tutte le immagini dei quadri, delle sculture ed i testi tratti dai libri dell’artista sono © di Max Loy


..."Il raggio verde è una luce visibile per brevi secondi nelle chiare serate estive, subito dopo il tramonto del sole.

In metafora è qualcos’altro di più significante, una luce interiore che va cercata lì dove ha dimora: nel silenzio.



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In these paintings of mine there are two different elements: colour and shape, casualty and organization, intuition and recognition. Two different types of music combining melody and a countermelody evoking the marvel of a stereophonic listening.


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Esposizione virtuale delle opere di Max Loy.

“E’ così: ogni azione e ancor più manifestamente quelle dettate dal sentimento, affondano le radici in una regione misteriosa dalla quale ogni gesto assume un significato trascendente che è caratteristico della figura dell’uomo: egli trascende se stesso, così le sue azioni sono allegorie, immanenza e trascendenza insieme.

Questo è un mistero grande, l’unico.”

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martedì 28 aprile 2015

La possible unificazione interiore delle civiltà


Ci si domanda se la fase finale di tutte le civiltà determini, in qualsiasi forma, un allontanamento dall'idea umana, assenza di anima, come inselvatichimento, come irrozzimento. Ciò che è avvenuto nei secoli diciannovesimo e ventesimo sarebbe allora soltanto la forma specifica con la quale la civiltà "faustiana" dell'occidente muore? Ci sarebbe da domandarsi se tutte le civiltà muoiono allo stesso modo; se accanto alla morte naturale dovuta all'esaurimento delle forze vitali e alla morte violenta causata da irruzioni di una civiltà straniera dall'esterno, non esista anche la morte per malattia fisica e morale; se non esista anche la follia di tutta una civiltà.
Una civiltà concentrata in metropoli è sempre una civiltà avviata verso la fine, dovunque essa si manifesti: questo è un criterio assolutamente obiettivo. 


Un confronto con la civiltà antica mostra tuttavia che questa, anche nel suo decadimento e nella sua degenerazione, rimane legata all'uomo. Infatti non è certo che una civiltà invecchiata non possa rinnovarsi, sia biologicamente mediante la trasfusione di sangue nuovo, sia col riattivarne le forze spirituali, cioè con un rinnovamento religioso, sia - più verosimilmente - nell'uno e nell'altro modo. Infatti, come l'uomo portatore della civiltà, così anche la civiltà stessa è una creazione che appartiene al mondo naturale ma, nel medesimo tempo, a quello spirituale.


Le condizioni simboleggiate dall'arte del nostro tempo sono solamente un temporaneo passaggio, pressappoco come quando alla situazione di crisi della civiltà antica — che sempre più si esteriorizzava, si induriva e si imbastardiva — segui la civiltà dell'impero cristiano, cui l'impero romano creò la cornice per la prima diffusione del cristianesimo. 
All’attuale unificazione del mondo, dapprima esteriormente tecnica, potrebbe seguirne una interiore, con basi spirituali, che poggiasse su di una reintegrazione dell'uomo, sul ritorno di esso al proprio centro. 


Infatti non la sola teoria bensì tutto l'uomo decide, mediante la conoscenza e l'azione, se debba entrare nel mondo ciò che è sperato o ciò che è temuto.


“Il massimo compito morale [tanto nella vita individuale quanto in quella collettiva] consiste nel costruirsi la vita al di là della prospettiva del tempo e delle preoccupazioni del futuro” (W. Solowiow), avendo di mira soltanto l'eternità dell'uomo e la sua origine, non già nel tempo ma fuori del tempo.

Liberamente tratto da L'ARTE: SINTOMO E SIMBOLO di Hans Sedlmayr

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