Che posso fare con una giornata così?
Rimango dieci minuti fermo in macchina a guardare l’acqua che riga i vetri. Accendo la radio, cerco qualche stazione che mi regali un po’ di musica solare, ma è una ricerca vana.
Bella la guida con la pioggia, crea intimità: l’intimità mi manca.
Sale dal profondo un desiderio astratto di comunione. È la spia di un malessere multiforme, il campanello d’allarme dell’avvicinarsi di una crisi depressiva. Comincia così, con un senso di vuoto mascherato da un’infarinatura nostalgica di un paradiso perduto e poi si rivela qual è: frustrazione del desiderio e pessimismo corrosivo.
Ovviamente hanno il loro peso anche i contesti, è da giugno che faccio questa vita e mi manca la dimensione della famiglia, è evidente, ma non è tutto qui, a un certo punto della vita ci si accorge d’aver accumulato tanta di quella stanchezza che si sente un accorato bisogno di risurrezione e siccome invece di risorgere si invecchia….. manca l’essenziale che è la vita condivisa nel tempo e negli ideali: possiamo condividere soltanto la stanchezza, ma non è cosa.
(...) Poi mi fermo e mi metto a scrivere.
Intanto smette di piovere, la luce aumenta e quasi spunta un pallido sole e questo è sufficiente perché anche il mio stato d’animo si disponga al sereno.
Tratto dal libro di Max Loy "Costa dei Fiori"
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