tutte le immagini dei quadri, delle sculture ed i testi tratti dai libri dell’artista sono © di Max Loy


..."Il raggio verde è una luce visibile per brevi secondi nelle chiare serate estive, subito dopo il tramonto del sole.

In metafora è qualcos’altro di più significante, una luce interiore che va cercata lì dove ha dimora: nel silenzio.



raccolta di immagini, testi e pensieri di Max Loy ...

e di quant'altro attinente alla sua arte

.

..........................Informazioni personali......................... M A X . L O Y

La mia foto
Studio: via Abbi Pazienza 14 – C.A.P. 51100 Pistoia cell. 3389200157 mail - info@maxloy.com

In these paintings of mine there are two different elements: colour and shape, casualty and organization, intuition and recognition. Two different types of music combining melody and a countermelody evoking the marvel of a stereophonic listening.


ACCOMODATI, SEI IL BENVENUTO !

Introduzione alla Sua arte

Esposizione virtuale delle opere di Max Loy.

“E’ così: ogni azione e ancor più manifestamente quelle dettate dal sentimento, affondano le radici in una regione misteriosa dalla quale ogni gesto assume un significato trascendente che è caratteristico della figura dell’uomo: egli trascende se stesso, così le sue azioni sono allegorie, immanenza e trascendenza insieme.

Questo è un mistero grande, l’unico.”

data inizio blog: 8 ottobre 2009


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domenica 31 luglio 2011

Guarda



Guarda.

Guarda bene.
Ancora.
Fino in fondo.

Non ritrarti, non coprirti con le mani
il viso, non comprimerti le palpebre,
non stornare il volto.
L’abisso d’accecante luce e tenebra
fumiga ancora tutto quanto.

La mischia
non è spenta, il sì e il no del mondo
s’incalzano e si affrontano
nel gorgo della vorticosa danza.

Se ne oscurano i pensieri,
non sempre,
talora ne emergono
luminosi come i tuoi
che sguardano
alti e mutano, ecco,
in chiarità
la pece delle nubi
e più quelle del cuore –
è un attimo,
e riconquista tutto il tempo,
lo incendia,
lo sacrifica
alla luce senza tempo –
o è tregua
dell’oscurità in agguato,
si scioglie,
si riforma,
per l’agone,
la resa, la vittoria
o il sogno di essa.

Oh angelos.


Mario Luzi

Poeta fiorentino ((Firenze, 20 ottobre 1914  Firenze, 28 febbraio 2005)

sabato 30 luglio 2011

Saper capire



Il canale vuoto parla dell'acqua che non lo percorre.

Il cartello indicatore parla della meta, che appunto non è dove esso è.

Il suggello nella cera parla dell'anello del sigillare, che dove è il suggello, non è, 
ma ha lasciato soltanto il suo negativo.

La storia è l'accusa contro la storia, contro l'infedeltà dell'uomo.






La fedeltà di Dio è il suo penetrare e permanere nella più profonda problematicità e tenebra dell'uomo.



Karl Barth

Non diventerò vecchio ma antico



Io ho un pallino, va detto: mi piace far quadrare i bilanci. Ma siccome non sono poi così ferrato in matematica, ricorro all’occorrenza a quel metodo che usavo con disinvoltura da ragazzo: sbirciavo il risultato in fondo al libro.
Quando in questo modo riesco a stabilire il punto di partenza ed il punto di arrivo, allora mi organizzo il percorso, forzando la realtà nei limiti di questo spazio preordinato.  Ciò significa che manco di rigore storico e di obiettività. In questo somiglio a mio padre.
Però ho anche un’altra natura: sono estemporaneo, amo improvvisare e, una volta stabilita la regola, poi non la rispetto e, in barba al progetto concepito, preferisco regolarmi secondo l’impulso del momento, tentando a caso nuovi itinerari. Per questo spesso mi perdo. E in questo somiglio a mia madre.
Basterebbe raccontare la storia della loro vita per capire buona parte della mia. Ma naturalmente nessuno è stampato in serie ed anch’io ho arricchito la mia personalità con qualcosa di non riconducibile ai miei genitori e che prende le distanze dall’uno e dall’altra.
Entra poi nella storia, a grandi titoli, la figura di mia moglie quale nuovo, importantissimo centro di gravità.
Ora sto cercando di capire come possa aver fatto a conciliare almeno quattro mondi in un’unica formula senza uscire pazzo. Sarò riuscito a far quadrare il bilancio, come avrebbe fatto necessariamente papà? Credo che sia più logico supporre che non ci sia riuscito e che, allo stato attuale dei fatti, agli occhi di chiunque io possa risultare completamente matto, come a volte può essere sembrata mamma.  Comunque, valutazioni a parte, savio o fuori di testa, dovevo pur percorrere una strada per arrivare da qualche parte e, non riuscendo a fare un passo senza cadere  in una contraddizione, ho finito col sognare una barca ed un porto ed in questo sogno ho stipato tutta la mia vita.
Poi mi hanno raccontato che questa, ad occhio e croce, è la speranza cristiana.

venerdì 29 luglio 2011

Cosa è la vita



«Che cos’è la vita se non l’angolo di visuale? 

Un uomo si misura dall’angolazione da cui guarda alle cose. 
Che cos’è la vita se non ciò che un uomo pensa durante il giorno? 
Questo è il suo fato e il suo padrone».




Io sono un poeta 
in quanto percepisco e amo 
le armonie che esistono nella materia e nello spirito 
e specialmente le corrispondenze 
tra queste e quelle.



Ralph Waldo Emerson

domenica 17 luglio 2011

Presentazione di Max Loy sul blog POESIE ED ALTRO


Con un suggestivo blog di presentazione, ho incontrato la pittura di Max Loy, un artista che mi ha traghettato dallo stile figurativo, che amo moltissimo ed in cui credevo escludendo qualsiasi altra forma, a quello astratto, attraverso la metamorfosi della sua pittura. Ed è stupefacente per il mio occhio, poco allenato, ma che sa riconoscere il bello quando lo vede, constatare come uno stile di pittura già emozionalmente e visivamente perfetto, possa evolversi in uno stile altrettanto emozionalmente e visivamente perfetto.
Attraverso dei filmati racconta di sè e del suo essere pittore. Ascoltarlo è entrare nel suo mondo, un mondo fatto anche di molta poesia, per esempio quando parla del suo amore per il mare:
"un moto di risacca batte e ribatte  dalla profondità del tempo ..... è voce che conosco e che rassicura come suono di ninna nanna"
oppure su cosa lo spinge a dipingere:
dire cosa mi ispira "è difficile come un esame di coscienza ...leggetemi lo sguardo ….
difficile risalire da una ruga impressa su un volto alla vicenda che l'ha disegnata"
Ed ammette di aver scritto poesie nel passato, ma io credo che ne stia facendo anche adesso, con i pennelli, in primo luogo, ma anche con le parole:

Grafica 11 delle 20  -  47 kB

ho dipinto donne bellissime....
ho chiesto in prestito la tavolozza ai tropici
ho raccontato le distanze, le stazioni delle ore...

Grafica 8 delle 20  -  70 kB

i quadri della mia giovinezza erano ingenui pieni di sbagli e di esperimenti, tragici, forti, bizzarri e pesanti, trasudanti energia ed intenzione

Grafica 29 delle 30  -  81 kB


quelli della stagione di mezzo meditati complessi carichi ... passionali
Ed ancora:
al di là di questa porta si apre per me un mondo azzurro.
ed in effetti l'azzurro nei quadri del suo ultimo periodo non manca mai, anche se si addentra in visioni che lo portano a riprodurle con suggestioni calde di oro e arancio, è presente con una piccola pennellata. Sembra che Max sia riluttante a escluderlo dal quadro, come se dovesse perdersi senza quel colore, suo faro e stella polare. Infatti dice:
Trovo nei suoi quadri come un intento di velarli, del resto i suoi quadri  sono anche visioni, visioni di una felicità che si vorrebbe raggiungere, pretesto di mare, di vele e di barche, di orizzonti.

Grafica 9 delle 36  -  85 kB


Il giorno in cui saprò trovare la formula di questa astratta felicità ...allora dipingerò bellissimi quadri illuminati, profumati pieni di estate. In quel giorno farò il mio ingresso nel Paradiso dei pittori.
E fin qui, era il Max pittore. Con lui convive un Max scultore,


uno che plasma la terracotta,


ed uno scrittore...






Ma chi è Max Loy?

(Cenni biografici tratti dal sito http://www.bluteam.net/)
Nasce a Pistoia nel 1950, terminati gli studi classici inizia l’attivita nel 1968.
Sperimenta varie tecniche e conosce varie stagioni pittoriche alla ricerca di una sintesi comprensiva di molte esperienze.
Dalla pittura materica dei primi anni passa gradualmente all’uso diluito del colore ad olio, specializzandosi nella velatura.
Temi ricorrenti sono il paesaggio idealizzato, psicologico, d’invenzione, d’impronta surreale o metafisica e l’attenzione alla donna, sempre protagonista in tutti i suoi dipinti come e protagonista la luce avvolgente, che sfuma le distanze invitando all’abbandono ed al sogno ed elemento di continuita in tutta la quarantennale produzione, fino all’attualita. 

Parallelamente al primario interesse per la pittura, Max Loy estende la sua attivita anche nel campo della scultura, dell’ebanisteria e della letteratura. Nell’anno 1980 pubblica a Cagliari il romanzo “il Viaggio” che tiene a battesimo l’articolata produzione letteraria che, dopo l’anno 1990, diventa impegno costante.
Nel 1986 si trasferisce da Roma a Pistoia, dove abita attualmente. Dall’87 al 94, abbandonando temporaneamente la pittura, si dedica alla realizzazione di sculture, mobili esclusivi e arredamenti.
Insegna pittura, nel suo studio di Pistoia, e per due anni modellatura a Villa Ancuri, Montecatini Terme
Nell’anno 2000, dopo un trentennale innamoramento della rappresentazione figurativa, dove ha modo di provarsi a lungo anche come copista e ritrattista, inaugura una nuova produzione che intitola “DEXTRA ET SINISTRA PARS MENTIS”: razionalita ed emotivita, destra e sinistra facolta della mente, danno vita a composizioni fantastiche che evocano il mondo, senza piu descriverlo, suscitando miraggi con un fraseggio che ammicca all’astratto.
La realizzazione di film documentari e il suo recentissimo interesse.



Per visualizzare integralmente i suoi video (che vi consiglio di non perdere) esplorate qui:
http://maxloy-itaca.blogspot.com/
http://www.youtube.com/profile?user=maxloy1950#p/u
http://www.artoo.it/maxloy


Penso che Max sia un artista così come avete potuto ascoltare e vedere, proprio perchè è un poeta.
Sicuramente ne mette nei suoi dipinti e nelle sue sculture.
Buona visione!  (Non perdete la terza parte del suo raccontarsi)


http://natakarla.splinder.com/member/593201
Sabato 16 luglio 2011 - postato da NATACARLA su "Poesie ed altro"
Utente: NATACARLA  Una donna e sono orgogliosa di esserlo. Matriarcale, sposata, tre figlie, un lavoro a tempo pieno. Quello che rimane lo divido tra la famiglia, gli amici e la poesia e quando non mi basta lo invento o uso quello dei sogni.


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Ecco alcuni dei suoi lavori

Il rudere e la patata di mare



Due passi oltre lo steccato e l’incanto svanisce:
ritorno al presente.
La ragione sgretola il sentimento e s’occupa d’altro.
Tien d’occhio l’orologio, computa da ragioniere.
Sette e dieci, il tempo passa, il sole segue il suo
corso. Ora è più giallo, più arancio, ferisce meno lo
sguardo. Le ombre si allungano, il silenzio è più
grande.
Come la solitudine.
Resta nel sottofondo il rumore del vento e del
mare.
Guardò il promontorio, più vicino in linea d’aria, ma
irraggiungibile perché la strada era interrotta da
un canale.
Vide che sulla sommità si ergeva un rudere che
mostrava sul lato esposto e franato, l’interno di una
grande stanza invasa da rovi. Dal punto
d’osservazione di Luca, dal “versante dell’ovvio” non
si apprezzava altro e quanto si vedeva era di scarso
interesse.
Ma egli morso da un’inspiegabile ansia superstiziosa,
incurante del tempo che stava scadendo, rinnovò il
proposito:
“se arrivo sin lì sarò salvo”
Sette e un quarto.


 Raccolse una patata di mare, leggera matassa
infeltrita di barbe d’alga lavorate dal vento e dal
mare, e la lanciò al centro della corrente,
affidandola al galleggiamento, alla sopravvivenza e,
con la libertà di Dio si trattenne ancora qualche
tempo a ragionar sulle Epoche e sulla Storia per
caricarsi di urgenza. Infine raccolse la bici e risalì
con lo sguardo tutto il canale fin dove si perdeva
tra la vegetazione, cinquecento metri a monte, in
prossimità della statale che riappariva in quel
punto, cavalcando un ponte, e rimaneva in vista per
tutto il tratto che seguiva, costeggiando quella
landa selvaggia e deserta. 

*

Se voleva raggiungere il
rudere sul promontorio sarebbe dovuto risalire fin
lì, oltrepassare il canale e rientrare appena
possibile nel il primo sentiero in direzione del mare.
Il canale s’inoltrava nell’entroterra tra due argini
inclinati di cemento attraversando, per qualche
centinaio di metri, un terreno scabro di terra
battuta rossa e polverosa, vuota come una pista
d’aeroporto.


Tratto dal libro di Max Loy “La casa del Padre”


* la fotografia della patata di mare è di M. Corda (http://www.marcocorda.com/)




argomento correlato

sabato 16 luglio 2011

Sogni ricorrenti


….Il dubbio pare messo all’indice come
incostituzionale, dà noia, la scienza spiega la vita
con i criteri dell’ovvio.

E i “segni dei tempi”?.... Nessuno che legga i segni
dei tempi con sguardo profetico? No, va alla grande
la tendenza ad aspettare che le cose si ingarbuglino
prima ben bene da sole e ci trascinino poi, come
macine legate al collo, sott’acqua, nel mondo
capovolto di Alice dal quale provengono stravaganze
e scandali, tutte strade senza via d’uscita che Luca
conosceva così bene: incubi.

Luca, irrequieto e strano sentiva sulla pelle questa
paradossale tragedia che toglieva smalto al suo
umorismo: sperimentava in proprio ogni notte le
conseguenze deleterie della disattenzione e di
giorno vedeva annegare troppe formiche in una
goccia d’acqua e legni vagare all’infinito sul mare,
inconsapevoli per sempre della profondità.
E poi c’era anche un altro sogno ricorrente nelle sue
notti cinematografiche, un sogno senza finale, una
premonizione di pericolo che metteva urgenza, ma
dove tutto cominciava nel migliore dei modi, con una
giornata limpida d’estate.

Luce azzurra del mattino, sole, aria … ed il mare.
Lui passeggia sulla riva tra i bagnanti che affollano
la spiaggia.
L’atmosfera è serena, festosa.
Ma in breve qualcosa cambia, è un incomprensibile
presagio, un fiato leggero che penetra ovunque. La
gente diventa nervosa, gesticola esageratamente,
ride troppo, i giovani giocano a palla sulla battigia
con eccessivo accanimento ….



Lui guarda il mare: non è più calmo, una brezza lo
rende effervescente, schiumoso, bellissimo,
inquietante. In breve diviene agitato. Ma non è un
fatto normale, sta accadendo qualcosa
d’incomprensibile, di minaccioso, di affascinante ….
Si levano onde sempre più alte, barriere d’acqua
che si frangono sulla riva ed allagano.
Nessun rumore:
un innaturale silenzio, un film senza sonoro.
Ma perché la gente non si allontana?
Perché non si mette al sicuro più all’interno, perché non va via?
Si chiede.
Pare che nessuno si accorga di nulla.
L’acqua invade la riva con impeto e ritorna al mare
con vortici irresistibili: consuma la spiaggia …
e la gente è ferma, inconsapevole e distratta.
Il mare sta diventando creatura, un incubo
meraviglioso, l’acqua è profonda, viva,
trasparente  ... che incanto … che mistero …

onde messaggere di arcani vengono da luoghi che hanno

echi nella memoria.
E la tensione cresce (è prossima l’alba del sogno), le
onde giungono a gruppi di tre, di sette ….
Ma ecco che all’orizzonte, lontana, tremula nel
vapore del mare, si staglia su un cielo di una notte
che cede al giorno, una grande onda solitaria che
avanza veloce dall’oceano, crescendo su se stessa
ad ogni istante.
È lontana e già incombe …. e la gente è ancora tutta
lì, non vede … gioca, litiga … non capisce.
Inutile per Luca gridare.
Guarda, è spettatore.

Non è la vertigine dell’onda che lo spaventa, ma
l’abisso del mare che la porta, l’abisso che tutto
contiene, che scioglie nel suo elemento
ed inghiottirà anche quest’ultima spiaggia che già si
consuma dissolvendosi come sogno.
Presto tutto sarà acqua …. presto tutto sarà mare … e
nessuno comprende, nessuno se ne accorge …


Tratto dal libro di Max Loy "La casa del padre"