tutte le immagini dei quadri, delle sculture ed i testi tratti dai libri dell’artista sono © di Max Loy


..."Il raggio verde è una luce visibile per brevi secondi nelle chiare serate estive, subito dopo il tramonto del sole.

In metafora è qualcos’altro di più significante, una luce interiore che va cercata lì dove ha dimora: nel silenzio.



raccolta di immagini, testi e pensieri di Max Loy ...

e di quant'altro attinente alla sua arte

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Studio: via Abbi Pazienza 14 – C.A.P. 51100 Pistoia cell. 3389200157 mail - info@maxloy.com

In these paintings of mine there are two different elements: colour and shape, casualty and organization, intuition and recognition. Two different types of music combining melody and a countermelody evoking the marvel of a stereophonic listening.


ACCOMODATI, SEI IL BENVENUTO !

Introduzione alla Sua arte

Esposizione virtuale delle opere di Max Loy.

“E’ così: ogni azione e ancor più manifestamente quelle dettate dal sentimento, affondano le radici in una regione misteriosa dalla quale ogni gesto assume un significato trascendente che è caratteristico della figura dell’uomo: egli trascende se stesso, così le sue azioni sono allegorie, immanenza e trascendenza insieme.

Questo è un mistero grande, l’unico.”

data inizio blog: 8 ottobre 2009


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@book LA MIA STRADA

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mercoledì 30 maggio 2012

L'artista


«L’artista esprime le leggi del mondo 

– la sua bellezza e il suo orrore, 


la sua umanità e la sua ferocia, 


la sua infinità e la sua limitatezza – 


creando l’immagine artistica che è uno strumento sui generis 

per cogliere l’assoluto. 


Per mezzo dell’immagine si mantiene la percezione dell’infinito 

dove esso viene espresso attraverso le limitazioni: 



lo spirituale attraverso il materiale, 



lo sconfinato grazie ai confini». 


Andrej Tarkovskij

martedì 29 maggio 2012

Piccolo saggio sulla Pittura - PARTE PRIMA - continua (9) ...

Un itinerario per trasformare le idee in fatti:
premesse e
fasi di costruzione di un quadro
1996


C'è un altro grande motivo di scoraggiamento ed è la perdita del senso di quello che stiamo facendo. Per uscire da questa trappola ci sono tre vie convergenti. La prima di queste è quella di farci portare in braccio dal miracolo di un'intuizione improvvisa, che rinnovi come una primavera le energie ed il sentimento. Può bastare il lampo di questa luce per orientarci e rimetterci al timone con volontà.


Il secondo modo è il pilota automatico. Ci sono delle fasi lavorative che non richiedono altro che pazienza e diligenza, operazioni come stendere il colore su uno sfondo, delineare gli oggetti o le figure, applicare gli effetti di chiaro-scuro, lumeggiare le parti in luce, ecc. 
Si possono compiere queste operazioni con la mente completamente altrove, quasi dormendo, ma alla fine, trovandoci di fronte un lavoro avviato e vario ne saremo soddisfatti come per un dovere compiuto ed il buonumore farà il resto.


Il terzo modo è di ricordarsi chi siamo e delle scelte di vita sulle quali abbiamo costruito le nostre giornate. Gli impegni che abbiamo preso con noi stessi in passato ci aiuteranno ora a restare fermi ed a tenere la trincea. Combattere contro il non-senso della vita è sempre una lotta di trincea. Se cediamo di un metro perdiamo la battaglia e se perdiamo una battaglia dopo l'altra finiremo per perdere la guerra. 


Un'altra causa di frustrazione viene dall'accorgersi che ciò che credevamo aver capito, ciò che ritenevamo possibile realizzare, in realtà, è solo un progetto embrionale che esiste soltanto nella nostra mente, in modo confuso. Mancano tutti quei necessari passaggi che rendono possibile l'attuazione pratica di un'idea. Se si è spesso vittima di questa impasse può significare che l'approccio all'arte, che è sempre "arte del fare", è sbagliato, è troppo cerebrale.


Qualsiasi tipo di linguaggio dev'essere sempre un tentativo che elabora una tecnica appropriata per incarnare in'idea.
Si può meditare sul grande mistero dell'Incarnazione se si vuole cogliere il fondo del problema,  ma può bastare procurarsi una carriola di materiale da organizzare per evitare che il cervello frulli a vuoto fantasmi.

giovedì 24 maggio 2012

Il corpo e l'identità

Il corpo è il mezzo che ci consente agire nel mondo, di entrare in contatto con gli altri, con la realtà circostante. La nostra stessa esistenza si identifica con il nostro corpo poiché è attraverso esso che proviamo quelle sensazioni ed emozioni che costituiscono il nostro personale patrimonio di esperienze di vita. E’ attraverso i nostri sensi che percepiamo i colori, i sapori, i profumi ed acquisiamo le nostre esperienze esistenziali.


La capacità di relazione e di rapporto è mediata dal corpo perché è attraverso esso che comunichiamo ed entriamo in contatto con gli altri. Proprio il contatto corporeo è uno degli elementi fondamentali per i processi affettivi e di socializzazione. Attraverso i contatti corporei passa il flusso di sentimenti ed emozioni che possiamo sperimentare nella nostra ita.

Il corpo ci presenta al mondo, è la nostra immagine primaria che precede l'espressione di sé, il personale modo di essere, l'identità unica e irripetibile di ogni individuo.

Per l'uomo, in arte, il corpo umano è sempre stato un elemento importante nella rappresentazione di sè stesso. E' questa unione tra il corpo e l'identità, tra se stessi e la natura, tra movimento e pensiero che ha spinto l'uomo, fin dall'inizio dei tempi a raccontare il sacro attraverso l'immagine del corpo.





domenica 13 maggio 2012

Il simbolo della nostalgia: la Madre





C'è l'immagine di una terra, da cui l’artista è lontano, e questa terra è la terra della Madre, e l’origine, la Madre terra. E l’artista è colui che parla la lingua materna, perché la poesia espressa nell’arte non è il linguaggio delle istituzioni, del potere, della legge, è il linguaggio dell'invenzione, della fantasia, dell'affetto, è la lingua dell'immaginazione. E, dunque, l’artista è colui che parla la "lingua della madre".




Un artista che vive nella realtà di istituzioni, di regole, di potere è separato dalla sua terra, dalla sua “lingua” e tuttavia deve, comunque, parlare quella lingua. Ecco perché l’artista è sempre in una posizione, per così dire, nostalgica, perché usa una lingua, il linguaggio dell'infanzia, che era, un tempo, la lingua propria della sua formazione di individuo. E, dunque, questa separazione dalla terra è anche una separazione dal corpo della madre, da tutto quello che può significare il corpo della madre come linguaggio simbolico, come l'invenzione, come affettività, ponendo i termini appena analizzati nella stretta relazione "corpo della madre/corpo della terra/corpo della lingua". Sussiste una equivalenza, quindi, per l’artista, tra la madre, la terra e l’arte. E' un po' come se fossero la stessa cosa.




Un artista si forma, cresce, dà sostanza, forza, energia al proprio linguaggio se, e solo se, tiene presenti questi tre elementi. Ma questi tre elementi sono elementi che non si possono ricreare se non attraverso il ritmo, attraverso cioè la finzione di un nuovo tempo, che è il tempo della poesia, il tempo del linguaggio, che non è il "vero" tempo vissuto nell'infanzia. E dunque la poesia vive sempre in rapporto con un altro tempo.




Il ricordo principale della nostalgia, è il ricordo di un luogo, di uno spazio temporale vissuto in un luogo. Per lo più è il luogo natale, è il luogo dell'infanzia, è il luogo della patria, da cui uno si è mosso per andare altrove. Per questo la nostalgia è l'insieme dei ricordi propri di chi è stato sradicato o allontanato da un luogo. E' un modo di sentire tipico della lontananza, ed è un sentire proprio dell'esilio dalla Madre terra di accoglienza, di abbondanza e felicità.