’esigenza di sintesi e di rinascita, accompagna gli ultimi passi di una vita sazia d’esperienza.
lunedì 19 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 13a domanda
13
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
Senti una responsabilità nel fare arte?
La responsabilità ci segue come l’ombra. Quando la luce della ragione illumina la mente, ecco che subito disegna sul muro i contorni della nostra responsabilità. Più è forte la luce più sarà marcata e nitida la percezione della responsabilità. Così, se è vero che un artista non è uno stravagante pazzo da manicomio, è evidente che avvertirà forte il senso di responsabilità che la propria vocazione comporta, almeno per due motivi: primo perché dovrà rispondere del talento ricevuto, un talento da coltivare ed affinare fino al livello dell’eccellenza, secondo perché, essendo l’arte un linguaggio universale, capace di parlare senza mediazioni all’inconscio, un artista sentirà la responsabilità dell'impiego di uno strumento che ha il potere di manipolare le coscienze…. una responsabilità enorme, che pone dei sofferti limiti alle esplorazioni dell’arbitrio.
domenica 18 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 12a domanda
12
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
1. Ritieni dunque una priorità dell’arte far emergere la dimensione trascendente?
È una priorità sempre ed è vincolante quando si parla di Arte. L’arte non è vanagloria del bello, non è psicanalisi di un’epoca, non è cronaca giornalistica né propaganda ideologica, non è soggettività d’opinione, sguardo acuto, informazione o spettacolo: l’Arte è trascendenza, null’altro che trascendenza…come lo siamo noi del resto. Se ci dimentichiamo questo perdiamo l’orientamento e ci condanniamo a vagare sulla superficie sconfinata di una realtà opaca ed opinabile, illusoriamente concreta e densa nell’attimo presente che subito passa evaporando nel nulla di una memoria virtuale che svanisce.
sabato 17 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 11a domanda
1
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
1. Come vedi il tuo lavoro in rapporto alla cultura artistica contemporanea?
Mmh….! Strano vedere girare il mondo alla rovescia… la cultura in genere mi sembra abbia abdicato dal suo ruolo etico, la vedo persa nelle acque basse e stagnanti delle mode, deliziata e paga delle più inutili artificiosità. Arbitraria, si gingilla in compiacimenti cervellotici e perversi, satura e ridondante di effetti speciali, affascinata dalla forma e dalla confezione. Sono tempi di transizione dove tutto si rimescola sollevando sedimenti che il tempo aveva sapientemente consegnato all’oblio della terra. Riappaiono come zombi i fantasmi del caos primordiale, tirati a lucido come nelle vetrine dell’usato. C’è un affanno palpabile di ricerca d’identità, originalità e novità che però non è altro che imbiancatura di facciate in disfacimento.
Dal travaglio di questo secolo germinerà il seme di una nuova coscienza, la Storia ha un destino, lo dico per fede, ma ora si vive il disagio di un parto difficile e male assistito. Troppo rumore, troppe luci, troppa velocità, distrazione, stravaganza e indecenza, molta, molta indecenza. Manca del tutto la pausa musicale che è lo spazio necessario per meditare il suono, il parlato, il vissuto. Non c’è affezione, una cosa vale l’altra. Deboli amori, al loro posto sfizi. Ci sono troppe risposte, troppe verità, troppi messia… troppi peccati. Le domande sono quiz, la cultura viaggia orizzontalmente, si espande in superficie mischiata all’invadenza della pubblicità, moltiplica dispersiva informazione di dettaglio e deleteria disinformazione anestetica, è tautologica, rimbalza da una sponda all’altra infinite volte: ha dimenticato la dimensione verticale, indifferente o forse inconsapevole della profondità e dell’altezza.
Io, cultore del metodo razionale logico - deduttivo - causa - effetto, mi meraviglio della predicazione del disordine in un secolo educato ai rigori della scienza. Per la verità mi meraviglio anche della scienza che, contemplando la perfezione dell’universo, non sembra capace di risalire alla sua causa logica, al “motore immobile”… a Dio, in aperta contraddizione con il proprio metodo di ricerca.
Resto soprapensiero, un po’ sopraffatto da ciò che mi accade intorno, incerto sull’affidabilità dell’intelligenza umana, preoccupato per l’entropia che si accumula come una nera tempesta di sabbia.
Tendo l’orecchio alle profezie per meglio comprendere il presente.
E mi convinco che quest’epoca disperata è assetata di trascendenza.
Non ho mai sopportato che dell’arte si sia fatto un commercio.
venerdì 16 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 10a domanda
10
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
1. Quali sono i riferimenti nel contemporaneo e nel passato?
La mia attenzione ad autori contemporanei o del passato è stata prevalentemente tecnica, focalizzata su peculiari problemi di metodo e di dettaglio. L’esigenza di un confronto sorgeva quando tentavo nuovi esperimenti per meglio adeguare l’uso del segno o del colore al progetto del momento. Ho sempre lavorato con tecniche miste traendo insegnamenti ed esperienze dai contesti più disparati, ovunque dispersi nel grande contenitore della Storia, la mia grande scatola di “meccano”, completa di tutti i pezzi utili per costruire una gru con la quale costruire un palazzo.
Confesso che le eccessive e iterate celebrazioni dei grandi nomi della storia dell’arte alla lunga m’infastidiscono. Preferisco contemplare il sublime nella natura che mai mi stanca.
giovedì 15 settembre 2011
Intervista a Max Loy - 9a domanda
9
Intervista
a
Max Loy
“Rispondere ad una domanda mi procura sempre un piacere sottile,
quello di scegliere, tra le tante possibili risposte, quella più ampia e più esatta”
http://www.jamendo.com/en/track/814496
1. Come si sta evolvendo il tuo percorso?
Il mio percorso procede col moto costante di una spirale, verso l’alto voglio credere. Intendo dire che periodicamente rivisito il mio lavoro valutando criticamente le scelte fatte alla luce delle nuove acquisizioni culturali e tecniche. Uso l’opera finita come materiale da costruzione per un’opera più grande.
L’idea che coltivo da sempre è di fondere armonicamente le mie stagioni artistiche come in una composizione musicale, dove tutte le corrispondenze e le consonanze diventino voci d’orchestra per un canto corale in un’opera sinfonica di ampio respiro.
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