tutte le immagini dei quadri, delle sculture ed i testi tratti dai libri dell’artista sono © di Max Loy


..."Il raggio verde è una luce visibile per brevi secondi nelle chiare serate estive, subito dopo il tramonto del sole.

In metafora è qualcos’altro di più significante, una luce interiore che va cercata lì dove ha dimora: nel silenzio.



raccolta di immagini, testi e pensieri di Max Loy ...

e di quant'altro attinente alla sua arte

.

..........................Informazioni personali......................... M A X . L O Y

La mia foto
Studio: via Abbi Pazienza 14 – C.A.P. 51100 Pistoia cell. 3389200157 mail - info@maxloy.com

In these paintings of mine there are two different elements: colour and shape, casualty and organization, intuition and recognition. Two different types of music combining melody and a countermelody evoking the marvel of a stereophonic listening.


ACCOMODATI, SEI IL BENVENUTO !

Introduzione alla Sua arte

Esposizione virtuale delle opere di Max Loy.

“E’ così: ogni azione e ancor più manifestamente quelle dettate dal sentimento, affondano le radici in una regione misteriosa dalla quale ogni gesto assume un significato trascendente che è caratteristico della figura dell’uomo: egli trascende se stesso, così le sue azioni sono allegorie, immanenza e trascendenza insieme.

Questo è un mistero grande, l’unico.”

data inizio blog: 8 ottobre 2009


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sabato 25 giugno 2011

Scrutare


Scrutare un orizzonte è necessità e comandamento:
“vegliate” è scritto.



La funzione dell'arte


Libera
ciò che è nascosto

Mette
In vista
Ciò che è vero

La bellezza
Attraversa la verità.

testo poetico di Mariella Murgia

L'eloquenza delle immagini



Se è vero, da un lato, che l'Arte nasce come forma di comunicazione - antecedente anche alla parola 
scritta - e con le stesse finalità della parola scritta: comunicare, trasmettere emozioni, narrare e "farsi leggere ", questo lo fa attraverso l'estetica: la visibilità, la forma, il colore.....e anche  vero 
però  che l'arte è un comunicare privo di parole: " estetico", quindi più profondo anche della parola 
che in qualche modo costituisce un filtro della realtà, che permette di nasconderla.  L'arte no!  non 
ha filtri, quello che si vede è quello che si mostra in maniera nuda e cruda.

La comunicazione dell'Arte è un reciproco scambio, un voler entrare in relazione con l' altro che sta vicino a noi o lontano da noi ( in termini di periodo storico ). 
La comunicazione nell'Arte richiede una "conversione dello sguardo " nel modo in cui esprime il desiderio di conoscere la " realtà vera " delle cose e del mondo, di come le cose si presentano o si nascondono 

Quindi l'Arte si può affermare sia " la traccia 
del non detto " che si palesa grazie a un trasferimento empatico.
Infatti: il linguaggio pittorico delinea l' orizzonte all' intermo del quale le cose acquistano significato


Sono proprio l' arte e la storia le principali manifestazioni della verità intesa 
come evento, cioè come esperienza di una radicale interpretazione della realtà.   L' arte, in questo 
scenario, non viene a configurarsi semplice come godimento estetico ma come un lampo che all'improvviso ci fa vedere le cose da una prospettiva  diversa e ci trasforma. 



L' autocoscienza di un' epoca si esprime e si rende visibile soprattutto attraverso la sua produzione 
artistica, che costituisce un condensato del modo di pensare di un periodo storico che parla con 
" l'eloquenza muta " delle immagini.   



liberamente tratto da un testo del Prof. Mauro Guarino

lunedì 20 giugno 2011

La visionarietà dell'arte



Rendere sensibile il mondo invisibile.

L'arte conduce, per sua stessa natura, al cuore.

La bellezza che in essa si celebra è pegno di cose che l'occhio umano non può vedere. 

L'arte è un "teatro" in cui vengono interpretate davanti al mondo le intime scelte dello spirito.

L'ambito della figurazione, anche quando questa si serve di uno stile realistico, è una visionarietà  la cui chiave ermeneutica è la stessa fede o la denuncia della sua assenza.

Non è un percorso di estraniazione dalla realtà, come sembrerebbe in apparenza.
Affonda invece le sue radici nella concretezza di tutti i giorni.

L'arte ha il potere di metterci davanti a noi stessi,
come in uno specchio,
di farci capire chi siamo,
di farci capire la nostra essenza.



martedì 14 giugno 2011

Innamorato



Il mare brillava in silenzio e in pace, azzurro fino all’infinito, io lo guardavo sazio, allungato all’indietro sulla sedia, ad occhi socchiusi,  gustando il caffè ...
Ci sono momenti a parte, momenti in cui si ha la sensazione di comprendere ogni cosa solo con un moto della mente e degli occhi, chè troppa fatica fa muovere una mano ... momenti di calma, tranquilla chiaroveggenza, di sonnolento equilibrio, di serena memoria. Ancora un poco ... e stiamo sognando ...
... e cosa rimane di questa felicità?



Un altro ricordo, una parentesi e la nostra vita continua e il nostro viaggio riprende.
Mi alzai all’improvviso e guardai l’orologio: le cinque!
Il tempo passa alla velocità che vuole. Pochi istanti possono durare anni ... e cosa resta di un’intera vita?
Un flash nella memoria.
Le cinque? ... le analogie ... le coincidenze, pensavo.
Ieri, a quest’ora, ero al pontile lì, a due passi ... e c’era lei ... Dove posso sperare di rivederla se non lì e proprio a quest’ora?
Lasciai un biglietto da cinquanta sotto il bicchiere e me ne andai in fretta. Avevo una fretta pazzesca, incontenibile, dovevo sapere subito. Il pontile era vicino e subito fui là.
Oggi però c’era della gente. Notai questo come un cattivo auspicio: questo spazio ieri era stato solo nostro e per questo era potuto accadere quell’incontro così personale, così privato e così importante.
Si ... questo era il posto ... e questa era l’ora, ma l’atmosfera no, era ben diversa ... qui lei non sarebbe venuta, qui fra la gente non poteva essere il suo posto. Lei era uscita dal mistero e dal silenzio, qui ieri il tempo si era fermato ... e ora, invece, sono le cinque e dieci, il tempo scorre e tutto cambia, la felicità passa ... l’amore si dimentica ... lei non c’è.
Appoggiato al parapetto guardavo il mare: ora era solo una distesa d’acqua vuota dove affondare la speranza e i sogni ... E chi c’era intorno a me? Gente, gente qualunque che parlava ad alta voce di detestabili stupidaggini ...
Si sopravvive malvolentieri alla delusione, non si può sopportare la risata sfrontata del mondo che ti grida – scemo! – perché sei innamorato.
Il mondo violenta l’amore e non concede spazio agli innamorati: li offende con il chiasso e la volgarità, ne svuota il sentimento con la banalità, e cancella ogni cosa con il tempo.

Tratto dal libro di Max Loy "Il viaggio"


la canna pensante

http://www.jamendo.com/it/track/344183



“ L'uomo non è che un fuscello, il più debole della natura, ma è un fuscello che pensa. Non è necessario che l'universo intero si armi per spezzarlo, bastano un po' di vapore, una goccia d'acqua, per ucciderlo. Ma anche quando l'universo lo spezzasse, l'uomo rimarrebbe ancora più nobile di ciò che lo uccide, poiché sa di morire, mentre del vantaggio che l'universo ha su di lui, l'universo stesso non sa niente.

Ogni nostra dignità consiste dunque nel pensare. Su ciò dobbiamo far leva, non sullo spazio e sulla durata, che non sapremmo colmare.
Sforziamoci dunque di pensare correttamente: ecco il principio della morale.”

lunedì 13 giugno 2011

Azzurra malinconia



Si depositano lampi di luce

e cristalli di azzurra malinconia

aprono gli spazi
sulle rovine arcaiche
di polveri di secoli
tutto intricato
di nidi d'uccelli

e ali rotte

nella gamma di colori
di terra rivoltata
da un aratro

e vestiti legnosi
come di corteccia

inquietudini s'annodano

e trame di nubi

risuona l'eco di una voce
nel ripostiglio della nostalgia.



testo poetico di Mariella Murgia

domenica 12 giugno 2011

Recensioni da repertorio: Il realismo magico di Max Loy


Max Loy ha cominciato a dipingere fin dall’adolescenza perciò oggi, pur essendo giovanissimo, ha dietro le spalle oltre dieci anni di intensa attività, di esperienze stilistiche diverse, di ricerche rese più puntigliose e meditate dal suo autodidattismo, dalla sua incontentabilità, che è segno certo di impegno e di fermezza nei propositi, ma soprattutto dalla complessità del suo mondo poetico e della sua tematica.
Da quest’ultima specialmente traspare e s’indovina l’angoscia esistenziale che travaglia tutta la sua generazione, l’anelante ricerca di un approdo su una spiaggia certa, il bisogno tormentoso di inventare nuovi miti, che rinverdiscano l’aridità del presente e consolidino la precarietà del nostro viaggio in questa stagione deserta di favole.
La sua pittura è densa di simboli. Alcuni sono palesi e decifrabili come l’allegoria di Orfeo ed Euridice, oppure come quella della sfera effimera di cristallo, che potrebbe anche essere una bolla di sapone e che, iterata ostinatamente nei suoi quadri, raffigura appunto un’immagine di vanità. Altri sono meno accessibili, anche perchè scaturiscono dall’inconscio e pertanto restano forse enigmatici allo stesso pittore, che come tutti gli artisti prodighi di immaginazione non sempre può spiegare con una equazione logica tutti i motivi della sua ispirazione e della sua ottica.
Il simbolismo di questa pittura non è però astratto, nè nebuloso perchè, indipendentemente dalle significazioni recondite e concettuali, il suo linguaggio è franco, esplicito e di immediata intelligenza. Perciò si può parlare di un realismo magico sostenuto da un discorso cromatico caldo e smagliante di toni, da un racconto lirico risolto con palpitante concretezza.


I paesaggi assorti e le figure emblematiche che si compongono con fertile estrosità e vivono nelle sue opere, anche per l’accento esotico che spesso anima gli uni e per la fissità trasognata che caratterizza le altre, vibrano di un tremore ancestrale e richiamano ai grandi silenzi di un’età primigenia ed incontaminata.
Di quel paradiso perduto e rimpianto da Max Loy e da tutta la sua generazione infelice con nostalgia bruciante.
Di quell’Eden, che, insieme all’infanzia ed all’innocenza scadute, questo pittore così sensibile al dramma del suo tempo cerca di evocare con cuore trepido per donare a se stesso ed a chi sa ascoltarlo e intenderlo il conforto del sogno.
E dunque l’illusione di una tregua serena e quella evasione che soltanto la fantasia degli artisti e quella loro virtù di trasfigurare la realtà, anche la più dolorosa ed ostile, sanno largire generosamente agli uomini che hanno ancora fede nella poesia.
Marcello Serra

giovedì 9 giugno 2011

La vacanza





.... Da un po’ di tempo andavo rimuginando che sarebbe stato salutare cambiare aria, poter dormire un po’ e sognare una nuova vita.
(...) Non potevo proprio rimproverarmi di vivere in maniera superficiale e disattenta o di non essere sufficientemente determinato nelle scelte che potevo valutare, ma, nonostante il mio impegno, la causa profonda di questa inquietudine crescente, continuava a rimanermi nascosta a livello cosciente.
Ne risultava una sensazione diffusa di disagio e una scontentezza che quella strana e misteriosa intuizione, segno distintivo, ma incostante del mio carattere, illuminando di luci contraddittorie, tendeva ad aggravare.
Motivo per cui, nonostante le mie abitudini di solitario, avevo sempre più difficoltà a restare solo con me stesso. Non per questo rinunciavo del tutto al tentativo di mettere ordine nella mia testa e nella mia vita.

(...) Era quindi non solo opportuno, ma necessario un periodo di riposo e di svago. In altre parole una vacanza: partire ... ma per dove e per far cosa, non mi era per niente chiaro.
(...) Partire ... sì, partire, varcare lo spazio vuoto di quella finestra e andare oltre, lontano ... senza voltarmi ... Non era una decisione improvvisa, no: era un progetto antico e un patto informale che avevo fatto con me stesso:  “un giorno lascerai ogni cosa e partirai per vivere la vita.” Tutto qui, niente di meno e niente di più ... “... un giorno ...”.
Avevo allora trent’anni e mi sembrava davvero una bella età.

(...) Vacanza, ripetevo dentro di me per fissare nella mente questa opportunità.  (...) Ero solo, libero da impegni, stanco di pensare. Forse l’idea di un viaggio mi spaventava, forse non volevo abbandonare delle abitudini, la sicurezza del conosciuto ... ma nulla mi tratteneva tranne questa paura superstiziosa.
Ma potevo partire, mi consolai, tanto in qualsiasi momento avessi voluto, sarei potuto ritornare.
Chiusi le imposte, accesi la luce, poi la spensi uscendo e la riaccesi e la rispensi:  dimenticavo qualcosa?
Chiusi la porta.
“Esco a fare una passeggiata” mi dissi.

Ciò mi mise di buon umore.



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martedì 7 giugno 2011

Gli arazzi di Max loy



L'arazzo è una forma di arte tessile che si pone a metà strada tra l'artigianato e la rappresentazione artistica. Tecnicamente è un tessuto a dominante di trama* (poiché a lavoro finito l'ordito non si vede) realizzato a mano su un telaio e destinato a rivestire le pareti. Solitamente di ampio formato, rappresenta grandi disegni molto dettagliati.
Il disegno preparatorio, o cartone, di un arazzo veniva realizzato da un pittore, anche di una certa fama: il risultato finale dipendeva dall'abilità dell'artigiano incaricato dell'esecuzione.

Nella preparazione del cartone l'artista non è completamente libero di esprimersi, ma deve tenere conto di vari fattori: del contesto, del materiale, delle caratteristiche tecniche della tessitura, dell'imborso (il ritiro quando il pezzo viene tolto dal telaio).


A differenza della tessitura di un tessuto dove il filo di trama corre da un lato all'altro portato da una navetta e facendo una riga per volta, nell'arazzo si lavora, con delle passate su una porzione ristretta della superficie della sezione e, forniti di molte navettine coi colori necessari, si costruisce una piccola porzione di tessuto (avanzamento) seguendo con precisione la forma del disegno. Così può succedere che nell'arazzo in lavorazione ci siano parti più avanzate perché si continua la costruzione di una zona dello stesso colore (esempio un fiore, una foglia), e parti che vengono riprese in seguito, creando un profilo spezzato. Il filo di trama viene schiacciato con un pettine fino a coprire completamente l'ordito**, che non è più visibile a lavoro ultimato.

* trama = complesso dei fili che vengono fatti passare tra i fili dell'ordito ad angolo retto, per formare un tessuto


** ordito = o catena è l'insieme di fili che, insieme a quelli della trama, concorrono nel formare un tessuto. Il numero dei fili dell'ordito determina la larghezza del tessuto. La lunghezza dei fili di ordito determina la lunghezza della striscia di stoffa o del numero dei pezzi che si otterrà con l'armatura del telaio.

Tratto da Wikipedia

Come una promessa

aprire in un'altra finestra



Cantore del colore
di antichi e sacri teatri
persisti sulla misura

Porta da cui entrare
perché il sogno affidato alla luce
occupi gli spazi tra cielo e terra


(come sopra cosi sotto)


Campo colmo di silenzio
forme d'argilla
e vegetazioni di pietra

quando il sole si leva
tutto comincia a brillare

come una promessa.

Testo poetico di Mariella Murgia


sabato 4 giugno 2011

Notizie stampa di repertorio: Il nuovo percorso di Max Loy - le esposizioni virtuali


PISTOIA. Max Loy, artista pistoiese, autodidatta, ha sempre dipinto guidato da una ricerca di libertà espressiva. Il suo percorso, in continua evoluzione, è iniziato con una ricerca mirata all’uso di colore e materia nella pittura figurativa.
 I giochi di colore e di luce sono stati protagonisti anche della successiva ricerca nel campo della pittura informale e della pittura figurativa nata dallo studio di classici. Da quest’ultima è nato l’amore per una pittura figurativa nella quale l’attenzione al particolare dominava, cogliendo soprattutto la figura femminile in realtà e in atmosfere rese uniche dai toni caldi e sfumati del colore. Parallelamente a questo percorso di ricerca, Max Loy ha sperimentato il ritratto, la scultura e la realizzazione di opere di arredamento. Ha inoltre ricercato una dimensione espressiva anche nella scrittura, nel 1981 ha pubblicato il romanzo “Il viaggio”, creando un parallelo di contenuti tra la pittura e la scrittura. La continua ricerca in campo pittorico ha portato l’artista all’attuale dimensione che egli stesso definisce pittura trascendente.
 Per Max Loy l’arte è armonia. Con la propria pittura vuole superare i limiti della realtà e, superando la forma, vuole creare armonia attraverso il puro colore concepito come “mezzo” per esprimere emozioni: il colore è luce, è magia, è la realtà attraverso la quale poter esprimere emozioni senza limiti. La pittura attuale di Max Loy è un’indagine dell’essenza della vita, un percorso teso alla scoperta della natura dell’uomo.
 L’artista attualmente ha numerose mostre permanenti sia a Pistoia sia in varie altre città ed è presente su You tube. A Pistoia ha opere in mostre permanenti allestite all’hotel Villa Cappugi, Villa de’ fiori, Villa Paradiso (Pontepetri), Armando caffè, Artè, Soqquadro.
 A Firenze le sue opere sono esposte alla galleria Spagnoli e il ristorante Rossini, in quest’ultimo le opere esposte sono di proprietà del ristorante. Le altre mostre sono allestite alla galleria Gherardi 30 a Senigallia, hotel Costa dei fiori a S. Margherita di Pula (esposizione solo estiva), ristorante Cavalieri a Casale Marittimo, Studio Conestabo a Trieste, galleria Le Muse a Reggio Calabria, hotel S. Martino a Ripabella, Studio C a Piacenza, Studio Kan a Parma.
 Esposizioni virtuali possono essere visitate sul sito www.maxloy.com come su http://www.youtube.com/profile?user=maxloy1950&wiew=videos. Su Youtube sono proposti undici video che costituiscono nel loro insieme una presentazione dell’arte di Max Loy e dei contenuti di questa. Le undici sezioni presentano lo studio, un contatto con il pubblico, i ritratti, la scultura e l’arredamento, i percorsi di ricerca e infine il “Raggio verde” che riunisce sei sezioni dove l’artista spiega il percorso di analisi interiore che porta alla realizzazione della sua opera.


Ilaria Minghetti
tratto da "Il Tirreno" del 11 aprile 2009


hotel S. Martino a Ripabella