tutte le immagini dei quadri, delle sculture ed i testi tratti dai libri dell’artista sono © di Max Loy


..."Il raggio verde è una luce visibile per brevi secondi nelle chiare serate estive, subito dopo il tramonto del sole.

In metafora è qualcos’altro di più significante, una luce interiore che va cercata lì dove ha dimora: nel silenzio.



raccolta di immagini, testi e pensieri di Max Loy ...

e di quant'altro attinente alla sua arte

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Studio: via Abbi Pazienza 14 – C.A.P. 51100 Pistoia cell. 3389200157 mail - info@maxloy.com

In these paintings of mine there are two different elements: colour and shape, casualty and organization, intuition and recognition. Two different types of music combining melody and a countermelody evoking the marvel of a stereophonic listening.


ACCOMODATI, SEI IL BENVENUTO !

Introduzione alla Sua arte

Esposizione virtuale delle opere di Max Loy.

“E’ così: ogni azione e ancor più manifestamente quelle dettate dal sentimento, affondano le radici in una regione misteriosa dalla quale ogni gesto assume un significato trascendente che è caratteristico della figura dell’uomo: egli trascende se stesso, così le sue azioni sono allegorie, immanenza e trascendenza insieme.

Questo è un mistero grande, l’unico.”

data inizio blog: 8 ottobre 2009


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martedì 27 luglio 2010

Il cuore della bellezza

"quando siamo belli, è perchè siamo conformi a noi stessi"

Il senso estetico percepisce la forma delle cose, cogliendo le fattezze particolari di ciascun evento, la natura disvelata dalla sua faccia.

Le reazioni estetiche sono risposte a questo volto, e la responsabilità morale inizia in queste risposte di disgusto, di piacere, di repulsione, di attrazione, che sono poi gli spontanei giudizi del cuore.

La risposta estetica individuale è anche il cane che ci difende dal Diavolo, il quale si insinua nella nostra vita dove meno ce l'aspettiamo, travestito nei panni più convenzionali.

Le risposte estetiche sono risposte morali.

Il riflesso estetico non è affatto mero estetismo disinteressato; è la nostra stessa sopravvivenza.

Sicchè, quando siamo ottusi, annoiati, an-estetizzati, tali emozioni di desolazione sono le reazioni del cuore alla vita anestetica della nostra civiltà, fatta di eventi senza un sussulto di meraviglia, pura banalità.
Oggi il brutto è qualsiasi cosa non notiamo più, il brutto è il noioso e basta, perchè è questo che uccide il cuore.

liberamente tratto da L'anima del mondo e il pensiero del cuore di J. Hillmann

Mare

......”Perché non dipinge il mare?” mi hanno chiesto in tanti.
Ma cos’è il mare? E’ una sindrome talmente varia e complessa che preferisco lasciarlo presagire, accennarlo sullo sfondo, farne sentire il profumo, tentare il blu fino al verde, poi basta: non competo coi giganti.
Niente onde che si infrangono sugli scogli, niente navi in balia di tempeste, niente tramonti napoletani, niente barche a Portofino, cose grandiose e bellissime, ma ingannevoli, indulgono alla teatralità del sentimento, eccedono del terribile e del bello fino a sazietà.
Il mio mare spirituale, che non esiste in nessun luogo della terra, è tessuto nell’ordito dei miei quadri con filo azzurro. Le suggestioni che emana non sono realtà corporee che si possano accarezzare con lo sguardo avido di possesso di chi abita il primo scalino dell’Amore.
Il mare dei miei quadri è nodo al fazzoletto, aiuto a ricordare cose sepolte nella memoria, è vela, è ala per staccarsi dal suolo, profumo nell’aria che rivela il passaggio di un santo.

Il mare è ciò che ho sempre nella mente.
Quando penso a Dio, lo penso con le categorie del mare ed il fragore delle acque è voce di moltitudini immense, come è corteo di anime lo sfavillio di miliardi di fiammelle di luce adunate in scia incandescente al tramonto.
Il mare è grande silenzio, è respiro, vastità, è abisso di tenebra, è inconscio, è destino, molto più di tre quarti del peso del mondo in acqua salata.


Max Loy

lunedì 26 luglio 2010

Recensioni da repertorio


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I crepuscoli lenti, una diffusa chiarità aurea, che si adagia sulle foglie e sulle corolle dei fiori, sui rami, su sconfinate paludi, su lande deserte, mentre al sole calante si contrappone una sfera opalina che racchiude frammenti di paesi di sogno.


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Agavi e palme, pallidi fiori di oleandro, zinnie opulente, sassi, rocce, tutto ha significato: nulla è occasionale in questa pittura esatta, come i preludi di Debussy.

Quando la pittura impone un discorso e schiude l’anima alla meditazione,

allora è pittura.

Giuseppe Pau





La barca e l'acqua

Dare un senso alla vita può condurre alla follia

ma una vita senza senso è la tortura

dell’inquietudine e del vano desiderio –

è una barca che anela al mare eppure lo teme.

(Edgar Lee Masters, George Gray, in Antologia di Spoon River)


L’acqua è senza dubbio uno dei simboli più fecondi e per le caratteristiche di trasparenza e fluidità, e per le antiche implicazioni mitologiche e filosofiche che hanno generato nel corso dei secoli una fitta simbologia. L’acqua è infatti il simbolo del pensiero primo generatore di vita; associata al grembo femminile racchiude significati legati alla nascita e nel suo scorrere rappresenta il tempo; come distesa, allude alla dimensione del viaggio, oppure ancora è mezzo di purificazione salvifica e di rinascita.

Oltre a simbolo di vita, se associata al mostruoso e al terrifico delle impetuose distese fluttuanti, l’acqua diventa paradigma di morte; se invece è contenuta diviene specchio, con riferimento al mito di Narciso o elemento di dissolvimento, come nel fatale letto di Ofelia.

L’uomo ha sempre tentato di governare le acque del mare, d’impossessarsi dei suoi segreti e delle sue ricchezze, ma ogni volta ha trovato di fronte a sé una creatura imprevedibile e di una forza spaventosa, contro la quale non ha mai potuto opporsi. Un semplice sconvolgimento del suo movimento getta l’uomo nel panico e lo rende impotente nel terrore di una fine improvvisa.



Solcare le acque con una barca, rivela il desiderio di cimentarsi nel viaggio della vita, di conoscere e gestire al meglio il nostro lato oscuro. La barca perciò è simbolo per eccellenza del cammino spirituale verso una nuova identita'. È un’immagine onirica che si riallaccia a due simbologie: il rischio e l’illusione. La prima è analogicamente evidente: “andar per mare”, per quanto si sia esperti, è pericoloso, ma altrettanto può esserlo illudersi.

La barca, che sia nave, traghetto o veliero è un simbolo che porta nei sogni il carattere del movimento nell’esistenza, archetipo del divenire attraverso le vicende umane, solcando le acque del tempo. Rappresenta allora sicurezza e possibilità di mantenersi a galla, di avanzare e di proteggersi, simbolo e nostalgia del grembo materno, avvolge e racchiude, ed è la prima culla cui fluire nell’esistenza.


sabato 24 luglio 2010

La natura dell'io come promessa

"Ciò che un uomo cerca nei piaceri è un infinito, e nessuno rinuncerebbe mai alla speranza di conseguire questa infinità"(Cesare Pavese "Il mestiere di vivere"). L'osservazione di Pavese trova altre conferme drammatiche nel suo diario. Quando lo scrittore ebbe ottenuto il più noto premio letterario , il Premio Strega, commentò: "Hai anche ottenuto il dono della fecondità. Sei signore di te, del tuo destino. Sei celebre come chi non cerca di esserlo. Eppure tutto ciò finirà. Questa tua profonda gioia, questa ardente sazietà, è fatta di cose che non hai calcolato. Ti è data. Chi, chi, chi ringraziare? Chi bestemmiare il giorno che tutto svanirà?" Il giorno del Premio Stega:"A Roma, apoteosi. E con questo?"
Ma già tra le prime annotazioni del suo diario era emersa una osservazione di valore capitale:"Com'è grande il pensiero che veramente nulla a noi è dovuto. Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perchè attendiamo?" Forse non ha pensato che l'attesa è la struttura stessa della nostra natura, l'essenza della nostra anima. Essa non è un calcolo: è data. La promessa è all'origine stessa della nostra fattura. Chi ha fatto l'uomo, lo ha fatto "promessa". Strutturalmente l'uomo attende; strutturalmente è mendicante: strutturalmente la vita è promessa.

L. Giussani

Public relations



And here is my coat of arms, my role in society, my public relations to show as a proof to the world: I know this chap and he knows me… the mutual aid bank.
Within the ten minutes given by YouTube I let the images run through. They portray me here and there, wandering through one hundred cities, hidden in the crowd shaking hands with me and asking for my autograph as if I were a star, and I change my way of being and I joke trying to figure a new image, the most suitable to the agreed role and I smile kindly and witty.



I could manage it, without any problem, overcoming my innate shyness and all the fears of being put on display: I obeyed my duties conscientiously and, just in case, I could also wear my tie and make praiseworthy speeches.
Sometimes, however, while speaking, I gazed in contemplation, losing the thread of my thoughts because an emotion, a dream, something vague caught my imagination all of a sudden.


Then, I started observing the audience, waiting for the predictable outcome of every conference and from that moment on, I began extemporizing, following a special unique inspiration, and I entered the smooth manifest wall, carrying everybody away to no man’s land. However, as time went by, I felt more and more tired of spreading around words which could be hardly heard in this noisy world which proceeds at the wrong speed, which can’t enjoy and appreciate all the things it swallows up, because it’s always busy doing something else.














And so it happened that, one day I woke up in a bad mood and took the secret decision of fading out from the stage. To my works, by then “grown up” I left the burden of being silent witnesses to my passage: “I owe you one!”.
Therefore, it’s some time now that I gave up holding conventional exhibitions, offering aperitives.
I have also stopped giving speeches.
I have even dropped the habit of sharing my profits with art galleries.
I work in the silent peace of my studio and when the good weather comes I move to Sardinia and, for four months, I settle in paradise where I have everything I need, starting from the most important thing: the light…and the sea.

lunedì 19 luglio 2010

Il melo e la fragola

Diciamo con una metafora che chi è un melo deve diventare un buon melo, e chi è una fragola, una buona fragola. Non dico che ognuno debba diventare un melo oppure una fragola, perché le persone sono straordinariamente diverse. Ogni individuo è un unicum, nel senso che non c’è nessuno esattamente uguale a lui.

Il punto non è dunque creare delle norme perché le persone si assomiglino, bensì quello di affermare la regola che ognuno deve giungere ad una completa fioritura, a sbocciare completamente, alla piena vitalità, e questo del tutto indipendentemente dal tipo di fiore che è. Si comincia a crescere solo quando si diventa liberi.


E si diventa liberi solo se si ha il coraggio di sbagliare, la volontà di mettersi in gioco.
Erich Fromm

Il serio gioco del vivere

Che cos’è la fatica? Per quale motivo sentiamo fatica?


Essa è "una impossibilità di seguire", una sfasatura costante e crescente dell’essere rispetto a ciò cui resta attaccato.


Ma di cosa ci si affatica?

”Affaticarsi significa affaticarsi d’essere”.


Emmanuel Levinas



Cosa mitiga il peso dell’esistenza? Cosa ci solleva dalla fatica dell’essere?

Vivere la vita come un bel gioco.

Il gioco, in quanto attività scelta liberamente e priva di scopi a essa estranei sembra innestare le sue radici nella vita immediata, piuttosto che qualsiasi altra attività socialmente strutturata.


Infatti al gioco possiamo attribuire una grande varietà di significati, tra cui:
- Divertimento - Esplorazione del mondo, avventura e scoperta di sé - Esercizio delle proprie capacità individuali (fisiche e mentali) - Occasione di apprendimento - Attività liberatoria di tensioni nervose, scarica di emozioni forti -Abbandono momentaneo della realtà con le sue regole

Così è importante per non “stancarci” di vivere valorizzare l’approccio consapevole ma ludico alla vita.

Viaggiai per giorni e notti per paesi lontani.


Molto spesi per vedere alti monti, grandi mari.


E non avevo gli occhi per vedere a due passi da casa


la goccia di rugiada sulla spiga di grano!
Tagore

Lo scoraggiamento


Anni fa mi sono levato la soddisfazione di contrastare l'impazienza e l'incostanza imbarcandomi nella costruzione della miniatura esatta del vascello spagnolo San Felipe.
Devo confessare che mi sono divertito veramente tanto. Ho giocato per due anni rubando il tempo al lavoro, imbattendomi sempre in nuove ed impreviste difficoltà che mi hanno insegnato molto a livello di metodo costruttivo e di pazienza.
Nessuno, conoscendomi, poteva credere che l'avessi fatto io, un "Giulio Cesare" dell'azione: "veni, vidi, vici". Ma il mio motto allora fu molto diverso: "andai, mi baloccai e mi dimenticai del tempo".
L'arte è anche questo: andare a zonzo, giocare.
La mentalità produttiva imprenditoriale è troppo distante dalla gratuità del lavoro artistico.
E probabilmente questo il madornale equivoco che sta portando il sistema capitalistico all'impasse.
Penso infatti che il risultato sia altrettanto importante quanto il percorso.

..... Oggi che tutto è estremo, come lo sport, l'Arte va ripensata, come la vita.

Così propongo, con lo scopo di vincere lo scoraggiamento, di mettere da parte il risultato e di dedicarci gratuitamente alla ricerca ed alla discussione dell'itinerario.
A suo tempo scopriremo di essere approdati anche noi alla riva di una spiaggia già affollata: siamo in tanti e ci orientiamo tutti con la stessa stella.... ma questo non significa che la nostra ricerca non sia stata importante, e bella, e particolare ed il nostro risultato inutile, perchè scontato.
Nessuno è la copia di un altro e questo ci deve bastare. Porsi in quest'ottica può significare superare lo scoraggiamento che può conseguire dai nostri risultati confrontati con quelli degli altri o con gli ideali. E significa, cosa più importante, buttare a mare gli stereotipi ed inventarci la nostra strada. E cosa ancor più importante constateremo che sbagliare ed anche fallire ci aiuta a crescere. Chi di noi infatti lascerebbe una comoda strada asfaltata per un deserto, se non ci fosse costretto? Tutti continueremmo ad andare avanti e indietro sempre sull'uguale percorso comodo e collaudato ed il mondo in questo modo non si evolverebbe.


Tratto da "Piccolo saggio sulla Pittura"di Max Loy

Recensioni da repertorio

Lampada in ceramica
Personale alla galleria S. Marco

[...] L’ambito creativo dell’artista si è ampliato: l’uso della ceramica non è però che la prosecuzione di un discorso, non tanto sul colore, quanto sulla forma e sulla funzione di essa, funzione certamente estetica in quanto ogni creazione, unica nella sua fattura, ha indubbiamente il compito di fondere spazio ed oggetti in un insieme omogeneo, ma non per ciò meno etica, dal momento che ciascuna forma nel suo aspetto “grezzo”, talvolta primordiale, esprime una sorta di catarsi nella ricerca di forme e strutture antiche e distrutte, che pur tuttavia sembrano ergersi in un violento sforzo di crescita. E tale sforzo si realizza mediante l’uso di ricorrenti strutture architettoniche che si ergono verticalmente, attorno alle quali e per le quali sembra svilupparsi ed esistere l’opera.
Nel nostro mondo di plastica e di idrocarburi l’oggetto di creta, che evoca il ricordo della nuda pietra, porta nella vita di tutti i giorni uno spiraglio di res naturale e quindi vera.

Antonio Sardo.


" Dio trasse l’uomo dal fango… ci pensavo quando ho visto prendere forma la mia prima creatura: avrei voluto infonderle l’anima.

L’ho desiderato intensamente, come agli inizi del mondo."

Max Loy

domenica 18 luglio 2010

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Vedete, io ho passato la mia vita a guardare fuori e dentro di me ed ho scoperto che le idee che mi girano nel cervello non sono altro che i fantasmi delle cose che mi danzano intorno quando cammino per una strada e tutta la realtà mi appare come un immenso laboratorio in piena attività, dove non passa un secondo senza che si compia un esperimento.

La goccia d'acqua è una lezione sulla trasparenza, il sole una lezione sulla luce, la distanza una lezione di prospettiva, l'altezza una lezione su non so che, e tutte queste cose sono in rapporto con noi, hanno evidentemente una valenza psicologica e, più in fondo, un'eco spirituale.

Tutto ciò che mi circonda e che mi si muove dentro ha in qualche modo a che fare con il senso della mia vita.

Questo inconscio desiderio che ci spinge a cercare un appagamento, in me ha parlato nel linguaggio dei segni. Perciò io credo che l'arte non sia altro che un secchio col quale attingere acqua al misterioso pozzo della vita.

.......
E c'è chi attinge dal pozzo un'acqua cristallina ed effervescente: sono gli artisti dell'attesa e del silenzio, quelli che ti guardano negli occhi dai quadri che dipingono e che stanno aspettando qualcuno da tanto tempo.

Che cosa ha a che fare tutto questo con me?

Se c'è una domanda veramente creativa è questa.
Max Loy

venerdì 16 luglio 2010

Repertorio: recensione personale a Piacenza


Notizie stampa di repertorio: Max Loy a Villa Paradiso

IL PITTORE pistoiese Max Loy espone in Val di Reno alla Villa Paradiso, il ristorante realizzato nella splendida ex Colonia Toniolo, lungo la strada che dalla regionale 66 conduce a Pian di Giuliano e Sammommè. Qui è allestita la ‘personale’ dell’eclettico pittore 58enne che fin dall’inizio della sua attività, era il ’68, sperimenta diversi percorsi artistici di pittura, scultura, ebanistica e narrativa. Nel 2000 Loy passa poi dall’arte figurativa all’informale, giocando con forme e colori. Le opere dello schivo pittore pistoiese, puntualmente ‘spalancate’ su orizzonti onirici, con scorci sanguigni che catturano lo spettatore.

Sono anche su http://www.maxloy.com/.






martedì 13 luglio 2010

Cos'è?

Non è niente, ma è bello come è bella una pietra, un cristallo, un legno venato, è straordinario come un fatto naturale, una combinazione unica tra miliardi possibili, una rarità pensata e voluta da me.
In alto, nel quadro, ho tirato un breve tratto orizzontale che interseca sulla sinistra un graffio ortogonale, una specie di casualità premeditata, una connotazione razionale, il segno di un intervento e di una sintonia collaborativa con la natura.

Mi interrogo, a distanza di anni, sulla sua necessità. Provo a cancellarlo ponendo una mano che lo esclude alla vista e sto lì a pensare come sarebbe stato quel mondo senza quel segno, come sarebbe la natura senza la presenza intelligente dell’uomo.
Alla fine convengo che sta bene com’è, che è necessario, ribadisco la scelta di allora: il quadro è perfetto, lo compro.
Questa riconferma mi conforta moltissimo, per me significa che esiste una strada tracciata, la validità di un canone, coerenza di stile: terra ferma dopo troppa acqua.
Max Loy

domenica 11 luglio 2010

L'inconscio ci aiuta

Ora avete di fronte il vostro quadro, come uno specchio.

Dunque specchiatevi dentro e scoprite qual è il vostro stile.
Come vi siete mossi? Perché quel particolare è stato ben curato e quell’altro no? Era meno importante?
E perché?
Avete concepito qualcosa che in fondo non vi interessa e vi annoia anche un po’?

Avete inserito elementi inutili che potevate evitare?

Come mai ve ne accorgete solo ora?
Come stanno le cose: avete le idee chiare o state cercando una soluzione?

E il vostro umore come va? Vi state divertendo?

Siete fiduciosi o sconfitti? Determinati o rinunciatari?

Cos’è che vi piace in quel che avete fatto? Perché?

In che cosa consiste la differenza tra ciò che vi piace e quel che non vi piace?

Dove corre l’asse portante del quadro? C’è coerenza nell’insieme?

Ed ora, che cosa farete? Come andrete avanti?

Vi affiderete al caso? Farete degli esperimenti “o la va o la spacca”?

O preferite fermarvi qui, sotterrare il vostro talento, per non perdere quel po’ che siete riusciti a realizzare?

A quale criterio vi state ispirando? Cosa volete dire con quest’opera? E’ necessaria quest’opera? A chi? Per chi state dipingendo?

Può darsi che non ci siano risposte a queste domande. Considerate il vostro lavoro come un dovere compiuto. Potevate indubbiamente fare di più e meglio, ma questo è un vecchio ritornello. Ad ogni esame di coscienza è sempre così: siamo stati inadeguati, ma domani è un altro giorno: “provaci ancora Sam”.
Meglio far riposare la mente: una notte di sonno può fare miracoli. Forse nel buio, ad occhi chiusi, dal mare dell’inconscio affioreranno le risposte da decodificare di giorno.

Tratto da “Piccolo saggio sulla pittura” di Max Loy


La donna nell'arte .... uno sguardo retrò

Se andiamo a ritroso nella storia vediamo come la femminilità sia un tratto marcato dell’umanità più volte affrontato, a volte con progressi, altre con regressioni, con violenza o con poesia, con erotismo o malinconia.


La storia e lo studio ci insegnano che il lato femminile non è prerogativa assoluta della donna, bensì componente più o meno latente anche degli uomini.

Davanti ad un'opera d'arte raffigurante il volto o un corpo femminile ci si deve porre con determinate e specifiche domande, e non con la scontata “A chi sarà rivolto questo quadro?”, bensì “Da quale sentimento nasce questa opera?”,

“A quale aspetto interiore si riferisce?”,

“A quale delle due parti che compongono la personalità di un individuo?”;

ed ancora “Quale è l’istinto che ne ha maturato l’immagine e ne ha individuato il soggetto?”.

Infatti, un’opera d’arte può essere un’estensione ideale che riflette psicologicamente paradigmi inespressi.
Perciò la domanda è: che cosa si racchiude veramente nella forma e nel contenuto di un’immagine di donna?
Il soggetto femminile rimane il più intrigante enigma che la storia generale
ed il sensibile mondo dell’arte abbiano affrontato.

Forse il bello sta nel non risolvere mai, questo mistero,
per continuare ad indagarlo.
(liberamente tratto da La donna nell'arte di Manuela Boscolo)